Quella di Primetta Giacopini è una storia intensa, che passa attraverso due secoli e altrettante pandemie. Sangue italiano nelle vene, resilienza americana, questa donna forte e combattiva ha chiuso gli occhi per sempre a Richmond, in California, a 105 anni, ma sua figlia Dorene vuole credere che se non fosse stato per le complicanze del Covid avrebbe potuto vivere ancora. Nessuno, ovviamente, lo sa. Ma sulla vita di questa donna, che all’epoca dell’influenza Spagnola aveva solo due anni, ci sarebbe da scrivere un romanzo, o magari da farci un film. Si perché è una storia che parla di amori intensi, viaggi disperati, guerra, fame e dolore.
L’attualità sta nella coincidenza, perché la vita di Primetta, che ha chiuso gli occhi in tempo di Covid, è stata travolta e duramente messa alla prova dalla pandemia di cento anni fa. Orfana di madre, che morì in Connecticut proprio per la spagnola a 25 anni, fu affidata dal padre a una famiglia che la riportò in Italia. Era il lontano 1929 e Primetta imparò in fretta a lavorare come sarta. Lo facevano molte donne all’epoca e se non tutte sapevano confezionare abiti come lei, la maggior parte riusciva almeno a rammendare. Un mestiere ancor più necessario durante la Seconda Guerra mondiale, periodo in cui Primetta si innamorò di un pilota di caccia italiano, Vittorio Andriani. Fu un amore importante, ma, purtroppo per entrambi, non durò a lungo: il suo velivolo si schiantò vicino a Malta e a lungo fu dato per disperso, poi l’amara verità.
Nel frattempo Primetta fu costretta a fuggire perchè Mussolini voleva gli americani fuori dall’Italia, così, con il cuore gonfio di dolore per il suo Vittorio, salì su un treno diretto in Portogallo. Attraversò distruzione e desolazione, fino a quando, a Lisbona, riuscì a salire su un piroscafo diretto in America. In fondo, sentiva ancora lì parte delle sue radici.
Negli Stati Uniti non si perse d’animo. Imparò a guidare l’automobile, anzi, se ne comprò una, poi trovò lavoro alla General Motors di Bristol, dove tornò ad amare. Infatti fu proprio nello stabilimento che incontrò suo marito Umbert Giacopini, con cui restò unita fino alla sua morte, nel 2002. Ma Primetta è stata messa ancora a dura prova. La figlia Dorene nacque con importanti problemi di salute. Problemi difficili da gestire negli anni ’60, quando si riteneva che una persona disabile non potesse avere futuro. Invece no. Primetta insegnò a Dorene l’indipendenza, facendo di tutto per renderla autonoma, nonostante le stampelle e la difficoltà a camminare.
Dorene ha sospettato sin dal primo colpo di tosse che la mamma aveva preso il Covid. Ed aveva intuito che sarebbe stato complicato uscirne quando ha dovuto essere sedata. Oggi si chiede se il ventilatore abbia influito o meno sul suo decesso, poi, negli sprazzi di lucidità, riflette: aveva 105 anni. In cuor suo probabilmente lo sa che non c’era nulla da fare, ma la perdita di una madre, per quanto anziana possa essere, è sempre un dolore immenso.