Gennaio 2020. La pandemia deve ancora bussare alle nostre porte e cancellarci i passi da sotto i piedi. I passi di Nikolas Grasso, un regista 32enne milanese residente ad Amsterdam ma cittadino del mondo quindi l’hanno condotto a New York, assieme all’amico e collega Andrea Pinacci. Una sera i due ragazzi hanno voglia di un buon piatto di pasta.
“Decidiamo di cercare un ristorante nei paraggi e ci colpisce un nome su tutti: Tavola.

Proviamo a prenotare online ma il sito ci dice che è pieno. Visto che non era lontano ci incamminiamo con la speranza di avere fortuna e poter mangiare qualcosa. Prima di entrare sentiamo l’oste dire a una coppia di americani che non c’è posto. Decidiamo di tirare fuori il nostro “Jolly”, la nostra Italianità”.
“Buona sera, siamo in due” esordisce Nikolas Grasso.
” Ah, italiani. Di dove?” risponde l’oste.
“Siamo di Milano”.
“Avete prenotato?”
“Ci abbiamo provato ma…”
“Hmm… dai su venite… facciamo una cosa, all’italiana!” (con le mani fa il gesto del ‘aumm aumm’)
“Per farla breve questo tizio che poi scopriremo chiamarsi Raffaele ci fa sedere a un tavolo al centro del ristorante per poi servirci Prosecco e una pasta il cui delizioso sapore ho ancora in bocca. In quel momento mentre stavo gustando quelle succulente tagliatelle ho avuto un’epifania. Guardo negli occhi Andrea e gli dico: “Noi dobbiamo girare qualcosa qui, questo posto è bellissimo ed è da tanto tempo che voglio realizzare qualcosa sugli italo americani!”
Non passa un minuto che decidiamo di presentarci a Raffaele dicendogli che vorremmo fare delle riprese, girare un corto. Lui ci dice di contattare Nicola il proprietario e ci da il suo bigliettino da visita. Quella notte non dormo, ma mi metto a scrivere, quella che poi diventerà la sceneggiatura di ‘Tavola’. Abbiamo così messo in piedi una mini produzione indipendente nel giro di 48h. Io e Andrea avevamo da poco fondato la LaudeAdHoc e così questo cortometraggio diventa il primo lavoro prodotto da noi due”.

L’entusiasmo e la simpatia di Nikolas sono travolgenti e il proprietario non può che rimanerne ammaliato.
“La prima volta che io e Andrea abbiamo incontrato Nicola siamo rimasti colpiti dalla sua fisicità- ricorda Nikolas – Di primo acchito può apparire come una persona rigida e seria, che quasi incute timore, ma quando lo conosci bene scopri che è come il famoso detto ‘Buono come il pane’ ed è genuinamente legato alla terra dei suoi genitori. Mi ha colpito molto la sua passione per la cucina ma anche il gusto raffinato da interior designer. Di fatti il look di tutti i suoi ristoranti sono curati da lui stesso. Prima di incontrarlo avevo fatto una ricerca su internet e avevo visto che aveva partecipato a vari programmi televisivi americani ed aveva l’estro necessario per stare davanti alla cinepresa.

Appena l’ho incontrato mi sono convinto che sarebbe stato perfetto nell’interpretare se stesso. Quando gli abbiamo sottoposto la sceneggiatura dopo averla letta si è emozionato e ci ha detto di volerlo fare”.
Nikolas, che ha studiato Filmmaking allo Ied di Milano, non è nuovo al linguaggio del cortometraggio. Col suo primo corto, “Doina” è stato selezionato da 9 Film Festival Internazionali. Col suo ‘SuperGigi’, cortometraggio del 2016, ha vinto tre premi al Monaco International Film Festival.
E’ la prima volta però che si cimenta con il tema dell’italianità. Sullo sfondo c’è sicuramente New York ma si tratta anche di un’ode alla Sicilia e ai suoi piatti. Ma come mai l’italianità all’estero è così magnetica?
“Credo sia una combinazione di diversi fattori. In primis l’Italiano ama socializzare, scoprire posti nuovi, viaggiare e mangiare bene. Io ho viaggiato in tutto il mondo e dopo tanti anni sono giunto alla conclusione che come si mangia nel nostro Paese non si mangia da nessuna parte. All’inizio guardavo con occhio critico gli italiani che andavano all’estero e cercavano ristoranti italiani. Ora capisco invece che non cercano semplicemente il piatto a loro noto, ma l’atmosfera festiva di un luogo che diventa una sorta di ‘centro informazioni’ da cui attingere aneddoti riguardanti il paese in cui si è attraverso l’esperienza e il sorriso di un compatriota.
Ad Amsterdam dove vivo vale la stessa cosa, anche se forse è leggermente meno sentita, nonostante io la consideri una piccola New York, molto internazionale e diversificata. Non a caso ci tengo sempre a ricordare che New York era prima un villaggio olandese che si chiamava ‘Nieuw Amsterdam’, in inglese ‘New Amsterdam’.
Più ci si allontana dal Bel Paese più questa calamita di cui parli acquisisce forza. Per quanto riguarda me, sono sempre felicissimo quando incontro italiani all’estero e mi ci vuole poco per stringere amicizie. Credo sia anche un po’ quello che è successo con Nicola Accardi, il proprietario del ristorante del corto, che ama farsi chiamare Cola dai suoi amici (nel 1988 anno della mia nascita, lui apriva il suo primo ristorante chiamato proprio Cola nel quartiere di Chelsea). Nonostante non lo veda da quel gennaio 2020 sento che si sia instaurata una sorta di amicizia tra noi”.

E se Nikolas dovesse raccontare un aneddoto particolare delle riprese racconterebbe di quella notte.
“Abbiamo fatto le riprese di notte, da mezzanotte fino verso le 5 del mattino.
In una scena che abbiamo girato verso l’inizio, una coppia americana interpretata da Jocelyn Hung e Jake Krassner, bussa alla porta di entrata nell’intento di poter cenare attirata dalle luci accese e da Giancarlo seduto al tavolo. Quest’ultimo avvisa Nick della loro presenza ma non riuscendo a far capire loro che il ristorante è chiuso, il proprietario si precipita ad informarli. Ecco, un dinamica simile è successa per davvero mentre stavamo girando questa scena. Una donna entra nel locale mentre cambiamo l’inquadratura e a seguito della sua domanda ‘Siete chiusi?’ seguita da un silenzio imbarazzante in cui ognuno di noi cerca di capire cosa stia succedendo le rispondo ‘Si, siamo chiusi’. Quando la realtà supera il film, davvero una situazione surreale in cui tutti noi siamo scoppiati a ridere.
Volevo anche sottolineare il fatto che a un certo punto a furia di sentir parlare di cibo e vedere i due protagonisti mangiare la pasta alla carrettiera mi era venuta una fame assurda, ma da bravo regista mi sono trattenuto. Mi sa che mi toccherà tornare a ‘Tavola’ per poterle assaggiare”.
Se dovesse descrivere “Tavola” con 3 aggettivi, Nikolas direbbe sincero, nostalgico, evocativo.
“Sincero perché parla di fatti reali ad eccezione del personaggio di Giancarlo (Margin Alexander) che è frutto della mia fantasia. Durante il secolo scorso 9th Avenue era una piccola Little Italy di New York e abbiamo girato in un locale storico di Hell’s Kitchen a Manhattan, aperto nel 1893 sotto il nome di ‘Manganaro’s Grosseria Italiana’, nome che è rimasto tale fino al 2011 quando è stato messo in vendita e poi acquistato nel 2012 da Nick.
Nostalgico perché narra della vita di Nicola Accardi, il proprietario, discendente da una famiglia di cuochi che benché nato in America sente molto forte il legame con l’Italia ed è a modo suo un ambasciatore della Sicilia ed in particolare di Castelvetrano e della zona di Selinunte. Nel suo ristorante usa ingredienti tipici del suo Paese come la farina di Tumminia impiegata nella preparazione del Pane Nero tipico di Castelvetrano.

Evocativo perché ti porta indietro nel tempo. Sembra quasi di essere all’interno di una biblioteca, dove ogni piatto è un libro fatto di ricette, ingredienti unici ma anche e sopratutto di tanta storia. Gli scaffali sono gli stessi di più di 100 anni fa, stessa cosa per le porte all’entrata e il soffitto. Nel retro vi è una porta con una scala che porta in una stanza appartata nel seminterrato dove ai tempi avrebbero cenato personaggi illustri.
Nella scena in cui Giancarlo si alza per ammirare più da vicino i dettagli del locale io nella mia mente ho immaginato la scena dove Noodles (Robert De Niro) guarda di nascosto il ballo di Deborah (Jennifer Connelly) in ‘C’era una volta in America’”.
Tavola è un corto già molto premiato.
“’Tavola’ è già stato selezionato da 8 Film Festival, fatto che per me vale più di qualsiasi premio: Lamezia Film Festival, Cort’O Globo Film Festival, Ridgewood International Film Festival, Marcello Italian Film Festival, Los Angeles Italia Film Festival, Cefalù Film Festival, River Film Festival, Castellabate Film Festival. ‘Tavola’ non ambisce a chissà quale premio, ma ad arrivare al cuore di chi lo guarda e farci ricordare che le cose più importanti sono quelle che molto spesso vengono prese per scontate: in questo caso la famiglia, il rispetto reciproco e la condivisione. In un mondo che oggi come oggi ci vuole distanziati e alienati dalla tecnologia, un tavolo con un buon piatto di pasta, un bicchiere di vino rosso e il parlarsi guardandosi in faccia, credo sia la cosa più bella che ci possa essere”.

E anche la musica assume un ruolo molto importante nel corto “Tavola”.
“La musica nei miei lavori ha sempre un ruolo di primo piano. Amo la musica perché non ha necessariamente bisogno di parole per arrivare dritta al cuore. In ‘Tavola’ ci sono due temi principali. Il primo è la famosissima canzona ‘Mamma’ composta da Cesare Andrea Bixio e reinterpretata al Flauto di Pan da Mariana Preda. Come dicevo il tema della mamma è una delle colonne portanti di questo corto, come omaggio a tutte quelle donne che hanno lottato per una vita migliore per i loro figli.
Il secondo tema che poi ritroviamo anche nel trailer del film è invece un brano dell’inizio del XX Secolo intitolato ‘Tra Veglia e Sonno’ reinterpretato al mandolino dal musicista Martin Jonas. L’uso di questo brano vuole anche essere un omaggio a uno dei miei autori preferiti Martin Scorsese che lo usò nel 1974 nel suo documentario Italianamerican dove sua mamma Catherine cucina le polpette e ne condivide la ricetta”.
Ma a questo punto, dove si può vedere il cortometraggio ‘Tavola’?
“Al seguente link potete vedere il trailer del film.
‘Tavola’ sarà visibile al Festival del Cinema di Cefalù dal 15 Luglio al 18 Agosto
E se proprio non riuscite a pazientare vi basterà mandarmi un’email a moc.ossargsalokin @ofni e condividerò con chi mi scriverà il link privato con password per poterlo visionare.
Fino a che il corto non finisce il giro delle proiezioni nei vari festival dove è selezionato non mi sarà possibile renderlo pubblico”

Il suo detto da regista è: “If it can be imagined, it can be filmed”. Ma se Nikolas Grasso dovesse filmare e dirigere lo spot dell’italianità a New York, che prodotto video creerebbe?
“Bella domanda. Credo che creerei uno spot coordinandomi con le realtà italo americane presenti sul territorio come la Casa Italian Zerilli Marimò della NYU, il vostro stesso giornale e il museo Italo Americano grazie al Dott. Joseph Scelsa che ho avuto il piacere di intervistare più di 10 anni fa. Penso che qualsiasi spot si voglia creare che dia valore e risalto alla cultura Italo-americana debba avere riferimenti storici da unire poi ovviamente alla contemporaneità. Sarebbe bello anche poter realizzare una serie di interviste a coloro che avessero voglia di raccontare la storia della loro famiglia. Sono sempre stato affascinato dai racconti di coloro che lasciano tutto per cercare di dare un futuro migliore alle generazioni future. Quasi tutti iniziarono con poco o niente e la maggior parte sono arrivati davvero lontano e hanno concretizzato quello che per molti era il Sogno Americano”.