Una strada lastricata di sogni, progetti, speranze e tanta positività, come per tutti i sogni americani. Questa è la storia di Angela “Angie” Valentino, una giovane make-up artist italiana di 32 anni, che vive a New York da sei anni ed è partita, anzi salpata, da Genova per arrivare negli USA, dove trucca l’anchorwoman Robin Robbins di Good Morning America.
Parlaci di te, quanti anni hai, da dove vieni e quali sono stati i tuoi studi.
“Mi sono laureata all’Accademia di Belle di Brera a Milano in Scenografia e costume per lo spettacolo e mi sono diplomata alla scuola BCM Cosmetics di Milano in truccatore artistico. Sono una persona che non si arrende mai.. L‘America mi ha resa più forte, più donna, se ho un obbiettivo nella vita lo porto avanti anche se con sacrifici ed ostacoli, ma allo stesso tempo sono una persona solare e amante della vita. Soprattutto in questo periodo ho capito di voler solo energia positiva intorno a me perché è la chiave per andare avanti nella vita e soprattutto per conquistare gli obiettivi lavorativi”.
Come funziona il tuo lavoro? Come trovi i clienti, dove lavori e quanto?
“Sono una freelance, lavoro anche per un agenzia di make-up qui a New York: è tutto su appuntamento e abbiamo clienti privati. Il nostro servizio si svolge negli alberghi più lussuosi come Plaza, Four season e Marriott. Molti miei clienti usano il passaparola e collaboro anche con diverse wedding planners. Inoltre, viaggio molto a Las Vegas e Miami”.
Possiamo considerare il make-up un’arte? Cosa ha in comune con la pittura, ad esempio?
“Assolutamente! I visi delle persone per me sono come tele da dipingere, pronti per essere decorati sovrapponendo colori e texture che danno vita ad effetti scenografici suggestivi utilizzando rossetti, ombretti, matite e polveri pigmentate”.
Cosa ami di più di questo lavoro e cosa meno?
“Posso solo dire che sono un’amante del colore, delle texture dei pigmenti e quando ho da eseguire un trucco artistico o fashion posso soddisfare la mia passione appieno. Mi diverto un pò meno con make-up semplici e neutrali, ma anche loro hanno il loro fascino. Il fatto di poter cambiare la grandezza degli occhi o la forma del viso di una persona solamente dipingendola, lo trovo interessante”.
Ti sei mai sentita giudicata per fare questo mestiere? Credi che esistano pregiudizi in Italia e negli USA verso le professioni che si occupano dell’estetica?
“Non mi sono mai sentita giudicata onestamente e anche se succedesse non ci farei caso. Ho un obiettivo nella vita e lo porto avanti! Credo che il mio lavoro venga molto più considerato in America, il make-up artist è una vera professione qui, credo che in Italia ancora sia una professione un po’ sottovalutata. Questa non è solo una passione e soprattutto non è un hobby”.
Quanto contano i social per la tua professione?
“I social media per me sono importantissimi perché mi permettono di essere in una vetrina 24 ore su 24. Posso mostrare e condividere i vari momenti della mia giornata e trovare anche nuovi clienti e collaborazioni. Credo veramente che qualunque artista dovrebbe farne uso”.
Cosa consiglieresti ad un giovane che vuole diventare make-up artist?
“Questa è un domanda da un milione di dollari… Per realizzarsi bisogna volerlo veramente! E’ un percorso difficile, ma soprattutto la prima nemica da affrontare è la competizione, che si presenta già dopo i primi mesi di scuola. Il mio settore è un covo di serpenti molto velenosi, l’ho sempre considerato così, quindi se non si è forti abbastanza, ma soprattutto se questo non è l’obiettivo da perseguire di tutti i giorni, allora è meglio lasciare stare. Alla fine chi si sacrifica sarà ripagato”.
Come è cambiato il concetto di make-up, cura della persona, bellezza, estetica durante la pandemia?
“Sicuramente il mio lavoro è cambiato molto in questo periodo, sono necessarie molte più precauzioni anche se, per quanto mi riguarda, le prendevo già prima, come disinfettare il materiale che utilizzo o tenere pulita la postazione. La cosa che mi manca di più è l’approccio con il cliente. Prima di questa situazione era più amichevole, ora invece, molte persone hanno paura e cercano di avere meno contatto possibile. Io ho sempre definito la mia professione anche con l’approccio psicologico, ora più che mai. Al momento, bisogna essere molto pazienti e capire ciò che i clienti vogliono. Molti di loro non si accettano o non riescono a vedersi con il trucco; dunque in queste occasioni vado oltre e cerco di capire che tipo di persona ho davanti per riuscire a soddisfare le richieste”.