Martedì pomeriggio, 19 giugno, arrivo a Milano: primo contatto con l’Italia post elezioni.
Alle 14:30 prendo un taxi per andare al funerale della mamma di G., in una piccola chiesa di periferia in fondo a via Ripamonti. Il conducente è un trentenne in camicia e calzoni corti.
Gli do l’indirizzo della strada e mi chiede il numero civico. Gli rispondo che è una chiesa. Mi sembra sorpreso e mi chiarisce che, a quest’ora, non ci sono funzioni.
Gli rispondo che vado a un funerale.
“Mi spiace” mormora, “un suo parente?”.
“No” rispondo, “la mamma di un amico!”.
“Età? o malattia?” incalza.
“Età” rispondo.
“Quanti?”
“102!” …. sperando di aver chiuso l’argomento.
Una signora passa sulle strisce con il rosso, suscitando lo sdegno del tassista: “Il mondo è pieno di scemi!” sancisce.
Non faccio commenti in quanto anch’io attraverso spesso con il rosso e, per un po’, il nostro guida in silenzio.
“Mi scusi” – dice rompendo il silenzio, – “se non sono molto loquace… ma ho le mie ragioni…”.
Intuisco che il nostro non riesce a stare zitto e cerco di prevenirlo:
“Adoro il silenzio – commento – molti tassisti sembra che vogliano emulare i barbieri, che non stanno mai zitti quando ci tagliano i capelli”.
Ma il mio messaggio non viene recepito e il nostro continua:
“Non avrei dovuto fare un figlio!”
A questo punto sarebbe inutile rifiutare il ruolo che mi viene affibbiato, e mi arrendo:
“Eh, i figli…. non sempre le ciambelle riescono col buco”.
“No – mi risponde al volo – mio figlio ha solo due anni…. non é colpa sua, il problema é questo paese di merda!”
Nessun commento da parte mia, non ho abbastanza informazioni per emettere una risposta appropriata alla situazione.
“I miei genitori sono proprio dei gran figli di puttana….. fanno finta di niente…” continua.
Io continuo a rimanere impassibile ma il nostro ormai è lanciato.
“I genitori di lei non fanno quasi nulla e sono in Calabria…. e lei è una furbina che se ne approfitta….”.
Sempre incapace di formulare un giudizio per insufficienza di dati, attendo incuriosito.
– E lo stato non fa’ un cazzo!….. mi scusi la brutta parola.. un vero paese di merda, e sempre più nero!. Qualcosa deve cambiare!”
Comincio ad intuire le predilezioni politiche del tassista e, per evitare polemiche, taccio.
“E’ lo stato che ci ha messo in questa situazione – aggiunge – ed è lo stato che deve fare qualcosa!”.
Non mi azzardo a chiedere se lo Stato deve far qualcosa per suo figlio, la furbina madre del figlio, i suoi genitori “figli di puttana” che fanno finta di niente, o quelli della furbina che non fanno un cazzo in Calabria…
“Lo stato ci ha messo in questa situazione – ribadisce- e ora deve aiutarci…..- e conclude: “Deve darci un supporto economico”.
“Aahh – è il mio contributo al suo programma di riforma socio-economica – ma non siamo un paese ricco….” aggiungo timidamente….
“Questo contributo va dato ai giovani italiani – chiarisce lui – non a tutti! Non che sia razzista, s’intende, ma i neri non sono italiani!”.
“Ma Balotelli è Italiano – preciso io -…. ed è anche giovane, come si fà ad escluderlo?”.
“Balotelli non ha bisogno di alcun sussidio – mi spiega lui- ha la Lamborghini, e poi vive sulla Costa Azzurra”.
“Beh, uno di meno, ma il sussidio che propone costerà svariati miliardi di Euro/anno, …. dove può andarli a rimediare l’Italia?”
La risposta è immediata, il nostro ha studiato le cifre:
“Eliminando i soldi che sprechiamo accogliendo gli Africani …..” risponde.
Non entro nel merito delle cifre e cerco di sviare la conversazione fuori dagli slogan della politica attuale:
“Ma in quale paese esiste un tale sussidio ai giovani?” chiedo con tono di ingenuità.
“In Olanda, Svezia, Danimarca, ….quelli sì che sono paesi civili!”. Risponde lui.
Rispondo:
“Non so se questi paesi offrano ai giovani un ‘reddito gratuito;, ma sono d’accordo che siano paesi civili, dove le scuole, l’assistenza medica, i trasporti e i servizi urbani funzionano, dove le immondizie vengono raccolte e riciclate, dove le famiglie dei profughi non vengono discriminate, in breve, dove tutti lavorano e pagano le tasse, e queste tasse servono per pagare i vari servizi”.
Questa mia sortita è seguita da una pausa….
“Sì, questo è proprio un paese di merda – conclude il nostro tassista mentre stiamo arrivando alla chiesa – e qualcosa deve per forza cambiare!”
Saldo la corsa e gli auguro buona fortuna!