Anche quest’anno, il dibattito su Cristoforo Colombo è stato acceso. In estrema sintesi, due le posizioni contrapposte: le statue devono essere abbattute perché simbolo di un genocidio, versus, le statue vanno difese in nome dell’italianità in America. Rispetto agli anni passati, però, il dibattito è cambiato, solo perché si è sovrapposto a quello nazionale sulle statue, simbolo degli Stati confederati pro schiavismo. Ma ogni anno, da quando vivo in America (25 anni!), con l’avvicinarsi del Columbus Day e della parata sulla Quinta, si riaccende allo stesso modo anche la mia discussione interiore, tutta personale, durante la quale cerco di capire perché gli italiani d’America abbiano scelto proprio il navigatore genovese come simbolo dell’orgoglio per le loro origini. Ragioni etniche o culturali? Sicuramente non nazionali, dato che l’Italia, al tempo dei viaggi di Colombo, era più che mai solo una “espressione geografica”.




Detto quindi che queste statue, simbolo di un popolo di emigranti in cerca di integrazione in America per soffrire un po’ meno il giudizio e il razzismo riservato agli etnici non bianchi (si diventa tutti bianchi con Colombo), dovrebbero essere conservate come emblema di quella storia di sofferta assimilazione, ecco che la mia perplessità cresce quando si tratta di marciare sulla Quinta Avenue, e mostrare l’orgoglio italiano nel nome di Colombo. Sarà forse perché appartengo alla mia generazione cresciuta in Italia, ma io proprio il tricolore nel nome di Colombo non riesco a sventolarlo con passione. E penso che, dopo aver saputo da una mia collega colombiana, che neanche in Colombia, che porta persino il nome dell’esploratore, festeggiano un giorno a lui dedicato (anzi il giorno in cui Colombo viene festeggiano negli USA in Colombia si festeggia, guarda un po’, la resistenza indigena alle violenze dei conquistadores), come potrei appassionarmi io a Don Cristoforo? Mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe, piuttosto, festeggiare un altro giorno, “il giorno italiano in America”. Magari, che ne dite, per la nascita della nostra Repubblica il 2 giugno? Uhm, seppur realizzata grazie all’aiuto degli americani, milioni italiani attraversarono l’oceano per l’America molto prima della nascita della Repubblica italiana. E poi in questo caso mancherebbe anche l’eroe. Ma nella storia d’Italia, un eroe non è difficile da trovare. E allora, se proprio deve esserci una figura eroica (nel senso però più di “geniale”) a rappresentarmi come orgoglio italiano, e non potendo scegliere per ovvie ragioni quella sportiva che mi fa battere ancora il cuore (il cannoniere Paolo ‘Pablito’ Rossi, del Mondiale del ’82 in Spagna! Lo so, lo so, una pazzia generazionale…), allora ecco che vorrei un genio musicale che tutto il mondo riconosce. Non solo per la sua musica, ma anche per la lingua usata nella sua musica, come ha ben scritto recentemente il Prof. Stefano Albertini. Siete pronti? Giuseppe Verdi!


Il nome di Giuseppe Verdi non è solo una provocazione. Ho saputo con grande gioia, infatti, che quest’anno il noto autore-regista-attore Finazzer Flory sfilerà sulla Quinta impersonando proprio lui, Peppino Verdi! Che meraviglia! Mi sa che questa volta, sulla Quinta potrei andarci volentieri. Ma ci andrei, alla parata del Columbus Day, non per magnificare le gesta di un grande pilota, oh, scusate, esploratore, che arrivò dove non prevedeva con delle caravelle prestate da una regina spagnola, bensì per elogiare le gesta di un grande artista. Per celebrare le opere di un italiano, quando l’Italia stava per farsi – seppur, con tutte le sue contraddizioni, sempre bella e non più perduta -. Un italiano che è stato il più grande compositore d’opera di tutti i tempi, perché dopo tutto l’opera lirica verdiana rappresentava e rappresenta pene e letizia, amori e difficoltà della vita umana. Comprese, forse, quelle vissute dagli immigrati italiani in America.