Il 12 dicembre 1915, un secolo dalla nascita di Francis Albert Sinatra, in Italia noto semplicemente come “The Voice” per antonomasia, negli States Ol' Blue Eyes, Frankie, Swoonatra. Una carriera lunga 63 anni: dal 1932 fino all’ultimo concerto live nel 1995. Due premi Oscar, due Golden Globes, 21 Grammy Awards, un Emmy Award e tanti altri titoli, per 2.200 canzoni e 60 album di inediti.
Il nonno Francesco si era trasferito da Lercara Friddi in un quartiere periferico di Palermo nel 1889 a 32 anni, poi era partito da Napoli sulla Spartan Prince ed era transitato il 6 luglio 1890 per Ellis Island, come quel milione e mezzo di siciliani che dall’ultimo decennio del 1800 ai primi del 1900 avevano cercato fortuna nella 'Merica, negli States soprattutto della costa atlantica, ma anche nell’Argentina in cui trovavano un clima simile a quello della loro terra d'origine. Lo aveva raggiunto nel 1903 la moglie Rosa con i cinque figli, fra i quali Anthony Martin, di nove anni, padre di Frank. Questi aveva trovato residenza nel più economico New Jersey, ad Hoboken, allora piccolo villaggio sulla riva del placido maestoso Hudson, ora area metropolitana di New York, proprio di fronte a Manhattan della quale si gode l’incanto del suo skyline.
Era una delle tante famiglie di emigrati, che si imbarcavano con la coppola e il vestito sgualcito della festa, la valigia di cartone ripiena delle poche piccole cose di uso quotidiano. Ad Hoboken Anthony Martin svolse tutti i mestieri, come tanti altri siciliani, segregati per il loro nome. Fece l’operaio, il calzolaio, il boxer. Il giorno di S. Valentino del 1913 sposò contro la volontà della famiglia di lei Natalina-Dolly Garaventa, nativa di Rossi di Lumarzo in Liguria. Poi il passaggio da Little Italy, il bar pseudo-irlandese Marty O’Brien, come il suo soprannome Slacksie O’Brien, il negozietto della madre, la carriera nei vigili del fuoco fino a capitano propiziata dalle scelte democratiche della moglie. Nel frattempo era nato Francis Albert e da subito aveva mostrato interesse per il canto: resta leggendario il suo debutto canoro a scuola, a quindici anni, nel 1930. Così narra il romanzo avvincente della vita leggendaria di The Voice, delle difficoltà in una città ostile e della scalata al successo. La sua vita eccezionale è a tutti nota negli States, come ancora vivo è il mito della sua voce e delle sue creazioni canore.
Meglio di quanto possa fare il mio intervento in questo angolino, hanno pensato a rievocarla ed esaltarla il Cultural Center e i Dipartimenti di Musica e Storia della Hofstra University nella recente serie articolata di conferenze e spettacoli in onore di uno degli italoamericani più famosi di sempre. Della sua importanza nella storia dell’emigrazione e dell’inserimento dei siciliani nel tessuto economico e sociale e dell'ambivalente rapporto tra il cantante, l'Italia e la cultura italo-americana ha esaurientemente trattato il Stanislao Pugliese, Professor of History and Queensboro Unico Distinguished Professor of Italian Studies at Hofstra University, con il libro Frank Sinatra: History, Identity and Italian American Culture, da lui curato e con l’articolo del 5 novembre su questo giornale.

Veduta di Lercara Friddi
Quello che voglio qui ricordare è la sua sicilianità e la celebrazione del suo centenario in Sicilia. Ormai è assodato che il nonno Francesco era sceso a Palermo dalla natia Lercara Friddi. Il cantante, nell’estate del 1987 allo stadio della Favorita a Palermo, disse “io sono siciliano”, “I am Sicilian”, anche se tenne poi a precisare che due persone importanti ebbe Genova: “Uno: Christopher Columbus, due: mia Mamma”. In molte occasioni Sinatra diede l’impressione di non essere tanto entusiasta dell’origine siciliana. Di questa sua reticenza tratta l’irlandese Anthony Summers, nella biografia scritta con la moglie Robbyn Swan, Sinatra: The Life (New York, Vintage Books, 2006). Spiegato che l’isola era “a saga of violence”, la terra della mafia, gli autori affermano che nel 1964 e nel 1987 Sinatra abbia detto in pubblico che la sua famiglia era originaria di Catania. Disse anche alla violista Ann Barak di essere di Agrigento, origine che confermò pure la figlia Nancy, “nato e cresciuto” (Nancy Sinatra, Frank Sinatra: An American Legend, Santa Monica 1995). I Summers affermano che “i registri battesimali e matrimoniali, i dati di immigrazione e di censimento degli Stati Uniti, le interviste con i nipoti sopravvissuti stabiliscono che Francesco Sinatra era nato nel 1857 nella città di Lercara Friddi, sulle colline della Sicilia nordoccidentale”. Il paese è a 28 chilometri da Corleone, la città de Il Padrino, e a 15 da Prizzi, roccaforte della Mafia (quello di Prizzi’s Honor, film del 1985). I coniugi spiegano il disaggio e il conseguente depistaggio di Sinatra con il desiderio di non accomunare le origini del nonno con un altro assai diversamente celebre lercarese, quel Salvatore Lucania, noto come Lucky Luciano. Secondo gli autori, i nonni Francesco Sinatra e Rosa Saglimbeni si sposarono nella parrocchia della Madonna della Neve, dove appena due prima (24 novembre 1897) si era spostato Salvatore Lucania e vissero a Lercara, probabilmente intorno agli stessi anni, nella stessa Via Margherita di Savoia. I coniugi Summers sospettarono addirittura che “le ragioni della mistificazione potrebbero trovarsi nel coinvolgimento della famiglia con il contrabbando durante l'infanzia di Frank Sinatra e, soprattutto, nella sua stessa relazione di lunga data con Luciano stesso, la cui entità può essere ora documentata per la prima volta”.

Carusi all’ingresso di una zolfatara
Il paese, distante 67 chilometri da Palermo, era sorto nel 1595 con la concessione (licentia populandi), ottenuta da Baldassare Gómez de Amezcua che aveva ricevuto in dote matrimoniale dalla moglie Francesca Lercaro i feudi Friddi e Faverchi. Esso aveva goduto di una certa prosperità con l’estrazione dello zolfo, pur attraverso metodi primitivi e con il lavoro dei carusi, bambini di età fra gli 8 ed i 15 anni impiegati dalla Anglo-Sicilian-Sulphur Co. di Benjamin Ingham e Agostino Porry con la partecipazione di Vincenzo Florio. L’industria era però in crisi ed erano da poco svanite le speranze di riscatto sociale che aveva scaldato e illuso le plebi contadine, ancora strette da servitù e vincoli baronali, e gli zolfatari. Lo scioglimento dei Fasci dei lavoratori e la repressione di Crispi nel Natale di sangue del 1893 non lasciarono speranze, se non l’emigrazione verso il capoluogo. E tanti abbandonarono le loro case cercando miglior sorte a Palermo. Molti, come mio nonno, partirono direttamente dai loro paesetti per cercare fortuna in America, il nostro doloroso Eldorado. Fu un esodo biblico che non risparmiò nessun paese d’Italia. E tanti cercarono di camuffare le proprie origini storpiando i propri nomi e cognomi in forme anglofone. Oggi che l’italianità è di moda, molti investigano sulle loro radici e richiedono la doppia cittadinanza italiana. E tornano, con i loro figli e nipoti americani, a cercare ed indicare una strada ed un numero civico sbiaditi nella nebbia della nostalgia.
Lercara non si è dimenticata del suo figlio che ha visto partire nella miseria, ma che ha onorato il suo nome a New York. A partire dalla prima edizione del luglio 2009, ogni anno nell’estate che ricorda le antiche feste locali dopo il raccolto, la più sentita, quella della Madonna di Costantinopoli, celebra Sinatra con il My Way Festival. Fu per prima scoperta una lapide in ricordo della famiglia Sinatra e dei tanti siciliani che sono emigrati, si ricordò con una conferenza Il mito americano, si affiancò un My food Fest enogastronomico e si ripresero in due serate le sue canzoni rivisitate da quattordici artisti provenienti da tutta la Sicilia. Così ogni anno fino al centenario celebrato dal 24 al 26 luglio 2015 con la VII Edizione del suo My Way Festival. A questo sono stati abbinati un concorso per promuovere il repertorio di Frank Sinatra, un campus didattico, e varie mostre ed eventi gastronomici. Hanno ripreso in concerto brani di Frank i Camera Soul, premiati dall’Akademia Music Award di Beverly Hills; e ha ricreato l’atmosfera delle sue canzoni Gianluca Guidi, accompagnato dal suo Quintet formato da grandi interpreti del jazz internazionale. Guidi è figlio d’arte, come il padre Johnny Dorelli, assai noto anche a New York, ove nell’infanzia aveva seguito il padre Aurelio, tenore, e aveva studiato contrabbasso e pianoforte alla High School of Music and Art, ove ebbe i primi successi a 14 anni, prima del rientro in Italia nel 1955. Gianluca ha ripetuto questo suo Tribute a Sinatra in una serata dedicatagli al teatro Finocchiaro di Palermo il 7 novembre con un gruppo affiatato di artisti. Con passione e nostalgia si sono susseguiti i brani classici del suo repertorio.
Io voglio celebrare Sinatra con la sintesi più bella di tutta una vita, che invito a riascoltare intera dalla sua Voice:
https://youtube.com/watch?v=5AVOpNR2PIs
I've loved, I've laughed and cried.
I've had my fill; my share of losing.
And now, as tears subside,
I find it all so amusing.
(Ho amato, ho riso e pianto / Ho avuto le mie soddisfazioni, la mia dose di sconfitte
E allora, mentre le lacrime si fermano / Trovo tutto molto divertente).
ps
E a queste parole aggiungo una richiesta di perdono: che possano valere come risarcimento per avere dato a New York anche Lucky Luciano, Salvatore Lucania (1897-1962), giunto a Manhattan nel 1907 con il padre ex zolfataro, col volto segnato dalla “variola vera”, il vaiolo.