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July 26, 2015
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Gli italiani che sognano in America di Alexo Wandael

Laura GamberinibyLaura Gamberini
Time: 6 mins read

Attenzione: stiamo per parlare di un sito internet che dà dipendenza. Si entra su ITALIANY.US con la consapevolezza che si tratta di una raccolta di fotografie d’autore. Interessante, certo, ma non ci si immagina di rimanere intrappolati davanti allo schermo con la voglia irrefrenabile di aprirle tutte per saziare la curiosità di quale storia si nasconda dietro a ognuno di quei volti. E invece è così: quando ci si ritrova di fronte alle fotografie degli ITALIANY immortalati da Alexo Wandael non si riesce a smettere. Viene proprio voglia di conoscerli tutti questi italiani che vivono negli Stati Uniti.

L’idea di Wandael è semplice, la realizzazione è sofisticata: un’alchimia perfetta. Si tratta di una raccolta tuttora in progress di fotografie che rappresentano tanti e diversi talenti italiani che vivono negli Stati Uniti. Fotografie iconiche scattate a italiani che vivono per scelta negli Stati Uniti. Non stiamo parlando degli italoamericani stereotipati da barzelletta che forse nemmeno esistono più. Parliamo di uomini e donne nati e cresciuti in Italia che si sono trasferiti in America in età adulta per seguire e soprattutto realizzare un sogno. Non c’è un target unico: si va dallo chef alla ricercatrice universitaria, dalla cantante all’avvocato. Non sono per forza storie di successo quelle documentate da Wandael, ma sono indubbiamente storie di persone coraggiose. Ed è proprio per celebrare il coraggio di chi lascia il suo Paese, le comodità, la famiglia d’origine, le certezze e la pastasciutta per andare incontro all’ignoto pur di cercare di esprimere il proprio talento, che è nato questo progetto.

Wandael vive a New York da ormai 15 anni, ma paradossalmente l’idea di ITALIANY gli è venuta lontano da qui, in Afghanistan mentre stava realizzando un reportage fotografico sulle carceri femminili. In quell’occasione Wandael viaggiava insieme all’Esercito Italiano ed è così che, appassionandosi alle storie dei soldati conosciuti durante quel viaggio, si è riscoperto orgoglioso di essere italiano. Il fatto che il lavoro lo abbia portato lontano dall’Italia non significa che non ami profondamente le sue radici. Questo lo ha indotto a riflettere sul fatto che la sua è una condizione piuttosto diffusa: sono tanti e generalmente con storie parecchio interessanti gli italiani trasferiti negli Stati Uniti.

uomini

Scala

Il fotografo al lavoro per gli scatti del progetto ITALIANY:US

Così è nato ITALIANY che inizialmente era un progetto fotografico legato solo agli italiani di New York, lo dice il titolo stesso. Ed è un titolo scelto non solo per il gioco di parole. È soprattutto una dichiarazione d’amore, da una parte alle origini italiane e dall’altra a New York. Per questo la location di ogni fotografia è molto importante. Wandael ci ha tenuto a lasciare che fossero i soggetti delle sue fotografie a scegliere lo sfondo dei ritratti. Voleva che scegliessero il posto in cui si sentono più a loro agio, il luogo in cui si sentono a casa, il “nido” che hanno saputo ritagliarsi lontano dall’Italia. Così, Wandael ha realizzato i primi 45 scatti di ITALIANY che sono stati poi esposti nel Settembre del 2014 alla Casa italiana Zerilli Marimò.

Non poteva finire così. Gli italiani con un bagaglio di storie interessanti che hanno scelto di vivere a New York sono ben più di 45 e Wandael ha deciso di andare avanti e di allargare lo sguardo. ITALIANY è diventato ITALIANY.US ed è un progetto ancora aperto in cui, inserendosi nel progetto biennale di Peroni “storie di stile”, Wandael ha allargato (per ora) il raggio d’azione agli italiani di Miami, Los Angeles, Honolulu e Maui.

Da un mese il lavoro in progress di Wandael è visibile sul sito ITALIANY.US. Ogni fotografia è accompagnata da un nickname. Alcuni sono aggettivi che descrivono la personalità dell’intervistato tipo “il passionale” oppure “l’imprevedibile”, altri sono perifrasi tipo “il maratoneta col bisturi”, altri ancora come “la sirena” sono davvero misteriosi e appena li leggi ti chiedi subito che cosa vorrà mai dire e scatta la curiosità di andare avanti e scoprire una storia dopo l’altra. Infatti, a ogni fotografia è abbinata una breve biografia seguita da una piccola intervista. Sei domande, sempre uguali, indistintamente rivolte a tutti, anche e soprattutto al soggetto della fotografia numero 100 che è proprio Alexo Wandael. Il suo nickname è in assoluto il più intrigante: “occhio che cammina”. Scopriamo la sua storia, andando oltre le sei domande che ha posto a tutti i suoi intervistati. Alexo Wandael è un nome d’arte che ha scelto di adottare da quando ha abbandonato l’architettura per la fotografia. Alexo era il modo in cui lo chiamava una ex fidanzata di origine bulgara che viveva in Germania, mentre il cognome è un tributo alla amatissima nonna che si chiamava Wanda e a cui semplicemente è stato aggiunto il suffisso –el come se fosse il nome di un angelo.

Alexo

Il fotografo Alexo Wandael, davanti ad alcune delle sue immagini esposte in una recente mostra

Wandael è nato a Bolzano, ha studiato architettura a Ferrara, ha vissuto per tre anni a Berlino, ha passato un’estate a specializzarsi a Los Angeles, la culla del decostruzionismo e poi nella sua vita è arrivata New York. Un amico gli ha proposto di partire insieme per qualche mese per sondare il terreno, lui era il meno convinto dei due. Alla fine l’amico non è più partito, mentre lui nel 1999 è arrivato qui e da subito è scattato in lui l’amore/odio per questa città. È una città difficile New York, ma proprio per questo ti scatena dentro la voglia di farcela ed è così che Wandael ha deciso di restare, lavorando inizialmente come architetto. Poi c’è stato l’11 settembre 2001 e niente è stato più lo stesso. In quel periodo Wandael ha sentito di essere veramente parte di questa enorme comunità che era stata ferita. È scattato in lui un forte sentimento di solidarietà e si è sentito per la prima volta totalmente newyorchese. Ecco, così è nato l’amore di Wandael per New York.

Insomma, lo avrete capito che cosa crea dipendenza in questo sito: le storie. Le storie, certo, ma non solo. Ciò che colpisce è la qualità delle fotografie. Sono immagini iconiche, nel vero senso della parola. In tempi di street photographes improvvisati, instagrammer e fenomeni del web, è bello vedere finalmente un sito pulito, con delle fotografie di alto livello. Non che ce ne sia bisogno, ma a testimoniare il grande impegno, soprattutto in postproduzione, che sta dietro a questo progetto, sul sito sono presenti tutti i numeri: attualmente i ritratti presenti sul sito sono 117 e per arrivare a questo risultato sono stati realizzati in tutto 13.008 scatti, sono state percorse 31.484 miglia e sono state impiegate 785 ore per l’editing. Di fianco a ogni singola fotografia è riportato il numero di scatti che sono stati fatti e il numero di ore di lavoro. Tutto questo fino ad oggi, il progetto è ancora aperto ed è bello vederlo crescere online.

Da quando il sito è online Wandael riceve decine di richieste da parte di persone che vogliono essere ritratte, ma non basta essere italiani negli Stati Uniti per entrare a fare parte del progetto ITALIANY.US. Dietro a ogni fotografia c’è, infatti, una grande ricerca. Wandael non si è accontentato di ritrarre degli italiani qualsiasi, ha immortalato delle vere e proprie icone. Ognuno, in un modo o in un altro è una sorta di ambasciatore della cultura e dello stile italiano.

I nickname che accompagnano le fotografie sono stati scelti dai soggetti stessi. Forse non è un caso che tra tante definizioni l’unica che si ripete relativamente spesso sia “sognatore”/”sognatrice”. Certo, per ora quello di ITALIANY.US non è un campione vastissimo per azzardare delle riflessioni antropologiche, eppure sembra proprio che il minimo comune denominatore dei soggetti presi in considerazione da Alexo Wandael sia la capacità di sognare e più ancora di credere fortemente nei propri sogni fino a fare di tutto per realizzarli.

 

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Laura Gamberini

Laura Gamberini

Mi chiamo Laura e di mestiere scrivo, prevalentemente per la TV. Ho sempre viaggiato tanto, per lavoro e per passione. Negli ultimi anni ho chiamato casa più o meno 14 posti diversi in 7 città divise in 3 differenti paesi, distribuiti in due continenti. Ho vissuto a Ravenna, a Milano, a Bologna, a Londra, a Roma, a Padova e ho lavorato a Parigi. Ora sono a New York e quelle che vi racconto sono le mie avventure alla ricerca del succo della Grande Mela.

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