Ho investito quasi 35 anni della mia vita e non voglio neanche pensare a quanto denaro, per diventare una perfetta foodie. Solo che quando sono arrivata in America, il mio piccolo mondo di certezze enogastronomiche mi è crollato addosso.
Non so se ci avevate mai pensato, ma tra le tante differenze culturali tra il Nuovo e il Vecchio mondo, il cibo è una delle più notevoli. Non vi sto parlando della nostalgia per la mozzarella di bufala o per il prosciutto di Parma che al giorno d’oggi si può facilmente placare con una visita da Eataly. Non parlo nemmeno del fatto che lo zafferano in polvere, lo strutto e pochi altri ingredienti di uso comune in Italia siano dannatamente difficili da reperire.
In questo caso parlo del fatto che ci siano alcuni tipi di prodotti che per forza di cose esistono solo qua e sono ben diversi da quelli a cui siamo abituati in Europa, tipo alcuni pesci, i crostacei, i frutti di mare e soprattutto le ostriche. Per forza di cose non possono essere le stesse che abbiamo in Italia. E’ ovvio. Solo che prima di aprire un menu americano non ci avevo mai pensato.
Una delle prime persone che ho conosciuto qui a New York è stata una ragazza spagnola che come me ama le bollicine e le ostriche. Insomma, la perfetta partner in crime per esplorare New York come si deve. Una delle prime esperienze in cui mi ha coinvolta mi è sembrata da subito grandiosa: un happy hour di ostriche al Chelsea Market. Da Cull & Pistol, infatti, tutti i giorni dalle 4 alle 6 pm tutte le ostriche costano 1 dollaro. Se ci volete andare, vi consiglio di non ridurvi all’ultimo perché spesso c’ è la fila.
Tornando a noi, non avevo mai associato prima di allora il concetto di happy hour alle ostriche e non sapevo quanto invece fosse comune qui a New York. Il West e l’East Village sono pieni di posticini che offrono happy hour del genere, ma io ancora non lo sapevo ed ero convinta di partecipare a qualcosa di unico. Ero pazza di gioia.
Il fatto è che quando mi sono ritrovata di fronte al foglietto con scritti tutti i tipi di ostriche, divisi in West Coast e East Coast, mi è preso un colpo. Davo per scontato di ordinare le solite Bélon, peccato non avessi considerato che vengono da un fiume che si trova in Francia, nella regione bretone, decisamente lontanuccia da New York. Invece mi sono ritrovata davanti a decine e decine di nomi mai sentiti prima: Hama Hama, Sister Point, Emerald Cove, Baywater Sweet, Elkhorn, Frenchman Cove, Gold Creek, Sun Hollows… e per ora ho citato solo pochissime ostriche della costa Ovest. Potete immaginare la mia confusione?
Insomma, a 30 anni passati ho realizzato che c’era tutto un mondo di ostriche che non avevo mai considerato. Un mondo composto da decine e decine di ostriche di cui non avevo idea. Come scegliere? In base a cosa? Ho deciso che dovevo provare tutto. Ok, non tutto in quell’unica occasione, ma una delle mie nuove mission qui a New York era specializzarmi sulle ostriche americane. Così, ho iniziato a prendere appunti su tutte le ostriche che ho assaggiato quella volta, ma la verità è che quel giorno l’happy hour valeva anche per i cocktail, quindi a un certo punto ho perso la lucidità necessaria per mantenere un certo metodo, ma soprattutto ho proprio perso fisicamente il foglietto in cui avevo segnato tutte le mie preziose note.
E’ passato un bel po’ di tempo e ancora non ho capito quasi niente delle ostriche americane, tanto che ogni volta che apro un menu continuo ad andare in confusione totale. Per fortuna, però, di recente, sono stata in un ristorantino di pesce che mi ha cambiato la vita. Sapevo che quel posto doveva avere qualcosa di speciale già dal nome: The Mermaid Inn (voi ricordate che ho un debole per le sirene, no?) e in effetti c’è l’happy hour su ostriche, cocktail e vini fino alle 7 pm, ma soprattutto alla fine offrono un budino al cioccolato e un magnifico pesce magico che legge il futuro. E’ davvero divertente e solo l’esperienza di quel pesciolino di carta che legge il futuro, vale l’intera cena.
La cosa più fantastica, però, è che il ristorante ha creato una app gratuita che si chiama Oysterpedia e che è una autentica enciclopedia di tutte le ostriche, divise in East Coast e West Coast. Per ogni ostrica c’è una fotografia, la provenienza, una breve descrizione del sapore e tante ulteriori note.
Insomma, da quando ho scaricato Oysterpedia sono a posto: non devo più basarmi sulla mia scarsissima memoria e sulla mia altrettanto labile lucidità. Ho tutte le ostriche a portata di click e posso anche recensirle, così di volta in volta posso ricordarmi se mi sono piaciute o meno, posso poi confrontarmi sui social con gli altri possessori della app. Anche l’ostacolo culturale delle ostriche è superato!