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Con gli occhi di un italoamericano: in mostra i ritratti degli artisti di IAVANET

Chiara BarbobyChiara Barbo
Gli artisti di IAVANET con Stefano Albertini (a sinistra col microfono), direttore della Casa Italiana NYU, durante l'inaugurazione della mostra

Gli artisti di IAVANET con Stefano Albertini (a sinistra col microfono), direttore della Casa Italiana NYU, durante l'inaugurazione della mostra

Time: 5 mins read

 

È stata inaugurata il 4 marzo alla Casa Italiana Zerilli-Marimò NYU By Hand and by Lens: Portraits by Italian American Artists, quinta mostra collettiva di IAVANET – Italian American Visual Artists Network. Fra pittura, scultura e fotografia, le opere esposte catturano quella che sembra essere l'essenza comune a tutti i soggetti, pur ritratti con tecniche e stili assai diversi tra loro: un comune spirito italiano e italoamericano (che qui convergono abbandonando ogni distinzione) “caratterizzato da una sorta di umanesimo”, come afferma Robert Franca, uno degli artisti presenti. Sono 18 gli artisti che fanno parte di IAVANET, un collettivo nato nel 2007 con l'idea di promuovere l'arte italoamericana.

Pittori, scultori, fotografi, grafici e installation artists che coprono un'ampia gamma di tecniche espressive e sono accomunati dall'interesse per temi e soggetti che loro stessi riconducono alle comuni radici italiane, siano queste lontane, legate ai genitori o ai nonni immigrati in America, o siano invece vicine, nel caso in cui sia l'artista stesso ad essersi trasferito negli Stati Uniti in tempi più o meno recenti.

Joe Zarba

Due fotografie di Joe Zarba

In questa bella collezione di ritratti presentati alla Casa Italiana, il tema ricorrente è quello della famiglia: madri, padri, fratelli, ritratti ed interpretati con la sensibilità specifica di ciascun artista; chi in posa, chi richiamato nel ricordo, altri colti di sorpresa, alcuni quasi di nascosto, fra colori, linee, sguardi, profili, luci ed ombre, chiaroscuri, su sfondi dichiaratamente italiani o in interni minimali, tutti raccontano una vita. “Credo che quello che accomuna i miei soggetti (che sono preferibilmente siciliani, la terra da cui arrivava mio padre) ma anche i soggetti degli altri, e che ritengo sia un tratto comunque degli artisti italoamericani, sia un senso di lotta nei loro occhi, il senso del passato, della loro storia – racconta Joe Zarba, uno dei fotografi presenti alla mostra. È questo che cerco nei miei ritratti, se lo trovo allora sono riuscito nel mio scopo, altrimenti continuo a cercare”. Diversi non solo gli stili ma anche i percorsi degli artisti di IAVANET. Zarba racconta di aver cominciato a fotografare a 26 anni, per caso, quando l'ex suocero gli regalò una macchina fotografica.

Robert Franca

Una delle opere di Robert Franca esposta alla Casa Italiana

Robert Franca aveva sempre disegnato, da quando sin da piccolo era stato proclamato l'artista della classe perché sapeva disegnare un pochino, fino alla scuola d'arte, ma ,pur essendo cresciuto a New York, non aveva mai messo piede in un museo fino al suo primo viaggio in Italia e alla scoperta, meravigliosa e per lui determinante, degli Uffizi.

Rita Passeri, pittrice e scultrice, è arrivata alla School of Visual Arts da Roma: “Erano gli anni Ottanta, New York era straordinaria, piena di energia e di stimoli creativi, New York significava arte, musica, danza… doveva essere solo per poco tempo, e invece sono passati trent'anni!”. La sua è un'esperienza diversa rispetto a quella degli altri artisti, nati e cresciuti qui: “Penso che quello che ci accomuni sia il passato… chi ha alle spalle una storia di immigrazione è naturale che abbia avuto un'esperienza più sofferta, ma penso che per loro, come per me, la chiave sia il passato… se ci penso, non ho fatto altro che disegnare, dipingere e scolpire la mia famiglia, per trent'anni mi sono rifatta mamma, nonne e zie!” commenta ridendo. I suoi ritratti sono al femminile: “Amo dipingere donne che conosco, perché so quando sono riuscita a catturare la loro essenza, quello che veramente sono”.

John Milisenda

Una delle fotografie di John Milisenda

Il padre di John Milisenda faceva il barbiere a Brooklyn, era un uomo curioso, e aveva studiato fotografia, pittura e chitarra, ed è a lui che deve la sua passione per la fotografia, che lo ha portato negli anni prima a studiare e poi a insegnare fotografia, ed esporre in mostre e musei tra i più prestigiosi. Per Milisenda è la famiglia il nucleo tematico che caratterizza l'arte italiana e accomuna i diversi artisti di IAVANET. “Famiglia intesa come simbologia, come dinamiche familiari, come momento di unione… ricordo che la domenica ci riunivamo sempre, tutti insieme, la domenica era il centro spirituale della famiglia. Il senso della famiglia è una caratteristica propria della cultura italiana e italoamericana, che non si trova in altre culture se non quella ebraica, mia madre infatti era ebrea e in casa ho avuto quindi entrambi gli esempi”.

Angela Valeria racconta che i genitori sono stati la sua ispirazione, sebbene assolutamente contrari al fatto che lei diventasse un'artista. Il padre era un bravissimo disegnatore di mobili e elementi di arredo, con un gusto minimale e raffinato, “un gusto per cui la New York del tempo non era pronta, racconta Angela Valeria – e mia madre era argentina [per complicate vicende di immigrazione, nda], disegnava abiti meravigliosi, che erano la sua grande passione, ed era una ballerina”. Talento e creatività però non bastavano a portare il pane in tavola, questo lo sa bene Angela come lo sapevano i suoi genitori e i tanti italoamericani di New York.

Rita Passeri e di Angela Valeria

Le opere di Rita Passeri e di Angela Valeria

“Inoltre non era facile essere italoamericani a quel tempo… questo è un paese profondamente razzista, e all'epoca gli italiani qui erano visti come spazzatura…. mia madre aveva la carnagione scura e questo le creava non pochi problemi. Nella nostra educazione, poi, la donna doveva stare a casa, fare da mangiare e badare ai figli, e io sono cresciuta in questo contesto. È solo negli anni Sessanta, quando ero già madre e non avevo un soldo, che ho comiminciato a conoscere il movimento di liberazione della donna, a frequentare altri ambienti, e la mia vita è cambiata radicalmente”. I suoi ritratti, come tanti di quelli degli altri artisti in questa mostra, hanno un sentore di quello stile di vita che caratterizza l'Italia e gli italiani. “Come si vede da questa mostra c'è una grande diversità – dice ancora l'artista – ma direi che quel che ci accomuna è il ritmo, un passo diverso, nella vita e anche nel sentire… è per questo che il mio sogno è andare a vivere in Italia, sento di avere più affinità con l'Italia e gli italiani, che sanno godersi la vita!”.

Per molti degli artisti incontrati, la chiave per il futuro dell'arte e degli artisti è la collaborazione. Non è più tempo di artisti solitari e assoluti, gli artisti devono mettersi insieme e l'arte deve agire, “deve dare una mano a questa società – conclude Rita Passeri – che non è messa affatto bene”.

Le opere esposte alla Casa Italiana sono di Robert Franca, Richard Laurenzi, John Milisenda, Rita Passeri, Antonio Petracca, Siena Porta, Donald Vaccino, Peter Vaccino, Angela Valeria, Joe Zarba.

La mostra si può visitare dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 5, e rimarrà aperta fino al 17 aprile 2015.

 

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Chiara Barbo

Chiara Barbo

Scrivere di cinema o scrivere il cinema? Possibilmente tutti e due. Dalla critica cinematografica alla sceneggiatura passando per la produzione, al di qua e al di là dell'oceano, collaboro con La VOCE di New York e con Vivilcinema, con la Pilgrim Film e con Plan 9 Projects. E anche con altri. Ma per lo più penso, immagino, ricerco, scrivo, organizzo in modalità freelance. Insieme a tanti altri, faccio parte della giuria del David di Donatello. New York è stata una scelta. New York è intensa, vitale, profonda e leggera, pacchiana e intellettuale, libera, creativa, è difficile, è bellissima, ed è la città più cinematografica del mondo.

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