L'ultima sera del mese di novembre, su invito a sorpresa della mia vecchia amica Sandy Auriti, sono stato da Riccardo's su 21st Street, nel Queens per la Dinner Dance and Performance del Coro Folkloristico La Figlia di Jorio, fondato a Orsogna, in provincia di Chieti, nel 1921, oggi il più antico coro folcloristico d'Italia, che in quei giorni era in visita negli Stati Uniti per esibirsi per il orsognesi d'America nelle loro due colonie più popolose, Boston e Astoria. Anche Sandy è di Orsogna.
ÔÇïIl direttore del coro, Mario Tenaglia, ha lo stesso cognome del mio primo amico di Astoria, Donald Tenaglia. La stanza era piena di orsognesi, e mi sono sentito a casa, perché mia madre era di Salle, sempre in Abruzzo. Non vicinissimo a Orsogna in Italia, ma a un tiro di schioppo ad Astoria, quando mia madre trascorreva la sua infanzia nel quartiere. Sono stato per così tanto tempo lontano da questa gente che mi sentivo come Ulisse negli Inferi. Abbiamo parlato di amici rimasti così a lungo lontano dai nostri pensieri che anche solo sentire qualcuno chiamarli per nome ci ha resi felici. C'era tanta gente. I numerosi orsognesi e i meno numerosi sallesi si sono uniti in un unico club, e c'erano almeno 350 persone per la cena e la performance.
La performance
C'erano 23 coristi, due fisarmonicisti, e un direttore. Tutti indossavano i costumi fatti a mano "di una volta", completati da acconciature e gioielli tradizionali. Come musicisti erano davvero notevoli. Il coro discende da una ben più antica Schola Cantorum che fiorì ad Orsogna nel 1800. Con il deciso accompagnamento dei due fisarmonicisti, i musicisti hanno trascinato la folla nel loro intreccio di melodie e armonie, in un programma di canti popolari abruzzesi, seguito da canti di altre regioni, compresi alcuni che ogni italiano sa a memoria, O Marinariello (Napoli) e Ciuri Ciuri (Sicilia). Quando il pubblico conosceva la canzone si univa al pubblico, a volte con un effetto stupefacente. Tutti sapevano le parole dell'inno nazionale italiano e di O Marinariello.
I canti sono andati avanti per un po', e tutti in sala hanno seguito con quella gioiosa attenzione che ognii artista spera di suscitare. Il pezzo forte è arrivato alla fine del programma, quando i coristi hanno ballato 'a tarantella, 'a quadriglia e, il più bello di tutti i balli, il celebre saltarello in cui le donne ballano tenendo in equilibrio sulla testa delle anfore di rame (conche). È tutta la vita che sento paralare di questa danza, ma non l'avevo mai vista prima. Mia madre diceva che un donna non veniva considerata “maritabile” se non sapeva fare questo ballo, con la conca piena d'acqua. Potete vedere questa impresa in atto nella danza (filmata col telefonino) in cui ogni donna ha un uomo che le balla intorno e produce berci e fischi che suggeriscono intenso interesse.
E anche la cena è stata buona.
*Robert Viscusi è uno scrittore e professore al Brooklyn College della CUNY. Si occupa di cultura e letteratura italo-americana.
Traduzione dall'inglese di Maurita Cardone.