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November 19, 2014
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Cristiana Pegoraro, la donna che può suonare tutto Beethoven

Liliana RosanobyLiliana Rosano
Time: 7 mins read

 

Aveva solo quattro anni quando, toccando il pianoforte capì che da grande avrebbe voluto fare la pianista. A dieci anni i suoi primi concerti mentre a sedici anni, con il diploma del conservatorio in mano, inizia la carriera di concertista in giro per il mondo.

Una passione che Cristiana Pegoraro sente subito nel corpo e nell’anima. Nata a Terni, in quell’Umbria da cartolina di cui ora è testimonial, Cristiana avverte che il percorso da musicista passa per la formazione internazionale: prima con Jörg Demus a Vienna e Hans Leygraf al Mozarteum di Salisburgo, poi alla Hochschule der Künste di Berlino. Infine arriva a New York, nel 1993 , per perferzionarsi con Nina Svetlanova alla Manhattan School of Music.

Della Grande Mela si innamora subito e decide di rimanerci. Da allora sono passati 23 anni, gli anni in cui Cristiana consacra la sua carriera da pianista e compositrice.

Il New York Times la definisce “un’artista del più alto calibro” in occasione del suo debutto al Lincoln Center di New York nel 1996 e a Praga, nel 1989, le viene assegnato il premio Il Migliore dell’Anno per la Musica Classica.

Insieme a Claudio Abbado, nel 2007, ottiene il premio Sebetia-Ter, targa d’argento del Presidente della Repubblica, come riconoscimento per la sua attività di concertista e compositrice. Nello stesso anno, in occasione del suo concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, viene nominata Ambasciatrice del Diritto alla Musica.

Come donna vanta due primati: è la prima donna italiana al mondo ad eseguire l’integrale delle 32 sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven e a tenere concerti di musica classica in Bahrain, nello Yemen e in Oman.

Fedele alla musica classica, a New York scopre l’amore per la musica cubana e sudamericana, di cui diventa una delle interpreti più raffinate.

unicef

Cristiana Pegoraro ├¿ testimonial dell’UNICEF

Non solo la musica, nella vita di Cristiana c’è anche spazio per la solidarietà. Da alcuni anni, la musicista di Terni è testimonial UNICEF, Amnesty International, World Food Programme ed Emergency. Nel 2005, in occasione del suo decimo concerto al Lincoln Center di New York, le viene conferito dal Circolo Culturale Italiano delle Nazioni Unite il prestigioso riconoscimento World Peace Award “per il suo particolare impegno nel promuovere la Pace nel mondo”.

Un’artista a tutto tondo se pensiamo al suo impegno come direttore artistico di Narnia Arts Academy e Narnia Festival, che lei ha fortemente voluto nella sua Terni. C’è anche la scrittura. Quella della raccolta di poesie Ithaka e una collana di favole per bambini tratte dalle opere liriche italiane. Un curriculum che non finisce mai se si contano anche gli impegni come insegnante di masterlcass nelle accademie più importanti.

Quando non è in giro per il mondo, Cristiana vive a New York ma torna spesso a Roma. Un ponte con l’Italia che non ha voluto mai interrompere anche se è sempre nella sua New York che vorrebbe vivere. Il 20 novembre Cristiana suonerà ancora alla Carnegie Hall. Un repertorio  scelto in omaggio alla tradizione italiana e alla musica cubana e sudamericana. A La VOCE racconta dei suoi inizi, della sua passione per la musica e per la vita.

Cristiana quando hai capito che il pianoforte non era solo una passione?

Da piccolissima. Già a quattro anni prendevo lezioni di piano e a 10 anni ho iniziato con i concerti. I sacrifici erano tanti ma non mi pesavano perchè la passione per la musica è stata sempre una parte integrante e totalizzante della mia vita.

Cosa significa per una donna, essere concertista, pianista in giro per il mondo.

cristianaSignifica viaggiare tanto ed arricchirsi tantissimo, professionalmente ed umanamente. Conciliare questo con una vita familiare è difficile. Io non ho mai pensato ad avere figli, una famiglia, forse perché non ho avuto il tempo di vedere la mia vita in maniera diversa. Ammetto però che se lo avessi voluto, sarebbe stato tutto più difficile. È difficile per una mamma andare in giro per il mondo e lasciare i figli a casa. Per un uomo è diverso. Nel mio campo, non ho mai avvertito discriminazioni per il fatto di essere donna. Peró ammetto che anche qui devi dimostrare due volte quanto vali.

Anche in America?

In America sono molto più obiettivi rispetto all’Italia dove valgono ancora le regole del familismo e  nepotismo. Qui devi avere talento, essere forte.

New York, una tappa indispensabile anche per te?

Musicalmente sì. Io ci sono finita per caso ma rimasta per scelta. Dopo aver studiato in Europa volevo perferzionarmi e mi fu consigliata quella che poi è diventata la mia insegnante a New York, Nina Svetlanova, alla Manhattan School of Music. Il mio incontro con lei, che tutt’ora rimane un riferimento importante nella mia vita, è stato decisivo per la mia formazione.

Cosa ti ha dato New York che il tuo paese non ti ha dato?

Professionalmente mi ha fatto conoscere ed aprire a nuovi generi che prima non mi appartenevano. Vengo dalla tradizione classica, alla quale ancora oggi sono fedele, ma New York mi ha permesso di avvicinarmi alla musica cubana e sudamericana, di esplorare un reportorio misto. Qui il pubblico, per cultura, per formazione, è più preparato alle novità. In Italia siamo più accademici e formali. A New York, e non altrove, ti capita di fare degli incontri interessanti, di conoscere gente da ogni parte del mondo. Si innesca un meccanismo di networking che ti permette di avere delle possibilità anche lavorative grazie all’incontro con la gente. Questa città, per la sua energia, la sua vitalità, la sua offerta musicale, rimane unica al mondo.

ONU

Cristiana Pegoraro si esibisce all’ONU

Non tutti però riescono ad avere successo. E mi riferisco ai tanti musicisti che passano da New York ma che non ottengono quello che vogliono.

Non è una città per tutti. Occorre determinazione, velocità, sapersi muovere in un ambiente estremamente competitivo. Qui  bisogna essere preparati e professionali ad alti livelli. New York attrae grandi talenti da sempre. Essere pronti a dare sempre il massino è la regola.

Musicalmente chi sono i tuoi pilastri?

Beethoven e Chopin su tutti. La musica romantica dell’Ottocento. Abbraccio per formazione la cultura musicale che va dal ‘600 al ‘900 ma anche la musica sudamericana e cubana: musica classica con radici popolari. Sono stata una delle prime a fare delle trascrizioni del tango di Piazzolla e a riportare in auge un genere, il tango, che prima non era ben capito.

La musica classica rimane ancora per pochi?

Bisogna divulgare la musica classica, raccontarla. Io parlo sempre al mio pubblico, racconto degli episodi, interagisco con loro. Bisogna approcciarsi alla musica classica in maniera naturale. A noi musicisti spetta però il compito di divulgarla.

Fare come ha fatto Giovanni Allevi?

Allevi a me sembra un fenomeno costruito a tavolino. Non incarna un pianista classico, produce un genere di musica non strutturata e ben confezionata. Non credo abbia avuto il merito di avvicinare il pubblico alla musica classica, ma alla sua musica.

Narnia

Cristiana Pegoraro con Danilo Rea al Narnia Festival di cui è direttore artistico

Musicista ma anche direttrice di un festival a Narni e scrittrice. Abbracci l’arte a tutto tondo

Il festival di Narni è nato perchè volevo fare conoscere agli stranieri questa bellissima cittadina medievale in Umbria. Si tratta di un campus di perfezionamento musicale dove si incontrano allievi e docenti di tutto il mondo. Trasformiamo questo posto in un laboratorio artistico che mette insieme sinergie ed idee.

Un modo per fare qualcosa per il tuo paese.

Sicurament sì, visto che ogni volta che salivo sul palco e dicevo che venivo dall’Umbria nessuno sapeva dell’esistenza di questa regione. Oggi sono anche testimonial della campagna per il turismo dell’Umbria e cerco di divulgare le bellezze dei posti dove sono nata.

Più di 20 anni a New York. Come ti sembra l’Italia vista oltreoceano.

Un paese stanco che ha bisogno di rinnovarsi. Bellissimo sempre. Io però nonostante torni spesso a Roma e in Italia anche per motivi di lavoro, non lascerei mai New York.

Progetti imminenti e progetti futuri. Il 20 novembre ci sarà il tuo concerto alla Carnegie Hall di New York ed è appena uscito il tuo ultimo CD Bach Mozart Haydn per Eden editori con la Filarmonica di Roma e Lorenzo Porzio.

Per il concerto alla Carnegie Hall, dove suonare mi riempie sempre di emozioni, ho preparato un reportorio che omaggia l’Italia nell’ouverture di Rossini e nel medley di arie famose. Non mancherà Beethoven e alcune delle mie composizioni. Per finire Piazzolla e le danze spagnole di Lecuona. Dopo il concerto tornerò a Roma per un altro progetto insieme al musicista jazz Danilo Rea.

Una carriera lunghissima. Cosa provi quando sali su un palco e ti siedi per suonare?

La musica racchiude in sé tutte le emozioni. Suonare significa portarle in vita.

Una colonna sonora per New York?

Il concerto per violino e orchestra di Beethoven perchè riflette la velocità, il dinamismo di questa città. Il notturno di Chopin perchè New York ha una dimensione intima e notturna unica. Infine Libertabgo di Piazzolla per il carattere latino della Grande Mela

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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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