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October 4, 2014
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Italian Jazz Festival, il fondatore: l’Italia deve riprendersi quello che merita

Fabiana Yvonne LuglibyFabiana Yvonne Lugli
Time: 4 mins read

In italiano si dice "fuga dei cervelli" in inglese "brain drain", ma il risultato non cambia. A partire per posti lontani sono persone piene di passione e con un'alta specializzazione professionale, come Antonio Ciacca: un talento italiano emigrato negli Stati Uniti dove si è specializzato nel campo della musica. Musicista dalle capacità poliedriche, Ciacca è capace di trasformare se stesso, ricoprendo diversi ruoli passando dall'attività di strumentista apprezzato e riconosciuto a quella di docente di Business of Jazz presso la Julliard School Of Music di New York, dove è stato il primo docente italiano di "gestione musicale".

Dal 2007 al 2011 è stato Direttore della Programmazione Musicale del Jazz at Lincoln Center e fondatore del Festival Italian Jazz Days. Oggi coltiva la sua passione, divenuta lavoro, nella Grande Mela.

Come nasce il Festival Italian Jazz Days?

Germoglia quando ero ancora direttore della programmazione del Jazz al Lincoln Center", nel 2007, e nasce dalla volontà di celebrare le figure di riferimento del jazz in simbiosi con il ritmo naturale della città. Per questo l'Italian Jazz Days si svolge ogni anno in corrispondenza con la ricorrenza più importante per la comunità italoamericana di New York che é quella del Columbus Day, nel mese di ottobre. Tale manifestazione attrae una folla di almeno 35.000 persone e milioni di telespettatori che celebrano la cultura italiana. Questa la genesi del Festival che é ad oggi alla sua quinta edizione e che in questo 2014 si svolgerà dall'8 al 26 di ottobre

Qual è il senso di questa manifestazione?

antonio ciaccaL'identita dell'evento é quella del festival termine che, tuttavia, al giorno d'oggi, viene spesso svuotato del suo significato, perché lo si confonde con la rassegna o altre tipologie di manifestazioni musicali in cui la mescolanza tra i vari generi è accettata con serenità o superficialità. Il festival é una manifestazione che ha una propria linea di condotta dai tratti identitari ben definiti che stupisce e pone quesiti da risolvere ed affrontare. Non tutti possono partecipare ad un festival, perché vi sono dei parametri, alle volte rigidi, dettati dall'organizzatore che spesso coincide con la figura dell'ideatore. Non tutti gli artisti sanno plasmarsi ed essere plasmati dal soggetto proposto nel festival e per questo, spesso, una manifestazione di questo tipo può risultare ostica. Il festival non fa compromessi e propone novità. 

Quindi la rassegna è un'altra cosa, può essere considerato un gelato dai gusti variegati?

Sì, è così. Una rassegna accontenta tutti, partecipanti e platea dando in pasto al pubblico temi e soggetti noti che possono risultare graditi al pubblico, ma che certamente non possono stupire e soddisfare palati altamente raffinati ed evoluti.

Qual è l'elemento identificativo dell'Italian Jazz Festival?

L'idea strutturale del festival si basa su un "non senso logico" ovvero l'idea del "jazz italiano": un genere che però non esiste in quanto sono i jazzisti a suonare il jazz e il fatto di essere italiani non crea il jazz italiano. Il concetto del Festival nasce proprio per smantellare questa opinione che è in realtà un vero e proprio bluff. Nell'Italian Jazz Days i musicisti selezionati che partecipano hanno la possibilità di venire negli Stati Uniti e suonare con i grandi maestri americani che per la maggior parte sono italoamericani e questa é una scelta ben precisa in quanto si vuole porre in risalto la cultura italiana nella musica. In questo contesto i partecipanti si modificano nel corso del processo di confronto reso possibile dal festival e riportano con sé input da elaborare successivamente. L'esperienza che offriamo è quella di entrare in contatto con l'autenticità di un mondo unico ed inimitabile.

Qual è il repertorio proposto?

posterLa musica del Festival propone composizioni musicali di grandi maestri italoamericani tra i quali Harry Warren, ovvero, Salvatore Guaragna, vincitore di tre premi Oscar per la musica e che ha scandito, con la sua musica, i passaggi tra varie generazioni, ma che pochi riconoscono come un figlio italiano d’America. Frankie Laine, nome d'arte di Francesco Paolo Lo Vecchio cantante statunitense, uno dei grandi della musica leggera del XX secolo entrato nella leggenda con oltre 250 milioni di dischi venduti. Poi Joe Levano, Henry Mancini, Frank Signorelli, ma anche Chick Corea. Insomma, partiamo dai grandi maestri per ripercorrere con essi gli indelebili momenti della storia della musica.

Noi italiani abbiamo una capacità creativa davvero unica. Il nostro passato, nonostante sia enorme e per questo pesantissimo, ci rende creativi come nessun'altro popolo al mondo, forse proprio perchè costretti quotidianamente al confronto con dei giganti.

Sarebbe anche ora che il nostro paese ricominciasse a riprendersi quel che merita magari rinascendo dalle nostre stesse ceneri. Si può fare, basta guadare a quello che di buono abbiamo e metterlo a frutto. Nel nostro festival, ad esempio, ne vediamo tantissimi di grandi talenti con delle potenzialità enormi.

Chi sono i musicisti che suoneranno?

Quest'anno è prevista la partecipazione di 20 musicisti che si esibiranno in 4 diverse location in giro per la città di New York: il Measure Lounge at Langham Place, Arturo's, Les Peascadeux, Showman's ed un'evento speciale alla Michigan State University (East Lansing, MI). Vedremo esibirsi come ospiti il pianista Mario Nappi con Pat O' Leary e il contrabbassista Corrado Cirillo, vincitori del Jazz Maastricht Festival 2013. Ci saranno anche il pianista Alessio Busanca, vincitore di Orsara Jazz Summer Camp 2014 e il sassofonista di origini abruzzesi, Venanzio Venditti.

Inoltre tra i musicisti partecipanti troviamo Rachele Z, ovvero Rachele Nicolazzo, Simona Premazzi, Gabrielle Stravelli, Simona De Rosa, Pat O'Leary, Scott Robinson, Jerry Weldon, Paul Gill, Peter Van Nostrand, Steve Ash, Marco di Gennaro, Alberto Pibiri, Lucio Ferrara, Luca Santaniello, Joseph Lepore, Jerome Jennings, Mike Karn e molti altri ancora. Grande ringraziamento e riconoscenza vanno senz'altro a Giusy Magri, che in questa occasione ricopre il ruolo di producer, parte integrante del festival e senza la quale non sarebbe possibile la sua realizzazione.

 

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Fabiana Yvonne Lugli

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