La notizia, una volta tanto, è una buona notizia, di quelle che fanno ben sperare: un impegno della Niaf a favore dei beni culturali del Mezzogiorno italiano. “L’Italia”, dicono due dirigenti dell’associazione, Joseph Del Raso e John Viola, “possiede un patrimonio culturale straordinario che si trova in una condizione difficile. L’incuria e la scarsa manutenzione contribuiscono a peggiorare lo stato dei monumenti, ulteriormente deturpati da scritte e graffiti. Bisogna subito correre ai ripari”.
Hanno ragione, beninteso. E’ davvero avvilente constatare come la patria del bello sia spesso lasciata precipitare nel degrado tra l’indifferenza di chi può e il menefreghismo di chi deve. Ed è, oltretutto, politica miope, perché un paese come l’Italia, un enorme museo a cielo aperto, potrebbe vivere praticamente di turismo e di cultura, se solo si fosse capaci di una loro gestione più attenta e oculata. Un patrimonio che il mondo ci invidia e che lasciamo andare alla malora.
E’ una vera e propria sfida, quella lanciata dalla Niaf, che ha deciso di avviare questo suo progetto dagli scavi di Pompei, vittima di vicissitudini che sono veri e propri oltraggi e insulti. Il sito archeologico, meta di escursioni e visite da parte di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, è in totale stato di abbandono, e quasi ogni giorno crolla qualcosa: solo quattro cantieri, sui trentanove previsti, sono stati aperti; e l’unico che è stato completato, quello che riguarda la Domus del Criptoportico, già si presenta in pessime condizioni per lo sciagurato meccanismo del massimo ribasso.
Per tornare alla Niaf. La Fondazione, anche simbolicamente, ha scelto di avviare a Pompei il primo progetto di questa speciale collaborazione: saranno raccolti 150mila dollari che successivamente verranno utilizzati per la valorizzazione del museo. “Solo l’inizio”, assicura De Raso. “L’arte e la cultura dell’Italia ci stanno molto a cuore e vogliamo rimboccarci le maniche con azioni concrete. Lo abbiamo già fatto in passato impegnandoci economicamente per la ricostruzione dopo il devastante terremoto che ha colpito l’Aquila”. E Viola: “Siete all’avanguardia in termini di tecnologie, personale ed esperienza. Occorre solo una presa di coscienza collettiva, una scossa che spinga tutti a fare la loro parte. Spesso manca senso civico che invece va rafforzato sempre più”.
Un ottimismo della volontà che cozza in modo stridente con il pessimismo della ragione, ma auguriamoci che per una volta sia la prima a prevalere sulla seconda; e auguriamoci, naturalmente, che si sappiano vincere e superare le mille pastoie burocratiche e le pastette politiche con cui fatalmente si entra il conflitto. “Sono i cittadini a scegliere i propri rappresentanti e devono giudicarli sulla base delle azioni che compiono. L’Italia può mostrare al mondo le proprie ricchezze e chiedere un sostegno, ma i primi passi devono farli gli italiani”. E qui è davvero difficile dare torto a Viola.
Naturalmente confortano e fanno ben sperare notizie come questa. Da una parte sono la dimostrazione del fortissimo legame che unisce la comunità degli italo-americani al nostro paese, di come siano orgogliosi delle loro radici, e non sempre siano corrisposti come si dovrebbe e potrebbe. Ai dirigenti del Niaf vorremmo solo raccomandare di vigilare. I loro propositi e i loro progetti sono meritori; non vorremmo però che anche loro finiscano impigliati nelle innumerevoli trappole di una burocrazia miope, o peggio: che le loro generose offerte diventino preda e territorio di scorribanda per mascalzoni e farabutti sempre pronti ad arricchirsi illecitamente. Altre volte è accaduto. Le generose gare di solidarietà in occasione di disastri come i terremoti in Irpina o in Abruzzo sono state anche atroci beffe, le popolazioni sono state depredate da bande di cinici speculatori senza scrupoli. Che almeno servano da esperienza, da “lezione”, perché non si ripeta oggi quanto accaduto ieri.