Mentre a Roma viene presentato alla stampa, in collaborazione con Idos e Ministero dell’Interno, il VII rapporto di European Migration Network, sulla sicurezza sociale degli immigrati, Library of Congress e Anniversary Books dedicano all’immigrazione italiana lo splendido libro di foto e saggi d’eccellenza Explorers Emigrants Citizens. In Italia stato e centri specializzati hanno ancora bisogno di monitorare un fenomeno ai suoi inizi, mentre negli Stati Uniti un’istituzione tra le più rispettate può glorificare la presenza, definitivamente stabilizzata e integrata, degli italiani.
Da questo punto di vista il volume americano, che ha come sottotitolo “A Visual History of the Italian American Experience from the Collections of the Library of Congress”, può essere considerato un punto d’arrivo per la nostra emigrazione negli Stati Uniti, e al tempo stesso un’indicazione per i nostri immigrati su quella che potrà essere, tra non troppi anni, la percezione che si potrà avere della loro presenza nella penisola. Le più di 300 pagine di Explores Emigrants Citizens dicono quanto positivamente possa lievitare l’inserimento nella comunità d’accoglienza. Quello dei nostri in America, inizia nella sordina di avventurieri e scopritori, passa attraverso le nobili figure dei Mazzei Garibaldi Mazzini, culmina con il popolo generoso di lavoratori manuali e grandi spiriti che edificano, con altri ceppi immigrati, la maggiore democrazia dei secoli XX e XXI.

Paolo Battaglia, Mario Mignone, Ralph Eubanks e Linda Barrett Osborne lo scrso ottobre durante la presentazione del libro al Consolato di New York
Ha ragione Mario Mignone a scrivere, nell’introduzione al volume, parole che suonano d’insegnamento agli italiani della madrepatria costretti inaspettatamente dalla contemporaneità a confrontarsi con la questione immigrazione: “…we have learned to appreciate and cherish diversity and find pride in how we mold in a texture to create a unique nation in the world”. Le foto, selezionate nella Library of Congress e organizzate da Paolo Battaglia come ricorda lo stesso Mignone, danno all’insegnamento una immediatezza e drammaticità che nessuna parola può sostituire e, soprattutto quelle che testimoniano la povertà se non la miseria delle origini, fanno comprendere d’istinto il lungo cammino di progresso e rispettabilità che quegli uomini e donne emigrati in America hanno fatto compiere alla loro comunità etnica.
La linea di continuità, ma anche il mutamento radicale, che quella vicenda umana e sociale ha espresso attraverso le generazioni, vengono ben riassunti da Martin Scorsese nel contributo che dà ad inizio volume: “My grandparents, who came to this country from Sicily at the turn of the century, were Italian. My parents, who were born over here, were Italian American. I was and I still am, AmericanItalian. And though I know that they will never forget their origins, my daughters are American”. E’ purtroppo la denuncia di una progressiva perdita di identità, accaduta anche perché, come con amarezza sottolinea Mignone, la cultura dominante della madrepatria non ha seguito gli emigrati nel loro percorso, li ha dimenticati nei libri di storia, li ha espulsi dalla coscienza collettiva. Commettendo una delle maggiori ingiustizie della vicenda unitaria, va aggiunto, visto che proprio con l’unità iniziarono, dalle regioni penalizzate da quell’avvenimento, le grandi perdite migratorie.
Eppure si tratta di una grande storia, della quale la penisola, specie in tempi grami come l’attuale, dovrebbe fregiarsi con onore. Non tutte le nazioni potranno ricevere l’omaggio di un volume tanto autorevole che, attraverso tre specifiche sessioni di foto e saggistica, esalta l’orgogliosa epopea di italiani esploratori, migranti, cittadini, che hanno contribuito a rendere grande la patria d’elezione.