La Little Italy di Downtown Manhattan che conosciamo oggi non è esattamente quella che avevano vissuto le prime generazioni di italiani sbarcati nella Grande Mela ai primi del novecento. Anzi, è completamente diversa. Uno dei pochi edifici che mantiene ancora vive le origini degli italo-americani di questo quartiere è l’Italian-American Museum (IAM), situato all’incrocio tra Grand Street e Mulberry Street, al momento, l’unico museo dedicato alla storia degli italiani emigrati negli USA durante quegli anni.

Un momento del Reading all’Italian American Museum
È qui che il 3 di aprile c’è stata la seconda lettura di The Innocence of Maria, un testo scritto da Dennis Loiacono, sceneggiatore italo-americano di seconda generazione. Furono i suoi nonni, originari della Sicilia e della Campania, a trasferirsi per primi dall’Italia negli States. Cresciuto in una famiglia italo-americana, Loiacono ha basato tutte le sue sceneggiature (Terranova, The Evil of Others e The Innocence of Maria) su storie con un contesto storico italo-americano, con l'obiettivo di chiarire le idee sull’immagine stereotipata spesso data degli Italiani negli USA. “Penso che l’immagine che c’è degli italo-americani è molto negativa, c’è una grande confusione…Non c’è rispetto per quello che queste persone hanno dovuto affrontare per diventare cittadini americani” ha commentato Loiacono.
La storia di The Innocence of Maria è una storia vera, che ha come protagonista la prima generazione di Italiani a New York, ambientata a poche strade dall’ IAM, su Mott Street. “In questa storia, non c’è né pasta, né mafia…ma c’è una mamma” scherza Loiacono riferendosi al personaggio di Mamma Barbella (Anna Mastroianni), una mamma tipicamente italiana: nel caso della storia di Maria, particolarmente invadente e a volte troppo rigida.
A causa delle pressioni da parte della sua famiglia e della piccola comunità italiana insediatasi a Little Italy durante quegli anni, Maria Barbella (Aileen Lanni), ventottenne originaria della Basilicata, accecata dalla sua disperata voglia di amare e di crearsi una vita al di fuori della sua famiglia, lontana dalla mamma troppo invadente, uccise il “fidanzato” Domenico Cataldo (Giuseppe De Luca), anche lui immigrato dalla Basilicata che voleva lasciarla.

Aileen Lanni, legge la parte di Maria Barbella
La storia di Maria ha diversi risvolti che toccano più problemi sociali oltre a quello dei pregiudizi sugli immigrati italiani; ad esempio, quello della violenza sulle donne e di come queste venivano trattate in una società che si stava ricreando. Maria fu considerata pazza da molti, non tanto per il crimine commesso, ma per il fatto che amasse un uomo, sposato, che l’aveva violentata la prima volta e che continuava ad abusare di lei. Per disperazione, Maria uccise con un rasoio Domenico, dopo che questi dichiarò di non voler più mantenere la promessa di sposarla e di voler tornare in Italia dalla sua famiglia.
L’essere presa per pazza fu ciò che salvò Maria dalla sedia elettrica: fu la prima donna ed essere condannata a morte, ma riuscì a salvarsi e ad evitare perfino gli anni di prigione.
Loiacono ha scoperto questa storia due anni fa, quando suo cugino gli ha inviato un articolo del New York Daily News che trattava “gli omicidi più famosi di New York”. Facendo più ricerche su questa storia, Loiacono ha scoperto che su questa fu scritto un libro The Trials of Maria Barbella: The True Story of a 19th Century Crime of Passion, di Idanna Pucci, nipote di una donna “che si interessò alla storia di Maria e l’aiutò a sfuggire la pena di morte – spiega Loiacono – Questa storia però non si concentrava tanto sui risvolti della vicenda, quanto sull’aiuto dato dalla nonna dell’autrice, quindi ho deciso di continuare la mia ricerca e scrivere la play”.
“La storia di Maria è una di quelle che meritano di essere ascoltate, non solo dagli italo-americani, ma anche dagli americani stessi, così che questi possano capire che non siamo un popolo basato solo sugli stereotipi, come molti credono”. Per adesso, Loiacono sta lavorando su come mettere a punto il testo, con la speranza di poterlo portare in teatro: “Mi piacerebbe poter portare la play su un palco, al momento sto lavorando per trovare degli sponsor”.
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