Chissà come dev’essere svegliarsi una mattina e rendersi conto di aver perso un patrimonio. Non qualche dollaro, nemmeno qualche migliaio, ma ben 17 miliardi: tutti bruciati in poco più di una settimana.
Sam Bankman-Fried, imprenditore statunitense che ha investito gli ultimi anni della sua vita nelle criptovalute, questa sensazione l’ha vissuta qualche giorno fa, quando la sua FTX, società con sede alle Bahamas che operava nel settore delle monete elettroniche, è fallita improvvisamente.
La colpa è del crollo della criptovaluta nativa di FTX, il TLT, che ha subito una procedura di bancarotta nel sistema giudiziario degli Stati Uniti a seguito di una crisi di liquidità e di accuse di frode.
Bloomberg, facendo qualche calcolo, ha definito quella di Bankman-Fried come “una delle più grandi distruzioni di ricchezza della storia”. Un record pesante da portarsi sulle spalle.
E pensare che in primavera, mentre i fiori sbocciavano fuori dai palazzi di Wall Street, il patrimonio netto dell’imprenditore trentenne, in gran parte legato agli asset digitali, aveva raggiunto un picco di 26 miliardi di dollari.
Durante l’estate, poi, sono iniziati i problemi. Con il crollo dei prezzi delle criptovalute, Bankman-Fried ha fatto la parte del cavaliere bianco del settore, utilizzando la sua borsa FTX e il suo fondo speculativo gemello, Alameda, per garantire linee di credito a BlockFi e Voyager, società che rischiavano di fallire.

A luglio, ancora trionfante, dichiarava a Reuters di avere a disposizione “qualche miliardo” per sostenere altre aziende e contribuire a stabilizzare il settore. FTX, di cui possedeva circa il 70% delle quote negli Stati Uniti, sembrava reggere il colpo.
Questo fino ad ottobre, quando il suo patrimonio ha subito il primo calo drastico. In poche ore eccolo arrivare a 10.5 miliardi di dollari, che scendono ancora l’8 novembre, quando si ferma a poco meno di un miliardo. Poi, l’11 novembre, il Bloomberg Billionaires Index non ha dubbi: “Bankman-Fried è privo di ricchezza materiale”.
In fretta e furia l’intero staff del FTX Future Fund, che dichiara di aver impegnato 160 milioni di dollari in sovvenzioni, si dimette pubblicamente. In una dichiarazione, le cinque persone parte del tema dichiarano di “nutrire dubbi sulla legittimità e l’integrità delle operazioni commerciali che finanziavano la FTX Foundation e il Future Fund”. Il castello di carte che crolla in un attimo.
A disperare non è soltanto lui, ma anche il Partito Democratico. Bankman-Fried è stata la seconda persona a donare di più a Joe Biden durante la campagna presidenziale del 2020 (5,2 milioni di dollari) e ha fatto arrivare altri 40 milioni nelle casse del partito durante le elezioni di midterm di quest’anno.
“Mi dispiace – ha detto Bankman-Fried ai dipendenti questa mattina – Siamo finiti in una brutta situazione”. L’implosione di FTX è stata paragonata al crollo della banca Lehman Brothers nel 2008 che ha innescato la crisi finanziaria globale.
Bankman-Fried, fino a poco tempo fa, era visto da tutti come l’archetipo del ragazzo prodigio della Silicon Valley: giovane, nerd, socialmente impacciato, intelligente e capace di controllare strumenti finanziari misteriosi ma potenti, che possono influenzare l’economia reale.
La volatilità delle criptavolute l’ha trasformato ora in soggetto da evitare. “Ho fatto una cazzata”, ha detto in azienda. Forse anche qualcosa di più.