A pochi passi da Piazza di Spagna, tra i sanpietrini del centro e il vociare di passanti distratti, sorge una villa a forma di croce. Bianca e maestosa, fu edificata nel ‘600 da un cardinale di cui ancora oggi porta il nome: Ludovico Ludovisi.
Harry James, nato a New York e vissuto a Londra, scrisse dell’edificio che “certamente non c’è nulla di meglio a Roma, e forse nulla di così bello. Là dentro v’è tutto: viali oscuri sagomati da secoli con le forbici, vallette, radure, boschetti”. Un capolavoro di architettura che oggi i romani chiamano Casino dell’Aurora, riferendosi all’unico immobile sopravvissuto dell’antica villa.

L’ultimo proprietario, il principe Niccolò Boncompagni Ludovisi, è deceduto nel 2018, lasciando la villa alla moglie Rita Jenrette, che da coniglietta di Playboy è diventata principessa nel cuore della Capitale.
Rita è texana, oggi ha 72 anni e ha avuto una vita frenetica. Laureata con lode, ha iniziato sin da subito ad appassionarsi di politica, lavorando per il Partito Repubblicano del Texas dove ha trovato anche l’amore, sposando il membro della Camera dei rappresentanti John Jenrette 18 mesi dopo averlo incontrato a Capitol Hill.
John è stato poi condannato per aver accettato una tangente durante l’indagine Abscam nell’ottobre 1980, ma Rita non si è fatta troppo impressionare. Diceva di essere ancora innamorata, ma nel mentre denunciava alla polizia di aver trovato nell’armadio di casa 25.000 dollari illeciti appartenenti al marito.

Un anno dopo fu la protagonista di una copertina di Playboy, accompagnata da un’intervista in cui raccontava, tra le altre cose, di aver consumato un rapporto con il compagno proprio sui gradini del Campidoglio durante la pausa di una sessione notturna alla Camera.
Si buttò poi nel settore immobiliare, diventando una donna di successo e incrociando anche Donald Trump, al quale riuscì a vendere il General Motors Building per 800 milioni di dollari. In quegli anni si fece conoscere anche a New York, tanto che, nel 1996, Crain’s New York Business la definì “Power Broker New York Style”, una donna in grado di sfruttare la sua rete di conoscenze per sbancare nel mondo degli immobili di lusso.
Nel 2003 completa una specialistica ad Harvard e nel 2009, quando ormai le candele sulla torta erano diventate sessanta, sposa Nicolò Boncompagni Ludovisi, otto primavere più anziano di lei. Il matrimonio dura undici anni, finché il principe si spegne. Di lui rimangono i debiti, talmente tanti che il Tribunale di Roma, per pagarli, mette all’asta il Casino dell’Aurora.
Un edificio di inestimabile valore, verrebbe da dire. E invece il valore c’è, ed è 471 milioni di dollari, giustificati dal fatto che la struttura, oltre ad essere imponente, conservi al suo interno l’unico affresco di Caravaggio al mondo.

Dopo l’annuncio dei procuratori e l’apertura dei giochi, per alcuni giorni gli osservatori sono rimasti in vigile attesa aspettando le offerte degli investitori. Ma nulla si è mosso. Rita, nelle ore che hanno preceduto la chiusura dell’asta, ci ha provato a tenere alte le carte, millantando personalità di spicco che avrebbero mostrato interesse. Il sultano del Brunei, l’emiro del Qatar, addirittura Bill Gates. Invece, allo scoccare della mezzanotte di lunedì scorso, neanche un’anima.
Ora si andrà avanti al ribasso. Le regole prevedono un’asta ogni tre mesi con un prezzo di partenza sempre al ribasso del 20%, fino al minimo di 130 milioni. La prossima sarà il 7 aprile e si inizierà con 380 milioni.
I tempi della vendita potrebbero essere lunghi, ma nel frattempo il pensiero va alle condizioni dei capolavori d’arte del Casino, oltre 600 metri quadrati di affreschi di grandi artisti del ‘600, distribuiti su oltre 2000 metri quadrati di saloni.
La coniglietta diventata principessa rischia di perdere presto la corona.
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