Malisa Longo tra i molti ruoli in carriera è celebrata dai cinefili – soprattutto all’estero, in Oriente – come l’unica attrice europea ad aver lavorato con il più carismatico artista marziale di tutti i tempi: Bruce Lee.
Proprio lui: l’attore che ha fatto conoscere le arti marziali cinesi al mondo. Basta pronunciarne il nome per sfociare nel suo mito. Hongkonghese con cittadinanza statunitense, Bruce Lee è stato non solo attore, ma anche regista, sceneggiatore e produttore cinematografico di successo tra Hong Kong e Hollywood, riuscendo a lasciare una traccia profonda del suo passaggio nello show-biz nonostante la morte in età giovane, giunta in circostanze mai del tutto chiarite (ed il mito – si sa – aumenta sempre anche attraverso i misteri); fu capace da solo di suscitare un interesse incredibile, in Occidente, per questo tipo di discipline.
Malisa è ancora oggi – nonostante il passare del tempo – una donna molto bella; all’epoca dell’incontro con Bruce Lee aveva addirittura il fascino di una dea. Veneziana, con molti ruoli diversi nel mondo dello spettacolo, Malisa si è affermata non solo nelle vesti di attrice, ma anche in quelle di regista e sceneggiatrice. Negli ultimi anni, si è dedicata invece soprattutto alla pittura e alla scrittura. Tra cinema e tv, la sua carriera nella recitazione si snoda dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’90. Un lungo periodo. Dopo, si è dedicata al resto delle sue specificità professionali. La incontro a Roma, dove vive.
Malisa, parliamo di quando la tua strada ha incrociato quella di Bruce Lee.
“Era il 1972. Con Bruce Lee ho girato il suo film più bello: “L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente“. Il caso volle che mio marito, Riccardo Billi, produttore molto conosciuto all’estero, fosse stato contattato, tramite un amico cinese, per curare la produzione in Italia di questo film. Il regista era uno sconosciuto Bruce Lee, il quale, oltre che attore, della pellicola era anche regista e sceneggiatore. A parte i protagonisti (Bruce Lee, Nora Miao, Chuck Norris), il resto dei ruoli disponibili erano tutti maschili, ad eccezione di uno piccolissimo riservato ad una tipica bellezza italiana.
Da buon produttore – e soprattutto per non coinvolgere un’altra attrice, visto che ero sua moglie e a disposizione immediata – mio marito mi consigliò a Bruce, e gli fece vedere una mia foto su un giornale, puntando sulla notorietà che avevo in quel momento. Infatti, in quel periodo avevo già girato alcuni film da protagonista ed ero appena stata eletta Miss Cinema, e la stampa parlava molto di me, definendomi, al pari di Ornella Muti ed Eleonora Giorgi, fra le migliori attrici emergenti italiane. Bruce mi volle subito incontrare. Io, a dirtela tutta, all’inizio non ero per nulla entusiasta di fare quel ruolo. Anzi! Quasi litigai con mio marito che mi aveva messo in mezzo con quel “Mr. Nessuno”, e per giunta in un ruolo piccolissimo, ma ormai la decisione era stata presa e non potevo più rifiutare. Fu così che mi ritrovai nel film. Quando vidi Bruce per la prima volta non mi fece neanche una bella impressione a livello fisico. Era piccolo di statura, con una fascia di muscoli incredibile, e non rispecchiava assolutamente il mio tipo di bellezza maschile. Parlava poco, in un pessimo inglese; aveva però le idee chiare, e ricordo che era molto esigente. Io in verità gli piacqui subito, e alla fine riuscimmo a stabilire un bel feeling. Nonostante un budget davvero ridotto, mio marito riuscì a trovare delle location splendide per il film: Colosseo, Villa D’Este e anche Pisa, con la sua Torre”.
“L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente” ebbe un successo mondiale strepitoso.
“Sì, e penso con meriti oggettivi. Il film ha infatti delle scene così spettacolari! Mai viste prima scene simili in un film di Arti Marziali. Soprattutto, quella del combattimento dentro al Colosseo con Chuck Norris è considerata un capolavoro. E’ stata definita la più bella scena di Arti marziali in tutta la storia del Cinema. Insomma, senza rendermene conto, mi sono ritrovata in un film leggenda e poi, con la morte improvvisa di Bruce Lee, a braccetto col mito. Io, come Italian Beauty – così infatti venni accreditata nel film – ne seguii il cammino. Lo sai che in alcuni Paesi nel mondo, per un certo tipo di pubblico, sono più conosciuta di Sofia Loren?”.
Che ricordi hai di questo personaggio che con la scomparsa inaspettata è diventato, come hai detto tu, una leggenda ?
“I ricordi sono tanti. Le chiacchierate sul set, per cominciare: lui era molto profondo e aveva una sua personale filosofia di vita. Ricordo le cene con tutta la troupe al ristorante La Giada, o al Domiziano. Proprio al seguito da una di queste cene, una sera ho vissuto una brutta avventura. Erano circa le 22.00 e poiché la mia casa era vicina a Piazza Navona, dove c’era il ristorante prescelto, avevo invitato tutti da me per un drink di fine serata. Formavamo un piccolo ed allegro corteo: io, con i miei hot pants mozzafiato, stavo vicino a Bruce, a un ranger americano e a qualche altro cinese che stava nella nostra compagnia; mio marito, invece, si trovava più avanti a parlottare con il direttore di produzione del film. Ad un certo punto, sentii dei balordi parlottare alle mie spalle: stavano facendo apprezzamenti volgarissimi, alludendo ai miei accompagnatori. Certo non potevano sapere che stavo in compagnia di un artista marziale come Bruce Lee, poiché a quell’epoca – lo ripeto – era uno sconosciuto. Io però sapevo chi fosse, e mi sentivo sicura della sua presenza; cercai pertanto di non far caso a quelle provocazioni verbali: tanto, i cinesi non avrebbero capito nulla, parlando una lingua diversa. Questo atteggiamento indifferente, invece, indispettì ancora di più i balordi, finché mio marito se ne accorse. Fu così che scoppiò una rissa. Ad un certo punto non capii più nulla, e mentre volavano botte e pugni, per non avere brutte conseguenze, me la squagliai”.
E come è andata a finire? Sono curiosa, adesso!
“Beh! Come ha visto aria di rissa, Bruce Lee e un suo amico Ranger sono scappati al pari mio, e sono corsi in albergo, lasciando i malcapitati a sbrigarsela da soli. Ed io che credevo di essere protetta dall’uomo più forte del mondo! Comunque, c’era da capirlo; Bruce Lee era cintura nera e non poteva mettersi in situazioni provocatorie, poiché stava nella posizione scomoda di avere in quella sua forza fisica una sorta di arma al seguito, e non avrebbe certo potuto usarla nel difendersi come sarebbe stato capace di fare. Infine, c’era da finire il film, e quella rissa poteva procurargli parecchie rogne, non credi? Insomma: è finita che quel drink di cui avevo lanciato l’idea l’abbiamo preso tutti nell’hotel dove alloggiava Bruce Lee”.
Tuo marito, Riccardo Billi, che rapporto aveva con lui?
“Un bel legame, direi. Sul set Bruce Lee era molto chiuso, concentrato sul lavoro, e comunicava solo con mio marito. Fuori dal set, invece, l’aria era diversa: scherzavano spesso, e sembravano – a chi li guardasse – il gigante ed il bambino. Ho un particolare ricordo a Villa D’este, sul percorso delle fontane, testimoniato da una foto di mio marito con Nora Miao, e Bruce sulla spalla, come una scimmietta. Te la mostro, sta nel web (anche se non è di buona qualità)”.
Sei sposata da tantissimi anni con Riccardo. Quale è il segreto della vostra unione felice? Come vi siete conosciuti?
“Ho conosciuto Riccardo alla fine degli anni ’70, al mitico Piper. Ero una modella, ma lì facevo la cubista e non avevo mai fatto cinema. Lui non era ancora produttore e faceva l’agente. Da allora non ci siamo più lasciati. Siamo sposati dal 1980, ma stiamo insieme da più di 50 anni. Con alti e bassi, come tante coppie… ma per me, Riccardo rimane ancora oggi un meraviglioso compagno, ed il ricordo di questo incontro con Bruce Lee è stato con il senno di poi una delle tante esperienze di vita che abbiamo vissuto insieme e che ci hanno unito”.
Quando sei stata in America l’ultima volta?
“In America ci sono stata più volte, sia per vacanza che per lavoro; ho visitato molti Festival, di vario genere, a cui sono stata invitata per firmare autografi. L’ultimo, 5 anni fa, era il Festival dell’Horror, nel New Jersey. Naturalmente, anche se non c’entravano nulla con l’horror, le locandine e le foto che più autografavo erano quelle con Bruce Lee. Spero di tornarci presto”.