Bisogna che io viva, che non abbia niente da aspettarmi dagli altri, ch’io sia libero veramente, ch’io affermi siffattamente la mia vita che da nessuno possa esser turbata, ma che anzi agli altri sia vita; bisogna che io sia giusto verso ogni cosa, che a nessuno sia ingiusto. Non un debito d’uno schiaffo ma un infinito debito, non verso una persona, ma verso la mia vita” (Dialogo della salute – Carlo Michelstaedter)
C’è una soffitta a Gorizia dove, ai primi del Novecento, un giovane filosofo studiava, pensava, scriveva, disegnava e incontrava i suoi amici più stretti, Nino e Rico. Era soprattutto lì, nella mansarda di casa Paternolli, che Carlo Michelstaedter esaminava e si appassionava ai suoi autori più amati, da Ibsen a Schopenhauer, da Platone a Tolstoj fino agli evangelisti, tracciando le basi di quella che sarebbe stata la sua dottrina filosofica.
Nel 1887, anno in cui Carlo nacque, Gorizia faceva parte dell’Impero austro-ungarico; la famiglia Michelstaedter era agiata e di origini ebraiche e Carlo era l’ultimo di quattro figli. Dopo gli studi allo Staatsgymnasium isontino, Michelstaedter si trasferì a Firenze, dove studiò Lettere e collaborò con alcuni giornali. Terminati gli esami universitari, nel 1909 decise di tornare a Gorizia, dove solo un anno dopo, morì suicida il 17 ottobre, sparandosi con una rivoltella. Così, a soli 23 anni, si interruppe la vita di uno dei filosofi più illuminanti del secolo scorso, il cui corpo riposa nel cimitero ebraico di Valdirose, nel comune di Nova Gorica, a pochi chilometri dal confine italiano.
Per lungo tempo, dopo la sua precoce scomparsa, la vicenda esistenziale di Michelstaedter e quindi della sua opera, furono insabbiate e talvolta addirittura equivocate. Sin dagli anni ’70, lo studioso Sergio Campailla iniziò a interessarsi del filosofo isontino, curando il trasferimento delle sue carte e dei suoi disegni nella Biblioteca civica della città, dove creò il Fondo Carlo Michelstaedter e proseguì nel tempo ad occuparsi dell’autore, tanto da divenirne uno dei maggiori esperti nel nostro paese.
Negli ultimi anni, un’altra studiosa, Chiara Pradella, ha contribuito a far riemergere la figura di Michelstaedter, occupandosi soprattutto del recupero della soffitta Paternolli che rischiava di essere venduta.
“Era gennaio 2016 – racconta Pradella- quando, per la prima volta, mi sono accorta del cartello ‘Si vende’ posizionato sulla facciata di Palazzo Paternolli. Non credevo ai miei occhi! Già in passato la casa natale di Michelstaedter era stata affittata alla stregua di un immobile come tanti, così ho subito pensato fosse doveroso fare qualcosa per salvare questo luogo, iniziando a raccontare la vicenda con un video amatoriale sui social, dando vita a una corsa contro il tempo per sensibilizzare autorità cittadine e nazionali. Sono arrivata fino al Ministero dei Beni Culturali per la causa di Palazzo Paternolli chiamando questa piccola battaglia “God save the loft!. Non volevo permettere che la soffitta in cui sono nati La persuasione e la rettorica e altri importanti scritti, venisse venduta alla stregua di un immobile come tanti. Così ho contattato quante più istituzioni possibili per cercare di creare una cordata utile ad acquisirla, ristrutturarla e renderla museo dedicato a Michelstaedter. Dopo tre anni di promesse vuote, riprese e nulla di fatto, finalmente è arrivato un acquirente interessato all’impresa: Roberto Visconti, Presidente di Futura Grandi Lavori S.r.l. (Milano), il quale si sta adoperando per trasformare l’intero palazzo in moderna residenza transfrontaliera per studenti universitari e la soffitta in museo. So che in tempi brevi partiranno i lavori di ristrutturazione dell’immobile, per metterlo in sicurezza e cominciare a dargli nuova vita. Si conta che nel giro di un anno e mezzo potrà ospitare più di una settantina di studenti universitari e alcuni ricercatori che verranno a Gorizia per studiare Michelstaedter. Infatti, un parte del piano soffitta verrà destinato a delle camere arredate proprio come ai tempi del filosofo, per rendere il tutto più suggestivo”.
Chiara Pradella si è laureata in Filosofia alcuni anni fa ma, ai tempi dell’Università, non aveva approfondito la figura dell’autore. Il suo incontro con Michelstaedter è arrivato qualche tempo dopo, in maniera casuale, e da allora non ha più smesso di occuparsene. “Dopo aver letto solo poche pagine del Nostro – prosegue Pradella- ho sentito qualcosa di forte che mi ha spinta ad approfondire tutta la sua produzione. Fin da giovanissimo, Michelstaedter mostrò di possedere una sensibilità fuori dal comune, oltre a una grande passione per la letteratura e la filosofia, al punto da dedicare loro l’intera sua vita, seppur breve. Da allora non ho più smesso di occuparmi di lui, facendo ricerche, scrivendo e partecipando a convegni di studio. In questi ultimi periodi, cogliendo il suggerimento del dottor Marco Menato, Direttore della Biblioteca Statale Isontina, vorrei studiare approfonditamente gli ultimi documenti emersi e scrivere qualcosa di nuovo, da poter presentare anche nelle scuole. Inoltre, ho sempre nel cassetto una sceneggiatura che riassume un po’ il mio percorso con Carlo Io guardo all’orizzonte, questo il titolo. Mi piacerebbe si potesse realizzare un film , perché credo che la sua storia sia molto importante e dovrebbe essere conosciuta da un pubblico più ampio. Per qualche ragione che ancora mi sfugge, sembra che le eccellenze vengano riconosciute sempre tardi, o addirittura, solo dopo la morte, o a vecchiaia inoltrata. E questo ha del tragico, perché figure come Michelstaedter esistono ancora e rischiano di vivere una vita tra disperazione e senso di fallimento, senza capire che non sono loro a non essere al passo, ma al contrario è la società a non essere abbastanza pronta per capire le loro intuizioni.
Il curatore di tutte le opere di Carlo Michelstaedter, il Professor Sergio Campailla, lavora fianco a fianco alla figura del pensatore isontino da più di quarant’anni, ma seguita ad esserne costantemente affascinato. “Carlo Michelstaedter – dice Sergio Campailla- è un autore completamente postumo: dal 1910, anno del suicidio, la sua notorietà è aumentata progressivamente e oggi finalmente si afferma come un importante personaggio della Mitteleuropa. Iniziai a interessarmi di lui a 27 anni e quell’esperienza mi segnò in modo indelebile. Nella sua casa, trovai i manoscritti macchiati di sangue, le lettere dove lo scrittore raccontava la sua vita, esprimeva i suoi turbamenti e le sue aspettative. Lanciai per la prima volta la produzione figurativa, pittorica e grafica assolutamente sconosciuta, nel 1974 scrissi la sua prima biografia e molti anni dopo ho promosso, presso l’editore Adelphi, la pubblicazione delle Opere complete. Oggi Carlo è un’icona della condizione giovanile, nella sua sete di assoluto e nel suo rifiuto di ogni retorica degli interessi costituiti. Nel 2019, a distanza di 45anni, ho pubblicato con l’editore Marsilio la nuova biografia di Michelstaedter dal titolo Un’eterna giovinezza, e le novità sono davvero tante. Negli anni ho acquisito molta nuova documentazione e così ho potuto ricostruire la matrice ebraica di orizzonte internazionale da cui è scaturita l’esperienza del nostro Michelstaedter, filosofo, poeta e pittore”.
La nuova opera che Campailla ha dedicato a Michelstaedter infatti, ha il pregio di aprire un discorso nuovo rispetto alle relazioni che il filosofo aveva col mondo americano, arricchendo ulteriormente le ricerche sulla sua vita e sulla sua opera . “Un fratello di Carlo, Gino, – conclude Campailla- era emigrato a New York, al seguito dello zio Giovanni Luzzatto, vero pioniere e commerciante di successo nell’import-export di prodotti della cucina italiana agli inizi degli anni Ottanta dell’Ottocento. Un vero genio nel settore. Da quel momento la sponda americana si era aperta come opzione e tentazione per i membri della famiglia Michelstaedter. Come l’amico di Carlo, Rico Mreule era partito per il Sud America, così Gino già prima aveva compiuto il grande balzo negli Stati Uniti, ma la sua avventura era finita male, con un suicidio anche per lui, come io racconto e dimostro per la prima volta in un altro volume Il segreto di Nadia B. La musa di Michelstaedter tra scandalo e tragedia, sempre edito da Marsilio. Rimane il problema affascinante del rapporto tra un giovane intellettuale di inizio secolo (e di cultura che oggi chiameremmo mitteleuropea), e la società americana, con le sua seduzioni nel business e con il suo pragmatismo”.