Esistono luoghi in cui è possibile ricominciare grazie alla generosità di persone pronte a dare una mano e una possibilità di lavorare, vivere, sperare, anche dopo che un terremoto devastante e come quello che ad agosto 2016 ha spezzato in due il cuore dell’ Italia, con Amatrice come epicentro.
Questa è la storia di un ritorno alla normalità, la cosa più preziosa quando si è perso tutto.
Grazie alla generosità di Giovanni e Giuliana Bottero una famiglia di ristoratori marchigiani ha potuto avere in gestione, a titolo completamente gratuito, l’agriturismo il Girasole in frazione San Bernardo a Limone Piemonte, in provincia di Cuneo. La rinascita dopo il disastro la ritroviamo tra i pascoli verdi della val Vermegnana.
In una bella , baita in pietra e legno con ristorante, bed and breakfast e piscina Qui Enrico e Veronica Neroni e le loro due gemelle sono venuti a vivere da marzo 2017, dopo che il sisma si è portato via la loro casa e il loro ristorante Barcollo, che sorgeva a Torrita di Amatrice, la cui insegna resta ancora appesa nel nuovo locale quasi a testimoniare la voglia di resistere all’ interno del nuovo locale.

Giovanni, 66 anni, lo ha gestito per 15 anni, poi, per motivi di salute, è stato costretto a chiudere.
Poi, guardando le dure immagini del terremoto dell’ estate scorsa in tv, Giovanni ha scelto”- Mi sono immedesimato in uno di quei ristoratori che ad un tratto hanno visto il lavoro di una vita andare in frantumi. Ho pensato a come mi sarei sentito al posto loro, scoraggiato, disarmato, disperato. Sentire la terra che trema e polverizza una tua creatura. Ho iniziato a riflettere, poi mi è venuta l’idea».
Così su Facebook ha diffuso un appello sui social : “Sono disponibile a dare in comodato d’uso gratuito il mio ristorante, totalmente attrezzato, fino a quando non sarete nella condizione di poter riappropriarvi del vostro. Non voglio soldi, né per l’affitto né per altro” rimbalza ovunque.
E nell’ accordo, che vale per due anni, ha inserito anche una fornitura di legna e un alloggio «tutto gratis» per i nuovi gestori.
“Ci telefonò un’amica di Asti, sembrava uno scherzo – dicono Enrico e Veronica, 39 anni -. Abbiamo contattato Giovanni: era tutto vero. Siamo venuti a Limone prima di capodanno per vedere l’agriturismo, ci abbiamo riflettuto a lungo e abbiamo deciso di accettare”.

Qui, in quella borgata ad un paio di chilometri dal paese, hanno ritrovato la montagna, la neve, il silenzio. Ciò che avevano e amavano anche ad Amatrice.
“E’ il posto giusto per ricominciare. Con la speranza, nonno nascondiamo, di poter tornare a casa , un giorno. Sappiamo però che un disastro come quello non risparmia niente e nessuno. Abbiamo ancora amico e parenti là, che oltre che le attività e le abitazioni hanno perso il lavoro. Il turismo è scomparso e molte aziende hanno chiuso o chiuderanno a breve. Per quanto ci riguarda, il giorno dopo il terremoto abbiamo preso con noi il minimo indispensabile e ce ne siamo andati a Roma e sappiamo che la via della ricostruzione sarà lunghissima da percorrere. Per questo abbiamo comunque deciso di trapiantare qui la nostra famiglia. Siamo stati davvero fortunati: i locali ci hanno accolto con grande entusiasmo e disponibilità, dal sindaco, che ha disposto subito il nostro trasferimento e ci ha aiutato a iscrivere le bambine nella scuola del paese agli abitanti generosi e disponibili”.

Un gesto, quello del signor Bottero, che ha “contagiato” altre persone. Un commerciante di Canale d’Alba, Antonio Delpiano, un giorno ha telefonato a Giovanni dicendo che avrebbe donato tutto il tovagliame per la riapertura del ristorante. I genitori della scuola dell’infanzia di Limone hanno deciso di pagare le rette scolastiche per le due bimbe di Enrico e Veronica. A Limone in tanti si sono dati da fare per accogliere questa nuova famiglia.
Enrico e Veronica ricordano il loro locale nella frazione Torrita, a 6 km dal paese di Amatrice.
“Ricollocarsi, per un ristoratore che perde tutto- sottolineano -, è quasi impossibile. In questi mesi siamo stati in giro a fare l’Amatriciana in un sacco di località. Un collega di Agliè, vicino a Ivrea, era disposto a darci tutto. Ma noi siamo gente di montagna, la pianura non fa per noi, da qui la nostra scelta di accettare l’offerta di Limone Piemonte e trasferirci in questa bellissima valle”.
Il locale, che è stato inserito nella nuova Guida dei Ristoranti della Tavolozza, è custode di un’importante tradizione gastronomica di un territorio diverso dal posto dove si trova, ma che risponde ai valori di solidarietà e accoglienza propri dell’associazione, che riunisce il locali custodi del territorio.
Il menù e’ tipicamente amatriciano, con qualche portata anche per i celiaci. “cercheremo di imparare – commenta Enrico- con tanta umiltà, anche ricette cuneesi. Per noi comincia una seconda vita a quarant’anni. Con un po’ di pazzia, intraprendenza e coraggio, vogliamo vincere questa scommessa. Dobbiamo trasmettere ai piemontesi la passione quasi ossessiva che la gente del sud ha per il cibo».
Per questo, all‘ interno del locale troneggia un cartello con gli ingredienti fondamentali per la rinomata amatriciana:” Guanciale, pomodoro, vino bianco e….passione!”.
Le materie prime arrivano direttamente dalla loro terra devastata, dove ancora resistono alcuni produttori locali :” Cerchiamo di fornirci da loro anche per aiutare a mantenere in piedi le poche attività che lottano contro i disagi della situazione. Molti non esistono, altri chiuderanno presto…ma restiamo fiduciosi, anche se per ora la nostra casa è qui “.
Il “Girasole”propone quindi cucina Amatriciana con i piatti tipici dell’alto Lazio; spazio ai salumi tipici laziali, ai primi con la vera Amatriciana (senza cipolla), le mezze maniche alla Gricia o alla Carbonara, i tonnarelli Cacio e Pepe fino alle più classiche penne all’Arrabbiata.
Fra i secondi: gli arrosticini, l’abbacchio alla scottadito, i saltimbocca alla Romana, la trippa, la coda alla vaccinara e piatti di funghi in stagione. Dolci tutti caserecci: dalle torte di ricotta e zuppa inglese alle torte di frutta fresca a in confettura.
Una carta dei vini dove spicca la presenza di un Rosso Piceno e un Montepulciano d’Abruzzo insieme alle migliori etichette piemontesi. Il conto non supererà i 25 euro e le porzioni sono “alla Amatriciana” (cioè abbondanti).

Ed è di pochi giorni fa la notizia che da un soffio di speranza per le terre terremotate : a Norcia, altro paese gravemente danneggiato, e’ ricominciata la raccolta di lenticchie, prodotto tipico del territorio marchigiano. “La Lenticchia di Castelluccio è uno di quei prodotti tipici del nostro territorio acquistati da più di un italiano su tre, che proprio in occasione delle vacanze estive ha deciso di fare visita alle aree colpite dal terremoto”, raccontano gli agricoltori di Coldiretti. “L’acquisto di prodotti tipici locali è una delle forme più diffuse di solidarietà attraverso la quale gli Italiani hanno voluto esprimere la propria vicinanza alle popolazioni terremotate nell’ultimo anno”.
Insieme al ritorno della lenticchia, gli agricoltori hanno festeggiato un lento ma costante ritorno dei turisti in queste aree.

“Il ritorno dei turisti italiani e stranieri è determinante per chi come gli agricoltori è rimasto a presidiare queste terre ferite e abbandonate dall’ esodo forzato”, ha detto il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo.
Questo è un altro piccolo grande passo, proprio come il ritorno dei “cavalli” e la prima fioritura dopo il sisma.
A Norcia, c’è un altro luogo che è ripartito alla grande dopo il terremoto: il birrificio dei monaci benedettini che producono una birra speciale.
Insomma, segnali importanti di rinascita e ritorno alla normalità che in questa zona vuol dire sopravvivenza e voglia di ricominciare.