Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze.
Le parole del poeta greco, Costantino Kavafis, hanno rappresentato il manifesto politico e poetico di una generazione come la mia, cresciuta con l’idea europea dei progetti Erasmus e Leonardo da Vinci, come sogno di un territorio unico dove poter viaggiare liberamente. Un’Europa di popoli, di culture diverse sotto la stessa bandiera, quella europea.
L’anno era il 2004, quando, fresca di laurea, vinsi la borsa di lavoro Leonardo che mi fece volare tre mesi in Grecia per un tirocinio retribuito ai piedi del monte Olimpo.
Ancora oggi per me, quell’esperienza rimane unica perché mi ha dato la possibilità di crescere e di saper stare al mondo.
In Grecia, ho conosciuto Emiliano Micciché, un ragazzo originario di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, con radici anche siciliane. Una laurea in storia all’Università di Trieste, Emiliano, dal 2004, lavora come responsabile commerciale e della programmazione per il tour operator Sirios Travel.
Vive a Katerini, un paese non lontano dal Monte Olimpo, a sei chilometri dal mare.
Ci racconta gli umori e la vita dei greci pre e post referendum. La fierezza di un popolo che ha saputo ritrovarsi e ritrovare se stesso. Perché lui non lascerebbe mai questo paese, che ormai sente suo, e che la sua Ithaca è la moglie Tania, che ha lasciato l’Italia per lui.
Emiliano, cosa succede in questi giorni dopo il referendum?
E’ tutto molto calmo, tranquillo. La gente continua a vivere la vita quotidiana seguendo la routine. La stagione turistica, da Atene alle isole, si prepara a raggiungere il picco. I turisti arrivano, i greci vanno a lavorare, vanno al mare, vanno al ristorante e a fare la spesa. Ridono, scherzano, aiutano chi sta peggio.
Perché allora vediamo in tv immagini di panico con supermercati svuotati, code al bancomat, scene da disperazione?
Da quando si parla di crisi greca c’è stato un accanimento della stampa contro questo paese. E’ vero, nei giorni successivi all’indizione del referendum, i supermercati sono stati svuotati, c’erano lunghe code nelle banche. Non si sapeva cosa sarebbe accaduto. Oggi i supermercati hanno tutta la merce, le banche sono chiuse ma si possono prelevare le pensioni e si può pagare tutto con la carta laddove gli esercizi hanno il pos. Il problema è dei pensionati che vanno a ritirare la pensione con il libretto e che non hanno il bancomat. Questo però è stato risolto mentre rimane l’incognita dei beni bloccati di cui nessuno sa.
Come reagisce la gente?
Con dignità. Questa crisi è un fenomeno storicamente nuovo. Una cosa simile non se la ricordano gli anziani di oggi che hanno visto certamente altre cose peggiori ma nessuna come questa.
Anche il turismo, tiene e non soffre dell’incertezza a cui in questi giorni è condannata la Grecia?
I turisti arrivano normalmente, in tanti, come sempre. In queste settimane sono stato in giro per la Grecia e non ho visto scene di panico e depressione come quelle descritte dalla stampa.
Cosa dobbiamo sapere della Grecia che la stampa non vuole fare sapere?
Bisogna dire che il sistema clientelare greco e la corruzione sono stati tollerati, supportati dalla Germania e dalla Francia che hanno sempre appoggiato Nuova Democrazia al governo. Perché allora non si interveniva sulle pensioni e la pubblica amministrazione? Perché la Germania anche allora sapeva che, intervenendo sulle pensioni e il pubblico impiego, due settori importanti su cui si basano gli introiti delle famiglie greche, si andava a toccare l’elettorato di Nuova Democrazia, partito caro ai tedeschi. La Germania, l’Europa, ci chiedono di ridurre le spese militari ma prima hanno obbligato i greci a comprare armi e aerei dagli americani e tedeschi e ora vogliono ridurre le spese del ministero dell’Interno. Quello che è paradossale è che la Grecia, insieme all’Italia e Spagna, si trova a fronteggiare l’emergenza dei migranti. Ridurre le spese militari significa rendere le frontiere con la Turchia, Bulgaria ancora più vulnerabili. Quella stessa Europa che chiede sacrifici alla Grecia sulle spese militari non è disposta ad accettare le quote dei migranti in arrivo costringendo la Grecia a fare tutto da sola nella gestione dei flussi migratori.
L’Europa vuole la testa di Tsipras, che ha da subito dato del filo da torcere all’asse franco-tedesco. Con il referendum, i greci hanno dato una doppia risposta: no all’Europa e si a Tsipras.
La vittoria del No è stata istintiva, di pancia. Se non ci fosse stata la forte ingerenza tedesca a fare propaganda per il Si, avrebbe vinto il Si in Grecia. La decisione drastica, dura, punitiva, di chiudere le banche ha scatenato un forte sentimento di indignazione e di orgoglio. Il No vuole dare anche un mandato e poteri a Tsipras affinché possa cambiare la costituzione. Il No è un no a questa Europa di ricatti, che da lezioni morali senza dimenticare, parlando della Germania, che loro sessant’anni fa hanno distrutto l’Europa e non hanno pagato i debiti. Appena il referendum era stato indetto, il Si dominava ma all’improvviso, le cronache europee delle ultime ore, hanno fatto cambiare idea a giovani e anziani.
La vittoria del No ha spiazzato gli Europei. Pensi abbiano sottovalutato il popolo greco?
Hanno sottovalutato l’idea che il popolo greco non si fa sottomettere. Che il popolo greco ha una storia da difendere, una dignità, una democrazia che nasce dalle sue pagine e dai suoi cittadini. I greci vogliono pagare, lo abbiamo fatto fino ad ora, ma non possiamo essere ricattati, strozzati, puniti. Perché di punizione si tratta.
I greci vogliono uscire dall’Euro? Credono ancora in questa Europa?
I greci credono e vogliono un’Europa dei popoli, di culture e non di ricatti. I greci non vogliono uscire dall’Euro. Sono anche disposti a mangiare radicchio per due mesi se i sacrifici servono a far risollevare l’economia greca e non le banche tedesche. Se però l’Europa chiede ancora di umiliare la dignità, non credo che il ritorno alla dracma, a questo punto, faccia paura. Essere poveri con un euro o una dracma, non credo faccia più differenza.
Pensi che abbiano perso la speranza?
Assolutamente no. In giro non vedo rassegnazione ma ottimismo. Credo che un accordo, dignitoso ci sarà e la Grecia potrà finalmente ripartire.
Come è cambiata la Grecia da quando è arrivata la crisi?
I greci, per natura solidali e generosi, sono diventati un popolo ancora più unito che aiuta i più bisognosi. Hanno ritrovato l’identità di un popolo, l’identità di un paese. Sono uniti, forti.
Che lezione dobbiamo imparare dai greci?
Il coraggio, la dignità, la forza di andare avanti prendendo consapevolmente le decisioni e non lasciando decidere agli altri il nostro destino. Questo fa paura all’Europa che lo aveva già capito da quando Tsipras è arrivato al potere.
Se in Italia ci fosse stato lo stesso referendum, quale sarebbe stato il risultato, secondo te?
Avrebbe vinto il si perché gli italiani non avrebbero avuto lo stesso coraggio dei greci.
Hai vissuto gli anni della crisi ma non hai mai pensato di andare via? Pensi che il tuo futuro, possa essere ancora in Grecia?
Non lascerò la Grecia soprattutto se mi costringono a farlo. E’ una questione di orgoglio. Amo troppo questo paese che mi ha dato e insegnato tanto. Dell’Italia mi mancano gli affetti, la mia famiglia, ma non mi manca l’Italia in sé.
Da 14 anni vivi in Grecia, di cui ormai ti senti figlio. Il tuo è un amore per una terra che difendi e ami. Cosa ti ha insegnato la Grecia?
Amo la Grecia non solo per il suo passato, per la sua storia, per la sua lingua ma sopratutto per la sua vita quotidiana. Uno stile di vita che altrove è un lusso qui diventa naturale e semplice: mare, sole, buon cibo, passeggiate per la natura, rapporti umani profondi. In Grecia resiste ancora il concetto di Mediterraneo, inteso come luogo di scambio umano, come stile di vita. La gente si ferma per strada, parla con te, ci si incontra al bar, ti invita a casa, ti ascolta. Soprattutto, qui esiste ancora il concetto “sei quello che sei non quello che hai o rappresenti”. In Italia, quell’Italia che io ho lasciato, mi ha cresciuto secondo il dogma “sei quello che hai”.
Come è l’Italia vista dalla vicina Grecia?
E’ un ibrido. Aspira ad essere come la Germania, ma non lo sarà mai. Non è piú Mediterraneo come lo era una volta. Quell’Italia semplice, fatta di cultura contadina, che si rimboccava le maniche, piena di cultura e orgoglio, l’Italia dei miei nonni, credo non esista più. La Grecia con questa scelta referendaria ha chiaramente detto di no ad un certo modello di vita occidentale.
Ithaca è metafora del viaggio, della nostra vita. Dell’andata e di un ritorno. La tua Ithaca.
Mia moglie Tania. E’ lei la mia Ithaca. Non importa dove se sono con lei.