Mare, profumo di mare… a bordo di un vero transatlantico, a bordo della MSC Preziosa, la seconda nave più grande al mondo della flotta MSC incontro Lorenzo Fioto, il maggiordomo dei maggiordomi. Con lui, allo Yachting Club, mi addentro nel fantastico mondo delle crociere, tra storie, aneddoti e ricordi di un grande comandante, Gerardo De Rosa, e della mitica Achille Lauro, la nave sequestrata nel 1985 da un gruppo di terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina. Era l’ammiraglia della Flotta Lauro: erano 99 le navi del comandate che fu uno degli armatori più importanti del mondo e segnò la storia di Napoli e della Marineria italiana.
Lorenzo, come si diventa maggiordomi?
“Sono nato maggiordomo”.
Mi vuoi dire che sei maggiordomo dalla nascita?
“Sì, perché si nasce maggiordomo, è una predisposizione, è una celebrazione come dico sempre. Noi proveniamo da un antico ordine sacerdotale. Per questo sono nato maggiordomo. È una missione, un amore, è come servire Dio all’altare, e noi facciamo lo stesso con i nostri ospiti dando il meglio. Come il sacerdote prepara l’altare noi facciamo lo stesso”.
Quali sono i personaggi che hai incontrato durante la tua carriera?

Lorenzo Fioto con l’attore Gérard Depardieu
“Navigo da 44 anni. Quella che mi ha colpito di più è Sofia Loren, non perché fosse esigente, assolutamente, ma perché è una donna straordinaria. Berlusconi, Burt Lancaster, Renzo Montagnani, Sabrina Ferilli, Gloria Guidi, Berlinguer, De Mita, Craxi. Ospiti come Burt Lancaster, affatto esigenti, mi fanno ricordare un episodio… quando avevo un vassoio, e dovevo spingere il pulsante dell’ascensore e Lancaster volle prendere il vassoio dalle mie mani per aiutarmi. Lancaster insistette così tanto che dovetti cedere e prese lui il vassoio. I più grandi sono sempre i più umili, come la Loren, una donna amabile che salutava tutti. Certamente non amava le domande impertinenti stupide di alcuni giornalisti, ultimamente una giornalista le chiese: 'Come risolverebbe il problema dell’immondizia a Napoli?'. La Loren rispose: 'Non si fa una domanda del genere a una signora e poi dovreste chiederlo al Sindaco'. E mi diceva, a proposito di eleganza 'un filo di trucco e un filo di tacco'. Poi a bordo c’è stato Berlusconi: è una persona diplomatica, molto solare, un artista. L’ho visto due volte in crociera alla Yachting Club e l’ho servito io e mi fece molti complimenti dicendomi 'la classe non è acqua'”.
Come è organizzato il tuo lavoro?
“Quando arriva il passeggero, lo attendiamo e lo riceviamo in livrea, con i guanti bianchi. Abbiamo due postazioni e alla terza, li ricevo io spiegando loro lo Yachting club. Il maggiordomo è la ciliegina sulla torta”.
È vero che il maggiordomo dà dei consigli anche sull’abbigliamento?
“Certo. Si consiglia il colore adatto per l’abbigliamento, se il cliente ha bisogno di un consiglio noi diamo dei suggerimenti”.
Dove si studia per diventare maggiordomi?

Lorenzo Fioto con Sofia Loren
“C’è una scuola in Olanda e poi aiuta avere tanti anni di esperienza, come ho fatto io per diventare ed essere all’altezza di fornire tutti i servizi, come per esempio organizzare le escursioni ai passeggeri. Sono stato anche direttore hotel manager della Best Tour di Milano, in Egitto. Bisogna parlare almeno tre lingue”.
Quali sono i passeggeri più esigenti?
“Gli israeliani e gli italiani, anche se dipende dalla classe sociale. Di solito dei passeggeri che vengono già sappiamo cosa desiderano”.
Ci sono state “richieste impossibili”?
“Certo! Un passeggero pretendeva di stendere i panni al ponte 18 e avere una lavatrice a parte, perché non voleva che si facesse il bucato con il servizio di bordo. Ovviamente non fu possibile accontentare questo cliente. Mentre l’altro giorno un passeggero ha voluto tutti i fiori in cabina e i petali sparsi a terra per il compleanno della moglie: ovviamente lo abbiamo accontentato. Queste cose spingono a migliorare, quando ci sono richieste difficili. È molto stimolante”.
Quarantaquattro anni in mare, sei stato nelle più belle navi del mondo: l’Achille Lauro, l’ammiraglia del comandante Lauro.
“Sì. Ho navigato con la Flotta Lauro. Erano delle crociere di alta classe. Oggi tutti possono permettersi una crociera, prima era un sogno per pochi eletti. Oggi possono venire a bordo anche i bambini e, per esempio, ho visto anche donne nomadi salire a bordo. C’è cibo e divertimento in abbondanza. Prima era un lusso, basti pensare a Titanic, agli uomini in frac e le donne in lungo e le tre classi a bordo. Sono tempi diversi. Ricordo quando sbirciavo dall’oblò, ero un semplice lavapiatti, e vedevo quei camerieri con i guanti bianchi…e sognavo di fare questo lavoro. Pensa che, se non eravamo almeno 1,80 non andavamo in America con l’Achille Lauro”.
Hai conosciuto il comandate Lauro, l’uomo delle 99 navi?
“L’ho incontrato negli uffici della Lauro, noi marittimi avemmo l’onore di consegnargli una targa per ringraziarlo per il lavoro che ci aveva dato, aveva 90 anni. Mi viene la pelle d’oca a pensare a questa flotta. Sogno ancora di essere sull’Achille, era magica, era una nave con un’anima e con un grande cuore”.
L’Achille Lauro portava anche gli emigranti in Australia. C’eri anche tu a bordo?
“Sì. Al mio primo imbarco, nel 1972, ci furono 'le bombe a bordo' sull’Achille Lauro che faceva l’ultimo viaggio per gli emigranti verso l’Australia. Ricordo che era mattino presto e a bordo, arrivarono subito le forze speciali per individuarle: fortunatamente era solo un falso allarme”.
Anche io ho viaggiato a due anni verso l’Australia sull’Angelina Lauro e ricordo il Porto di Napoli e i pianti perché non volevo lasciare mio nonno. Tu avrai di certo assistito a scene commoventi. Che ricordi hai di questi viaggi?
“Ricordo che lanciavano rotoli di carta igienica dalla nave alla banchina oppure utilizzavano delle stoffe lunghe. Quando la carta o la stoffa si spezzava mentre la nave si allontanava era struggente: era la metafora della separazione dalla terra madre, dai propri affetti e dalle proprie origini. Ricordo i pianti di queste persone. Pensa che sull’Achille c’era anche la prigione, capitava che succedeva qualcosa a bordo e c’era una cella per chi commetteva un reato. Ovviamente c’erano le classi”.
L’Achille Lauro fu dirottata dai terroristi. Ricordi cosa accadde?
“Io stavo dormendo. 'Lorenzo svegliati che ci sono i terroristi a bordo!' Questo fu il mio risveglio, il mio amico si precipitò per dirmelo. Fu un incubo. Il comandante Gerardo De Rosa fece l’annuncio a bordo. Ci disse di andare tutti in saletta staff con le mani alzate. Tutti i membri dell’equipaggio dovettero andare lì ma prima molti si nascosero da me, erano terrorizzati, una ragazza si mise dietro di me per raggiungere la saletta staff. Ci fecero sdraiare a terra, non potevamo utilizzare il bagno. Eravamo 500 persone ammassate, ricordo che mi si addormentarono le gambe. Il Comandante riuscì a farci spostare nel Salone degli Arazzi, per farci andare in bagno, i terroristi ruppero dei tamburi che erano nel salone: diventammo prigionieri politici. Rimanemmo due giorni nel salone. Io ero seduto vicino all’americano ebreo, Leon Klinghoffer, che fu poi ammazzato”.
Klinghoffer era sulla sedia a rotelle e pare non avesse dei modi gentili. Come andarono i fatti?
“Dicono che lui infierì contro i terroristi chiamandoli 'bastardi'. Non ho mai sentito queste parole, era un uomo molto calmo e durante la prigionia era vicino a me. I terroristi a un certo punto, chiamarono Ferruccio il parrucchiere e un cameriere portoghese che puliva le cabine. Li costrinsero a portare il Klinghoffer fuori, sul ponte, e con i mitra puntati, furono obbligati a buttarlo in acqua, sotto minaccia di morte. Quando rividi Ferruccio e il cameriere avevano i volti sconvolti e i capelli dritti in testa”.
Come si comportò il comandante Gerardo De Rosa in quella tragedia?
“Fu un grande ed ebbe la capacità di mantenere la calma salvando la vita a molte persone. Salvò la vita a tantissimi ebrei presenti a bordo: c’erano passeggeri e ballerine ebrei. Fui chiamato dal Comandante per aiutarlo e nonostante questa tragedia, aveva sempre la battuta pronta. Gli chiesi cosa stesse succedendo e lui 'Lorenzo, niente'. Incredibile”.
Quanti morti ci furono?
“Un morto e un ferito. I passeggeri pensavano che stessero girando un film poiché videro che nel terminal di Alessandria di Egitto, da dove partimmo, giravano un film. Alcuni pensarono che quelle azioni dei terroristi fossero 'finzione': purtroppo no, con i bazooka e i mitra, i terroristi fecero dei buchi profondi, sparando e spararono alle gambe di un passeggero”.
Chi scoprì i terroristi a bordo?
“Fu un cameriere napoletano che non riusciva mai a pulire la cabina e quel giorno, bussando alla porta disse 'pulizia', i terroristi capirono 'polizia' e si scatenò l’inferno. I terroristi dovevano intervenire ad Ashdod, invece cambiarono i piani. Dopo 3 giorni nelle mani dei terroristi, arrivò con la motovedetta Abu Abbas, che trattò con i terroristi liberando dei prigionieri: i terroristi “abboccarono” e sbarcarono sulla motovedetta. Furono fatti prigionieri e trasferiti con l’aero. Se guardi il film c’è la scena dove l’America dice di atterrare in territorio americano e gli italiani dicono no perché sono prigionieri italiani. Il fatto avvenne sulla nave e la nave era territorio italiano. Ci fu una crisi internazionale tra gli Stati Uniti e l’Italia. Craxi parlò con Nixon per risolvere questa crisi. È un film che dovresti vedere”.
Ci furono infatti le dimissioni di tre Ministri, tra cui Giovanni Spadolini, in segno di protesta per la decisione di Bettino Craxi. Ritorniamo al comandante: quando De Rosa ti convocò, furono attimi di terrore, immagino
“Quando De Rosa mi chiamò sul ponte, le mie gambe tremavano. Ero terrorizzato. Lui rimase lucido ed ebbe la prontezza di nascondere tutti i passaporti ebrei in cassaforte, io ero con lui. Fu capace di tenere sotto controllo la nave, quando le ballerine si nascosero nella parte alta della loggia, a prua. Il comandante ebbe l’autorità di parlare con i terroristi che volevano uccidere le ballerine ebree che si erano rifugiate lì, un posto molto pericoloso. È stato un grande comandante, due volte Superiore. Per me è stato un onore averlo conosciuto. Stare accanto a un grande uomo: è stato meraviglioso”.
Era superstizioso?
“Il Comandante, quando partivamo, mi chiedeva di accendere l’incenso per buono auspicio e invitava i passeggeri sul Ponte di Comando (allora si poteva) che volevano assistere alla manovra che faceva lui personalmente. L’incenso era fondamentale, andavo a prenderlo personalmente a Genova, alla Cattedrale di San Lorenzo. Quando c’era mare forza 9 il Comandante De Rosa mi diceva: 'Incenso a tutta forza, Lorenzo! Avanti tutta'”.
Qui ho assistito a un matrimonio: molto emozionante. Il Comandante ne avrà celebrati molti, immagino
“Certo. A bordo abbiamo battezzato, cresimato. Una volta ci fu anche un cardinale, poi a bordo avevamo la cappella. Il comandante celebrava i matrimoni, ovviamente tutto informale. Sui depliant della Achille Lauro c’eravamo io e lui. Era una celebrità. Amava la pasta, e gliene preparavo almeno 500 grammi, soprattutto al mattino presto. Non mangiava il pollo, lo detestava. E lo ha trasmesso anche a me, di riflesso, però mangiava almeno sette uova al giorno. Una contraddizione visto che erano di pollo…”.
Era molto corteggiato: ti occupavi tu delle sue “fan”?
“C’erano molte corteggiatrici, lo confesso. Era un uomo affascinante e molto simpatico. La nave portava mille passeggeri. Era la star a bordo: era nei saloni, con i passeggeri, partecipava alle feste. Altro che Love Boat. Una volta ci siamo travestiti, l’ho truccato e vestito da Nanetto, truccandogli la pancia. Era incredibile. L’Achille era magica, c’erano feste pazzesche, eleganti e divertenti. Sapessi quanti amori sono sbocciati a bordo. Prima c’erano le crociere 'Cuori solitari' e sapessi quante coppie si sono formate e quanti matrimonio abbiamo poi celebrato. La festa dei Cuori solitari era molto bella”.
Cosa ti ha lasciato il comandante De Rosa?
“Mi ha lasciato un modo di pensare, di ponderare prima di parlare. Era un uomo intelligentissimo, aveva una memoria straordinaria. Conosceva tutta la messa in latino e a memoria, decantava l’Inferno e il Paradiso di Dante. Un uomo molto colto, era un uomo che aveva un sesto senso impareggiabile che possiedo anche io, purtroppo… o per fortuna. Vivevamo in simbiosi. Mi ha lasciato la calma, quella calma che lo aiutò a vincere i terroristi. Nel libro mi dedicò una frase facendo riferimento a me come 'al Caro Menarrosto'”.
Menarrosto?
“Sì. È una figura teatrale come Bertoldino. Uno che faceva i dispetti. Io gli facevo i dispetti quando se li meritava. Era un uomo speciale. Particolare”.
Hai altri ricordi speciali dei tuoi 44 anni di crociere?
“C’era un sacerdote a Port Said. Veniva maltrattato sia dal personale egiziano che dalla polizia. Io chiesi al comandante di farlo salire a bordo. Così, ogni volta che attraccavamo in Egitto, veniva sotto bordo, chiedeva elemosina per i poveri che aiutava. Per fortuna non lo maltrattarono più quando videro che gli facevo la carità e che era il benvenuto. Un giorno questo sacerdote mi chiamò e mi chiese se poteva venirmi a trovare. Gli diedi l’indirizzo: si presentò con la macchina del Vaticano”.
Il Vaticano?
“Sì, venne in Italia e il Vaticano gli diede la macchina per farlo spostare. Come per Madre Teresa. Arrivò sotto il mio palazzo. Era un santo, era davvero un angelo. Mangiammo insieme. Indimenticabile”.
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