La creatività di Chiara Civello è iniziata presto. Diplomata al Berklee College of Music di Boston, la scuola che da più di 20 anni sforna le stelle del jazz, si trasferisce a New York e qui diventa la prima artista italiana ad incidere un album con la prestigiosa etichetta jazz Velve Records, la casa discografica di Luis Armstrong e Ella Fitzgerald, per intenderci. Siamo nel 2005 e Last Quarter Moon raccoglie sette canzoni scritte da lei e tre in collaborazione con altri artisti, compresa la ballad Trouble, composta a quattro mani con il leggendario Burt Bacharach. Oggi con quasi dieci anni di carriera e altri tre album alle spalle, The Space Between, 7752 e Al posto del mondo, l’eclettica cantautrice romana, oltre a scrivere canzoni, suona il pianoforte e anche la chitarra, e può permettersi il lusso di fare ciò che vuole. E così convoca grandi nomi della musica internazionale come Gilberto Gil, Chico Buarque, Esperanza Spalding e Ana Carolina per aiutarla a disegnare i confini di un progetto speciale che contamina musica e cultura.
Canzoni, una collezione di 17 brani scritti da autori simbolo della scena musicale italiana dagli anni 60 ai nostri giorni, è sicuramente un rischio, ma il risultato è un concept album evocativo ed esteticamente impeccabile sostenuto dalla voce raffinata e versatile di Chiara, dalle abili mani del produttore artistico Nicola Conte e dagli arrangiamenti di Eumir Deodato.
“Ma non si tratta del solito album di cover – racconta la Civello – tanto meno di un album nostalgico. L’idea era quella di creare una nuova antologia di canzoni d’autore del periodo d’oro della musica leggera italiana, quando c’era un forte interesse per quello che veniva creato nel nostro paese. In America lo chiamerebbero italian standards. Partire dalla popular song, per giungere, attuando un lavoro di ristrutturazione di suoni, ad un nuovo brano di respiro più ampio, più internazionale, pur conservando la peculiarità della linea melodica”.
Una sfida dalla quale Chiara esce trionfante e conferma la sua evoluzione artistica nel preciso dosaggio di bossa nova, passione ereditata dalla recente esperienza in Brasile, soul, jazz, e blues, nei restauri romantici di vecchie canzoni di Paolo Conte, della coppia Lucio Battisti-Mogol, di Sergio Endrigo, Fred Buscaglione, Umberto Bindi, Ennio Morricone, Mina e Jimmy Fontana.
“Senza dimenticare i grandi autori di oggi – aggiunge – come Vinicio Capossela, i Negramaro, Vasco Rossi e Subsonica”.
Chiara non sembra amare le risposte standard, le piace lasciarsi andare a riflessioni e prendersi il suo tempo per elaborare al meglio ciò che ha da dire. Piuttosto cerca di cogliere lo stato d'animo della foto di copertina, un omaggio all'attrice Florinda Bolkan, protagonista del film Metti, una sera a cena, quando aggiunge che il repertorio del nuovo album strizza l’occhio a quei classici italiani del passato che sono diventati delle hit nel mondo, in particolare negli Stati Uniti.
“Con Canzoni il pubblico americano, e non solo, avrà l’occasione di ascoltare successi italiani evergreen nella versione originale, ma con sonorità più familiari. Come quelle di Julie London per Sigaretta di Fred Buscaglione, o Dusty Springfield per Io che non vivo senza te di Pino Donaggio, tanto per fare qualche esempio”.
Ed è proprio nel Nord America, lì dove tutto è iniziato, che Chiara Civello confessa di aver lasciato il cuore.
“È stata la musica a farmi restare. La scena musicale era così ricca che trovavo tutto emozionante e stimolante. Ho avuto l’opportunità di esibirmi in locali storici di New York come The living room, un piccolo spazio sufficientemente grande per ospitare alcuni dei migliori nuovi talenti del cantautorato newyorchese, tra cui Norah Jones. Ho incontrato il fior fiore dei musicisti internazionali e la mia musica si è lasciata contaminare da diversi generi, tenendo un piede ben saldo nel jazz. Adesso a fare tendenza tra gli artisti c’è il Nublu Sound, nell’East Village: da qui hanno cominciato la loro carriera i Brazilian Girls, la band elettronica Kudu e la giovane formazione brasiliana di Forro in the Dark”.
Ma se gli Stati Uniti sono il paese delle grandi opportunità, il paese in cui è possibile tutto e il contrario di tutto, che ne pensi della gestione americana del conflitto in corso tra l’esercito israeliano e le milizie di Hamas?
“Che importa alla gente quel che ne penso io! Faccio la cantante…”.