Definirlo un attore sarebbe troppo restrittivo. Enzo Iacchetti è un’artista completo, a tutto tondo. Cantante, attore, comico, regista di teatro oltre che conduttore televisivo di “Striscia la notizia” che dal 1993 conduce insieme al suo grande amico Ezio Greggio. In teatro è stato protagonista tra tanti lavori in: “Risate al 23 esimo piano” di N.Simon, di “Provaci ancora Sam” di W.Allen, ed è stato Max Byalistock nella versione italiana di “The Producers” di Mel Brooks.
Recentemente ha portato in giro nei maggiori teatri italiani uno spettacolo omaggio al grande Giorgio Gaber dal titolo: “Chiedo scusa al sig. G”, omonimo titolo del suo penultimo disco.
Quest’anno, inoltre, è stato premiato dal Presidente della Repubblica per il suo impegno umanitario, dedicando tutto l’incasso del suo ultimo CD “Acqua di Natale” (disco d’oro 2012) alla costruzione di una diga di terra per la raccolta di acqua piovana nella zona più arida del Kenya. Il 16 settembre Enzo Iachetti arriverà nella Grande Mela tramite la Incanto Productions (già nota per le produzioni di Pinocchio The Italian Musical e The Italian Fairy) per partecipare come ospite d’eccezione al Festival della Canzone Italiana di New York, un evento organizzato dall’Associazione Culturale Italiana, giunto quest’anno alla sua quinta edizione. Ma l’avventura americana di Iachetti non si ferma qui: l’artista di Cremona ritornerà infatti in primavera per un concerto-spettacolo.
Dall’Italia all’America, dagli italiani d’Italia agli italiani d’America: quali sono le sansazioni e le aspettative di un uomo di spettacolo come te? La sensazione di cantare in America è più di una grande emozione. Per me che ho sempre seguito lo stile americano nella mia professione, è una prova in più, un traguardo raggiante.
Hai maturato esperienze nel mondo della Tv, del cinema e del teatro. Cosa ami di più? Il teatro è la disciplina che amo di più, anche se la meno retribuita. Il teatro è terapeutico, mi ha aiutato a superare parecchi momenti difficili dalla mia infanzia ad oggi. Se lo sai fare, il teatro non ti abbandona mai, cosa che cinema e TV fanno non appena il tuo successo commerciale diminuisce.
Nella tua grande versatilità hai anche scritto, cantato e prodotto musica e spettacoli per bambini. Da dove nasce questo desiderio? Fare musica, canzoni o fiabe per bambini, nasce dalla necessità di rinnovamento. In Italia i bimbi seguono ancora progetti infantili e didattici di 200 anni fa. Ecco la voglia di scrivere per loro cose nuove, pedagogicamente più adatte ai tempi che i bimbi di oggi stanno vivendo.
Viaggi in tutta Italia con lo spettacolo dedicato a Giorgio Gaber. Secondo te questo repertorio può attraversare l’oceano? Le canzoni di Giorgio Gaber possono attraversare tutti gli italiani del mondo intero. Gaber è conosciutissimo fin dagli anni ‘70, come Mina, come tanti altri artisti seguiti dai nostri emigranti. Certo, se dovessi fare un omaggio a Gaber per gli italiani in America, sarebbe davvero il primo capitolo di un libro straordinario, pieno di significati di filosofia, di divertimento e di cultura. Gaber è morto nel 2002, ma anche la più vecchia delle sue canzoni sembra scritta ieri.
Hai progetti futuri in America?Più che progetti in America io li chiamerei sogni. Anche da ragazzo o da artista, ancora non conosciuto, racimolavo soldi per il viaggio facendo i lavori più impensabili. Poi arrivavo a NewYork e spendevo i miei guadagni per gli show che volevo vedere. E già allora pensavo: “chissà se un giorno”. Forse quel giorno è arrivato!