Nella foto a lato, una rarissima immagine dell’uomo cane a mazara del Vallo. Nella foto in basso, un ritratto di Ettore Majorana.
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Tommaso Lipari era un uomo solo, riservato. Senza dimora, non chiedeva mai nulla. Lo chiamavano l’Uomo Cane. Ma chi era in realta’? Era Ettore Majorana "l’Uomo Cane" di Mazara del Vallo? È una ipotesi suggestiva, che quel "barbone" vissuto per più di trent’anni nella cittadina siciliana potesse essere lo scienziato catanese misteriosamente scomparso nel 1938, un’ipotesi che ha cercato di analizzare il noto criminologo Vincenzo Savatteri, esperto di simboli e segni. Dai recenti studi fatti da Savatteri attraverso la visione di atti e documenti riservati, si è giunti a certe conclusioni che sembrano essere tra le più plausibili finora trovate.
Da questa indagine emerge un elemento molto importante che è stato trascurato in passato e che lei ha fatto affiorare. Di che cosa si tratta?
“Tommaso Lipari teneva sempre un bastone con uno spillo ad una delle estremità con cui raccogliere le cicche di sigarette che trovava per strada. Osservando questo bastone non si può non notare una serie di tacche nere poste ad intervalli che appaiono non casuali. In prima istanza darebbe l’impressione di un regolo. Interessante è pure la cordicella con tre palline bianche che il Lipari tiene nella mano sinistra. Le tacche del bastone sono disposte in modo che gli estremi rappresentino la somma dei due numeri più prossimi rappresentati dalle tacche centrali. Ciò sembrerebbe indicare la simbologia della teoria fisica del campo unificato, tuttavia solo un fisico o un matematico potrebbe correttamente interpretare l’intervallo delle tacche del bastone di Tommaso Lipari. Infatti le tacche sono la sequenza di Fibonacci”.
Dalla ricostruzione dello scenario della scomparsa di Majorana sono emersi nuovi elementi. Quali?
“Ettore Majorana si rende conto delle scoperte e delle conseguenze della ricerca sull’ atomo molto prima di Fermi e degli altri scienziati. Tale scoperta e le conseguenze che ne derivano sono per lui insopportabili, decide di rifiutare e ripudiare tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento. Passa i giorni precedenti la sua scomparsa a vedere e rivedere le sue nuove teorie sull’atomo, terminato il lavoro di ricerca, pianifica la sua scomparsa. Il suo intento era di "scomparire" in Sicilia, la sua terra di origine. Prende il postale Napoli-Palermo e casualmente, incontra sulla nave un certo Tommaso Lipari. Majorana cambia il suo piano approfittando dell’incontro con il Lipari. I due accettano lo scambio di identità, il Lipari in cambio di denaro, il Majorana senza nulla pretendere. Il Lipari a questo punto ha la somma di denaro necessaria per andare in Argentina con il nome di Ettore Majorana (pista argentina). Majorana è indeciso a questo punto cosa fare. Sceglie di annullarsi come uomo "civile" e scienziato e trova una sua collocazione nella vita di un barbone a Mazara del Vallo”.
Come criminologo ha rilevato alcuni dubbi sulle indagini di Tommaso Lipari. Perché?
“1. Le impronte digitali comparate tra il Lipari e Majorana sono quelle del primo arresto del Lipari? Se così fosse tenendo conto che il primo arresto è inequivocabilmente legato al Lipari le impronte rilevate sono indiscutibilmente diverse.
2. Che certezza si ha che l’analisi comparativa tra le impronte del Lipari e Majorana è avvenuto con un oggetto manipolato esclusivamente da Majorana?
3. Il test del dna è stato effettuato? Se sono stati commessi errori nell’analisi, i sequenziatori di dna al momento dell’indagine non erano così perfezionati come oggi e le possibili contaminazioni dei reperti renderebbe nullo l’esame.
4. Le testimonianze raccolte a Mazara del Vallo dimostrano una conoscenza non comune della matematica da parte del Lipari e ciò appare incompatibile con la figura di un muratore o di un uomo di mare.
5. Dove sono custoditi gli oggetti in possesso di Tommaso Lipari, sarebbe molto interessante studiare il bastone e la "collana" che teneva in mano, questi oggetti appaiono suggestivi di simboli matematici e fisici”.
Quali conclusioni ha tratto da questa vicenda?
“Chiunque sia stato Tommaso Lipari ha vissuto preparandosi a "una" morte o "alla" morte, come ad una condizione in cui dimenticare, dimenticarsi ed essere dimenticato. Una morte che potremmo definire prima di tutto anagrafica e poi sociale e in questo solo elemento il parallelismo con la personalità, la vita e la scomparsa di Ettore Majorana appare altamente suggestivo. In ogni caso Tommaso Lipari era un uomo non comune e tanto basta per rivedere ed approfondire il mistero dell’uomo cane. Mi si conceda un ultimo parallelismo, come cita Sciascia, Majorana aveva anche un certo gusto mistificatorio e teatrale: nel senso che le teorie non gli venivano per improvvisa folgorazione, quei calcoli che stupivano i colleghi li faceva soltanto in tram; ed anche nel senso che probabilmente si divertiva a versar per terra e disperdere l’acqua della scienza sotto gli occhi di coloro che ne erano assetati. Ma il fatto che davvero la versasse e disperdesse, buttando nel cestino della carta straccia teorie da premio Nobel, della cui novità e portata era indubbiamente consapevole, ci può dare il sospetto che, come Tommaso Lipari, abbia buttato se stesso nel "cestino dei rifiuti" e che solo da ciò che veniva buttato per terra traeva gli elementi della sua sopravvivenza, proprio come Tommaso Lipari”.
A questo punto, per arrivare alla verità bisognerebbe riesumare il corpo de “l’uomo cane” che si trova al cimitero comunale di Mazara del Vallo e sottoporlo all’esame del DNA.
L’Uomo Cane affermava di venire dalla Tunisia e da classico barbone mangiava quel che trovava rovistando tra i rifiuti. Arrivò a Mazara del Vallo all’inizio del 1940, dormiva all’aperto nei pressi dei ruderi del Castello Normanno. Interessante appare l’elemento di comportamento che riguardava il non chiedere mai e a nessuno l’elemosina rifiutando qualunque aiuto o offerta venisse a lui fatta. Le uniche notizie di Tommaso Lipari dicono che era un muratore, che era nato a Tunisi il 14 aprile del 1900. Null’altro si sa del Lipari. La connessione con la figura di Ettore Majorana si deve al mazarese Edoardo Romeo che così testimonia: "Mi disse di chiamarsi Ettore Majorana e di essere un ex-professore di matematica e fisica". Fu proprio perché convinto di questa tesi che Edoardo Romeo, insieme col fratello, si rivolse all’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, chiedendo di accertare la verità. Il giudice accertò che, un mese dopo la scomparsa di Majorana, un certo Tommaso Lipari usciva dalla prigione di Favignana. Poiché l’uomo cane, per un banale episodio, era finito in prigione nel 1948, fu facile confrontare le firme apposte dai due nei registri carcerari, anche se in momenti diversi. Il giudice Borsellino considerò le firme molto simili e pertanto, convinto che Tommaso Lipari e l’"Uomo Cane" fossero la stessa persona, chiuse l’inchiesta.