Il nuovo conservatorismo UK riparte dalla campagna. E non solo in senso elettorale. Le aziende agricole sono un simbolo di inglesità e i Tories lo sanno bene. Da qui può passare la risalita nei consensi del partito. Ma non solo. Da qui rinasce anche la proposta di un conservatorismo moderno che unisce azione e nuovi media, con un messaggio chiaro, capace di parlare non solo alle élite ma soprattutto al cittadino comune, che è il primo destinatario della strategia comunicativa della neo leader tory Kemi Bradenoch. Ecco perché abbracciare la protesta degli agricoltori, consapevoli del loro ruolo fondamentale al momento del voto, come è accaduto nelle recenti elezioni nei Paesi Bassi, con una forte affermazione del Movimento Civico-Contadino (BoerBurgerBeweging).
Ora è il turno dell’Inghilterra, dove è iniziata la protesta antitasse di successione delle aziende agricole. Una grana molto seria per il governo Starmer che si trova schiacciato tra la concorrenza internazionale, le normative europee e la spada di Damocle dei dazi. I conservatori soffiano sul fuoco, con Badenoch che ha impegnato il partito nel sostegno alla petizione “stopthefarmtax.com” e ricordato, in perfetto stile conservatore, come la sicurezza alimentare della Gran Bretagna sia essenziale e che la priorità è coltivare e consumare più cibo britannico. Il Partito Tory si oppone alla decisione dei Laburisti di aumentare le tasse che le famiglie di agricoltori devono pagare quando la loro azienda agricola passa da una generazione all’altra perché costituirebbe una minaccia per l’economia rurale, per la sicurezza alimentare, ma anche per l’ambiente.

Il fuoco della protesta brucia da mesi sotto la cenere: i contadini inglesi sono più volte scesi in piazza per protestare contro le politiche governative e le difficoltà che stanno affrontando. Le manifestazioni riflettono una crisi agricola sempre più evidente che rischia di impoverire ulteriormente larghe fasce di popolazione, gran parte delle quali ha storicamente offerto un sostegno alla sinistra. Ma ora? In mancanza di risposte credibili, il malcontento, che ha molta presa sull’opinione pubblica britannica, potrebbe far cambiare il vento ed è ciò su cui punta proprio la leader dei Tory. Tra le questioni principali che agitano la protesta ci sono l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza internazionale, le normative europee sull’ambiente e l’importazione di prodotti agricoli a prezzi più bassi, che minano i profitti degli agricoltori locali. In particolare, i contadini si oppongono alle misure legate alla sostenibilità ambientale, come la legge sul “riposo obbligatorio” dei terreni che limita l’uso per le coltivazioni di alcune aree, e all’importazione di grano ucraino, che ha abbassato i prezzi di mercato.
L’insofferenza degli inglesi verso le imposizioni originate a Bruxelles è un fatto noto e uno dei motivi che ha sostenuto la Brexit. Ma oggi l’allarme interno arriva deciso e forte da molte aziende agricole che sono a rischio chiusura o indebitamento e soprattutto è messa in discussione la sopravvivenza delle piccole imprese familiari e del modello agricolo tradizionale che tanto sta a cuore ai conservatori. Nonostante il governo britannico abbia promesso sostegni fiscali e incentivi, molti agricoltori ritengono insufficienti le misure adottate e chiedono ai ministri di ritardare la modifica dell’imposta di successione per alcuni anni.
La protesta dei contadini inglesi, che ha perfino portato i trattori davanti ai cancelli di Buckingham Palace, ha nel mirino il Cancelliere Rachel Reeves che nel suo bilancio del mese scorso ha annunciato di voler portare al venti per cento la tassa di successione per le imprese agricole piccole e medie e questa decisione ha infuocato gli animi.
I fatti d’oltremanica si rivelano in realtà cruciali anche per il resto del continente perché questa è solo l’ultima di una serie di mobilitazioni che rischia di travolgere l’intera Europa, già fragile, in una sorta di reazione a catena. Lo ha capito bene la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, oggi ben più prudente, se non addirittura in retromarcia, rispetto al rigore ecologista degli scorsi anni. Forse anche l’“inaspettato” riavvicinamento ai Conservatori, culminato nella recente nomina di Fitto può essere letto in questa logica. La mobilitazione dei contadini inglesi rischia in questo momento di rinfocolare le proteste anche in Olanda, Francia, Germania e altri Paesi, evidenziando una crisi strutturale dell’agricoltura continentale che richiede interventi coordinati e strategie di lungo termine. Gli agricoltori richiedono una forte inversione di tendenza rispetto alle misure proposte da Bruxelles per ridurre le emissioni di azoto, che in alcuni Stati prevedono una significativa diminuzione del numero di capi di bestiame e possibili espropri delle aziende agricole. Tali misure, sebbene in linea con le direttive europee, sono percepite come il prodotto di un’“ambientalismo d’élite” e, quando è in gioco la sopravvivenza delle persone, quella dell’ambiente, si sa, diventa purtroppo secondaria.