Martedì sera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito a porte chiuse per discutere la situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra, con un briefing da parte di Sigrid Kaag, Coordinatrice senior per gli aiuti umanitari e per la ricostruzione delle Nazioni Unite.
Parlando con i giornalisti dopo il briefing, la signora Kaag ha sottolineato la necessità di volontà politica per affrontare la crisi e garantire che gli aiuti umanitari raggiungano i bisognosi. Kaag ha detto di aver dipinto “un quadro molto desolante mentre i civili a Gaza continuano a soffrire. E ho menzionato ai membri del Consiglio che ho visitato Gaza nel corso della mia vita, in diversi ruoli professionali dalla fine degli anni ottanta, come volontaria, ho visitato Gaza come membro dello staff delle Nazioni Unite, l’ho visitata come Direttore regionale dell’UNICEF e in 2020 come Ministro (dell’Olanda, ndr). Ma nulla ti prepara per ciò che vedi, ciò che senti e le conversazioni che hai con i tuoi simili, i palestinesi a Gaza”.Kaag ha ribadito che le condizioni in cui la popolazione di Gaza è costretta a sopravvivere sono “inumane”.
“Ho anche informato ciò che abbiamo fatto nel corso di questi dodici mesi” ha detto Kaag. “Abbiamo negoziato l’accesso. Abbiamo mantenuto ai massimi livelli i contatti con ogni ministro degli Esteri. Mi sono impegnata costantemente con il governo israeliano a tutti i livelli. Abbiamo continuato a discutere, abbiamo contribuito a organizzare, negoziare e stabilire tutte le rotte da Cipro, dall’Egitto, dalla Giordania, dagli appalti da Israele e dalla Cisgiordania. Abbiamo anche creato un database. Abbiamo un sistema di pre-notifica, un sistema di approvazione, gli osservatori a Gaza sono sotto la 2720 mentre parliamo. Quindi tutte queste operazioni a livello nazionale sono state stabilite, negoziate e alla fine abbiamo stabilito la fiducia e le continue negoziazioni e conversazioni con le parti”.
Ma ecco che poi l’inviata ONU tristemente deve ammettere: “Soddisfa tutti i bisogni della popolazione di Gaza? Questo è ben lontano, e l’ho detto al Consiglio, non esiste alcun sostituto, nessun sistema può e potrà sostituire o compensare l’assenza o la mancanza di volontà politica (…) Questa non si può chiedere alle Nazioni Unite, agli operatori umanitari, è qui che entrano in gioco gli Stati membri e le parti in conflitto”.
Dopo lo “stake-out” con i giornalisti, dove poche domande sono state concesse, abbiamo avvicinato l’ex ministra degli Esteri olandese Kaag per chiederle se avesse trovato, dopo la caduta del regime di Assad in Siria, un clima diverso all’interno del Consiglio di Sicurezza: ha forse notato un clima di unità anche per quanto riguarda Gaza?
“Avrei sperato fosse così” ha detto Kaag ma poi, ha chiarito: “Non sono una frequentatrice assidua del Consiglio di Sicurezza per riuscire a fare certi confronti. Dico però che l’unità nel Consiglio c’è riguardo alla necessità di un cessate il fuoco immediato e alla liberazione di tutti gli ostaggi. Così come c’è unità per quanto riguarda gli aiuti umanitari. Tutti vogliono trovare una via di uscita dalla crisi, resta però sempre in sospeso la risposta alla domanda su come farlo”.