Secondo l’agenzia per le migrazioni delle Nazioni Unite (IOM, OIM in italiano), più di 40.000 persone sono fuggite dalle loro case a Port-au-Prince in dieci giorni per sfuggire alle violenze scatenate dalle gang criminali che controllano buona parte della capitale haitiana. Gli sfollamenti avvenuti tra l’11 e il 20 novembre, spiega l’Oim, sono i più ingenti registrati negli ultimi due anni. Nelle ultime due settimane, diversi quartieri di Port-au-Prince e dintorni sono stati teatro di brutali scontri che hanno coinvolto “Viv Ansanm” (“Vivere insieme”), un’alleanza di bande formata a febbraio per rovesciare l’allora primo ministro Ariel Henry, che si è dimesso ad aprile. Secondo l’organizzazione, in totale, più di 700.000 haitiani hanno dovuto lasciare le loro case.
Mentre la situazione della sicurezza nella capitale haitiana peggiora rapidamente, le Nazioni Unite stanno adeguando le proprie operazioni per garantire la continua fornitura di assistenza umanitaria fondamentale. Martedì, in un briefing, il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq ha sottolineato la crescente insicurezza, rilevando che il personale essenziale di varie agenzie delle Nazioni Unite e della Missione delle Nazioni Unite ad Haiti (BINUH) rimane a Port-au-Prince per continuare le loro attività critiche.
Sebbene la sicurezza del personale sia una priorità, le Nazioni Unite restano pienamente impegnate nel sostenere gli sforzi guidati da Haiti per la transizione politica e nel fornire aiuti umanitari vitali. I programmi continuano ad essere erogati fuori dalla capitale, raggiungendo le comunità bisognose in tutto il Paese.
La risposta umanitaria delle Nazioni Unite arriva in un momento in cui la crisi sta avendo un impatto particolarmente grave su donne e ragazze. Lunedì, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha sottolineato il prezzo sproporzionato che la crisi sta imponendo alle donne e alle ragazze ad Haiti. Tra gennaio e ottobre 2024 sono stati segnalati 5.400 episodi di violenza di genere, anche se si prevede che il numero reale sia molto più elevato.
Gang violence is escalating at alarming rates in #Haiti: tens of thousands have been forced from their homes, and critical supply chains have collapsed.
Despite the rising peril, the UN has committed to remain in the country. pic.twitter.com/Tp2I21Z1RE
— UN News (@UN_News_Centre) November 26, 2024
Questa statistica preoccupante è aggravata da un grave sottofinanziamento per i servizi a sostegno delle sopravvissute alla violenza di genere e alla salute sessuale e riproduttiva. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) ha garantito solo il 19% dei finanziamenti richiesti per quest’anno, lasciando lacune critiche nel sostegno alle popolazioni vulnerabili.
La situazione dei bambini è altrettanto allarmante. L’UNICEF ha segnalato un forte aumento del reclutamento di minori da parte di bande armate, con un numero di bambini reclutati in aumento del 70% nell’ultimo anno. Alcuni bambini di appena otto anni sono stati reclutati con la forza e i minori rappresentano ora tra il 30 e il 50% di tutti i membri delle bande. Questa tendenza preoccupante è aggravata dalla chiusura delle scuole e dai diffusi sfollamenti, che lasciano i bambini sempre più vulnerabili e senza protezione.
Nonostante le sfide poste dalla situazione di sicurezza, le Nazioni Unite continuano a sostenere il popolo e le autorità haitiane, concentrandosi sulla fornitura di servizi e assistenza essenziali, in particolare per le donne e i bambini colpiti dalla violenza in corso.
“Continuiamo a sostenere il popolo e le autorità haitiane, con assistenza umanitaria fondamentale e sostegno politico per assistere gli sforzi guidati da Haiti per portare a termine con successo la transizione politica”, ha ulteriormente sottolineato Haq.