Quando a settembre avviene l’avvicendamento tra il presidente dell’Assemblea Generale uscente, in questo caso il 78esimo presidente dell’UNGA Dennis Francis (Trinidad e Tobago) con il nuovo presidente dell’UNGA79, Philémon Yang (Cameroon), l’attenzione del Palazzo di Vetro è sempre concentrata sul nuovo arrivato e il programma che presenterà per un incarico breve, che dura solo un anno. Ma alla conferenza stampa finale del presidente uscente Francis, c’era un numero inusuale di giornalisti, come se si aspettassero dal diplomatico caraibico qualche cosa di meno rituale, qualche “verità” magari pronunciata senza peli di feluca diplomatica. Francis non ha deluso, almeno per quanto riguarda quello che ha detto ai giornalisti riguardo a ciò che pensa sullo stato della riforma dell’ONU.
Ma andiamo per ordine. Parlando alla vigilia della fine del suo mandato, Francis ha descritto il suo anno alla guida del principale organo politico delle Nazioni Unite come “l’onore di una intera vita”. Il presidente del “Parlamento del Mondo”, che rappresenta tutti i 193 paesi membri dell’ONU, aveva iniziato il suo incarico con quattro parole programmatiche: “Pace, prosperità, progresso e sostenibilità”.
Nella sua presentazione prima di rispondere alle domande dei giornalisti, Francis ha mostrato la sua soddisfazione per l’adozione di una dichiarazione “storica” al vertice sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dello scorso settembre, che l’Assemblea generale ha approvato nella sua prima azione ufficiale della 78a sessione, “rendendo urgenti i nostri sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Poi Francis ha ricordato, tra i lavori dell’UNGA78, “il dialogo ad alto livello sul finanziamento allo sviluppo, che ha portato a un clamoroso consenso sulla necessità di riformare l’architettura finanziaria globale, con l’obiettivo di abbinare le nostre ambizioni di sviluppo sostenibile per il 2030 con le risorse necessarie per l’attuazione”. Per Francis, durante gli ultimi dodici mesi, a UNG78 “ci è stata ricordata la responsabilità centrale di costruire una pace sostenibile, il fulcro del successo di qualsiasi altro pilastro del lavoro delle Nazioni Unite”.

Ovviamente, la terribile escalation di violenza nel conflitto in Medio Oriente ha dovuto occupare gran parte dell’attenzione dell’Assemblea Generale, che però per Francis è riuscita a intraprendere un’azione coraggiosa per riprendere la sua decima sessione di emergenza. Francis ha ricordato come l’Assemblea ha adottato tre importanti risoluzioni sulla crisi tra Israele e i palestinesi. Nella prima ha chiesto la protezione dei civili e il rispetto degli obblighi legali e umanitari, mentre nella seconda ha chiesto un cessate il fuoco immediato e che tutte le parti rispettino le rispettive organizzazioni internazionali, nonché il rilascio di tutti gli ostaggi e la garanzia dell’accesso umanitario. La terza risoluzione stabiliva che lo Stato di Palestina è idoneo a diventare membro delle Nazioni Unite e raccomandava al Consiglio di Sicurezza di considerare favorevolmente la questione.
“Queste richieste dell’Assemblea rappresentano la volontà della comunità internazionale e – come ho ripetutamente affermato in diverse occasioni – ribadisco queste richieste, apertamente, qui oggi. È tempo che la violenza a Gaza finisca”, ha detto Francis. Ma, ovviamente, le risoluzioni dell’Assemblea Generale non sono “binding”, vincolanti, come invece sono quelle del Consiglio di Sicurezza. Francis ha anche dimostrato il suo orgoglio per il lavoro della sua amministrazione sui temi sull’uguaglianza di genere e sui giovani.
Poi il presidente uscente dell’Assemblea ha indicato un altro importante risultato che per lui sarebbe stato conseguito durante la sua amministrazione, vale a dire la maggiore consapevolezza sulla minaccia rappresentata dall’innalzamento del livello del mare, dicendo che i capi di Stato e di governo affronteranno la questione alla fine di questo mese, “con l’obiettivo di dare indicazioni specifiche per il lavoro futuro”.
Quando i giornalisti hanno cominciato a porre le domande a Francis, chiedendogli se fosse ottimista o pessimista riguardo alla capacità delle Nazioni Unite di poter ancora essere determinante per risolvere le crisi nel mondo, dato la situazione persistente in Medio Oriente, come nella guerra in Ucraina, ma anche nell’emergenza climatica, Francis ha risposto: “Sono ottimista riguardo al futuro delle Nazioni Unite per una serie di ragioni… Perché non esiste nessun’altra organizzazione su questo pianeta come l’ONU che abbia la capacità o l’impegno di fare ciò che fa l’ONU. Semplicemente non esiste da nessun’altra parte”, sottolineando anche il potere dell’ONU di convocare 193 paesi che se vengono a discutere i loro problemi e preoccupazioni “in modo razionale e civile” nella ricerca di soluzioni, vuol dire “che ci credono ancora nel ruolo dell’Onu”.
“Potremmo non vincere sempre nel modo in cui vogliamo vincere, ma i valori e i principi a cui si attengono le Nazioni Unite, quello della risoluzione delle controversie con mezzi pacifici attraverso la negoziazione e la conciliazione, significano e consentono a tutti di venire qui ed esprimere liberamente le proprie opinioni e apertamente sulle questioni importanti del nostro tempo”, ha affermato. “E quindi rimango ‘bullish’ (nel segno del toro, cioè ottimista ndr), per usare un termine usato nei mercati finanziari, sono ‘bullish’ nei confronti delle Nazioni Unite”.

Quando un giornalista palestinese lo ha provocato chiedendogli perché non fosse andato di persona a Gaza, e così portare solidarietà alla popolazione civile palestinese colpita, Francis ha replicato: “Ho tentato di andare a Gaza molte volte ma sono stato avvisato, non solo dalla sicurezza delle Nazioni Unite, ma anche da attori chiave nella regione, che non era il momento giusto per una serie di ragioni”. Poi Francis ha precisato: “Non è mai stato mio desiderio e non sarebbe il mio desiderio di andare al confine di Rafah e guardare oltre quasi come se stessi guardando un monumento o qualche elemento storico per dedicarmi al turismo. Era mio desiderio entrare e testimoniare di persona ciò che stava vivendo la gente di Gaza. Non ho mai avuto l’opportunità di farlo ed è un peccato perché sono sempre stato molto consapevole che quelle persone avevano bisogno di tutto l’aiuto e il sostegno che potevano ottenere. Quindi, ho fatto la cosa migliore che potevo fare. Usare la mia piattaforma e il mio pulpito per attirare l’attenzione su ciò che stava accadendo lì e per insistere affinché il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale siano rispettati da tutti i soggetti coinvolti… Non perdiamo la nostra umanità o i nostri diritti umani semplicemente perché è in corso una guerra. Quindi, avrei voluto che le circostanze fossero state diverse”.

Quando abbiamo chiesto delle riforme dell’Onu di cui “si parla molto, ma finora c’è poca sostanza” e se lui avesse qualche idea da proporre riguardo anche ai cambiamenti necessari su poteri e funzioni del presidente dell’Assemblea Generale, Francis ha detto che la riforma delle Nazioni Unite “è un processo in corso…. Ma la riforma delle Nazioni Unite, la riforma del Consiglio di Sicurezza, il processo che le circonda non è iniziato sul serio. Non ci sono trattative formali, perché ho notato ciò che hai detto nel formulare la tua domanda, che ci sono stati pochi risultati. Bene, non ci possono essere risultati, o neanche pochi. I risultati potranno essere solo scarsi perché i negoziati non sono ancora stati avviati. Non hanno ancora avuto luogo”.
Quindi Francis ha rincarato la dose sul “bluff” che potenti paesi alle Nazioni Unite starebbero giocando al tavolo delle riforme: “C’è un modo in cui i diplomatici arrivano ai negoziati. Se per esempio vogliamo discutere dell’acqua nel bicchiere”, ha detto prendendo in mano un bicchiere, “non ci limitiamo a saltare al focus, parleremo prima del vetro, del tipo di vetro. Discuteremo il peso specifico dell’acqua rispetto alla superficie del vetro. Ci sono delle discussioni preliminari che dobbiamo impostare. È un po’ come le regole del gioco. Li stabiliamo noi, in anticipo prima di approfondire l’argomento. E quel processo è andato avanti, è in corso, nei confronti del Consiglio di Sicurezza. Quindi le trattative verranno avviate. La tempistica del lancio, l’avvio formale e l’inizio dei negoziati, spetterebbe alla decisione degli Stati membri. Non hanno ancora preso questa decisione”.
Mentre per quanto riguarda riforme sul’Assemblea Generale, il presidente uscente di UNGA78 ha detto che “dobbiamo essere un po’ più cauti perché il linguaggio, se si controlla la risoluzione, non dice riforma. Si parla di ‘rivitalizzazione’ dell’Assemblea Generale. Credo che molti di voi frequentano le Nazioni Unite da abbastanza tempo per sapere che l’ONU, oltre alla parola parlata, parla attraverso la parola scritta. Quindi il fatto che rispetto al Consiglio, usi riforma, ma rispetto a questa Assemblea Generale, scriva rivitalizzazione, si comunica una sottile differenza. Ma devo dirvi che il processo, le discussioni sulla rivitalizzazione dell’Assemblea Generale hanno fatto progressi significativi. Ci sono tante cose, tanti miglioramenti che vengono proposti e che spero continuino, so che continueranno anche nella 78a, 79a seduta”.
Avevamo posto anche un’altra domanda a Francis, riguardo al dibattito di martedì sera tra l’ex presidente Donald Trump e la vice presidente Kamala Harris: se lui avesse potuto dare a un giornalista della ABC un consiglio su come porre ai candidati alla presidenza degli USA una domanda sul cambiamento climatico, cosa gli avrebbe detto?
La provocazione però questa volta non è stata raccolta da Francis. “La mia in realtà non è affatto una risposta. Perché penso che non essendo io stesso un giornalista, non avendo avuto alcun tipo di preparazione, né in comunicazione né in giornalismo, so bene che non posso suggerire a un giornalista professionista cosa dovrebbe chiedere e come dovrebbe chiederlo…”.