Dura condanna da parte delle Nazioni Unite agli Houthi, dopo l’assalto dei giorni scorsi alla sede nella capitale yemenita, Sanaa.
Secondo una ricostruzione fornita da Volker Türk, l’Alto Commissario ONU per i diritti umani, i ribelli avrebbero occupato i locali dopo aver costretto gli impiegati a consegnare effetti personali, tra cui documenti, mobili e veicoli.
Questo sequestro è l’ultimo di una lunga serie di attacchi da parte del gruppo armato ai danni del personale che opera per le Nazioni Unite, le agenzie umanitarie e le ambasciate straniere.
L’Onu ha dichiarato di aver sospeso immediatamente le operazioni dell’ufficio interessato dall’incidente e in altre aree yemenite controllate dagli Houthi.
La campagna di ostilità da parte dei ribelli era iniziata nel novembre 2021 e a giugno si era implementata con l’arresto di oltre 60 persone che lavoravano con le Nazioni Unite e altre ONG,
Alcuni giorni dopo i fermi, l’organizzazione armata definita anche “Partigiani di Dio”, aveva rivendicato di aver arrestato i membri di una “rete di spionaggio americano-israeliana”.
Gli Houthi avevano mostrato dei video in cui 10 yemeniti, tra cui un dipendente delle Nazioni Unite, avevano confessato di essere stati reclutati come spie dall’ambasciata degli Stati Uniti in Yemen.
“Tutte ciò è infondato”, aveva affermato Turk. “In nessun momento il mio ufficio si è trovato coinvolto in attività diverse da quelle che lo vedono al servizio del popolo yemenita, in conformità con il mio mandato”.
Gli Houthi sono in guerra dal 2014 per il controllo dello Yemen contro l’Arabia Saudita, alla guida della coalizione che sostiene l’attuale governo riconosciuto a livello internazionale. L’offensiva nello stato ha provocato la morte di oltre 150.000 persone, e ha creato uno dei peggiori disastri umanitari del mondo.