A poche ore dall’attentato alla diga di Kakhovka, nell’Ucraina occupata dai russi, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è stato riunito d’urgenza su richiesta sia dell’Ucraina che della Federazione Russa. Entrambe si accusano a vicenda di essere dietro all’attentato.
A parlare per primo alla riunione dei Quindi iniziata alle 4 del pomeriggio di New York è stato il capo degli Affari Umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, che ha subito detto che “La gravità di questo episodio sarà comprensibile nei prossimi giorni, ma è già chiaro che avrà conseguenze enormi per migliaia di persone”. Griffiths ha continuato affermando che “siamo molto preoccupati anche dal rischio di contaminazione di mine con il movimento dell’acqua. La contaminazione delle mine riguarda il 30% del territorio ucraino e l’oblast di Kherson è una delle più colpite”, sottolineando che “non poter portare aiuti a migliaia di persone che hanno bisogno di assistenza potrebbero essere catastrofiche”.

Quando è intervenuto l’Ambasciatore russo Vassily Nebenzia, ha subito accusato l’Ucraina di essere responsabile dell’attacco alla diga ucraina. Nel corso del suo intervento, il rappresentante della Russia ha parlato di “atto terroristico” da parte dell’Ucraina. “Con il sostegno degli alleati occidentali – ha aggiunto Nebenzia – ha deciso di portare avanti il suo piano terroristico”. “Non è la prima volta – ha continuato il diplomatico russo- che (l’Ucraina, ndr) usano qualcun altro per fare il lavoro sporco”.
Prima della riunione, Nebenzia aveva anche fatto sapere ai giornalisti che lui mesi fa aveva mandato una lettera al Segretario Generale dell’ONU avvertendolo della possibilità che l’Ucraina colpisse la diga con un atto terroristico, ma di non aver ricevuto alcuna risposta da Guterres.
Ma l’ambasciatore ucraino Sergiy Kyslytsya, durante il suo intervento al Consiglio di Sicurezza, ha accusato a sua volta la Russia di essere responsabile dell’attacco e ha indicato come parte del “depistaggio” proprio la lettera inviata da Nebenzia al Segretario Generale “in preparazione del piano”.
Il vice ambasciatore degli Stati Uniti Robert Wood, pur non accusando direttamente la Russia dell’attentato, ha sostenuto, come in precedenza aveva reagito il Segretario Generale Antonio Guterres, che comunque il disastro ambientale che sta avvenendo è diretta conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina: “Mentre le indagini sono in corso, ripeto: l’ultima crisi umanitaria, agricola, energetica e ambientale non esisterebbe nemmeno se la Russia non avesse lanciato la sua brutale guerra contro l’Ucraina. L’invasione su vasta scala della Russia continua a mettere a rischio vite innocenti e decima le infrastrutture, i mezzi di sussistenza e la sicurezza del popolo ucraino”.
Wood ha insistito che gli USA “continueranno a lavorare con la comunità internazionale per chiedere conto alla Russia della sua aggressione. Continueremo a sostenere l’Ucraina per difendersi dalla brutalità del Cremlino” ha detto Wood, che ha concluso: “La via da seguire è chiara: la Russia deve ritirare le sue truppe dai confini dell’Ucraina riconosciuti a livello internazionale. Deve porre fine a questa guerra. E deve porre fine alle indicibili sofferenze umane che ha provocato”.
Tra gli altri interventi, che più o meno puntavano tutti i sospetti contro la Russia (tranne i paese africani come il Mozambico e Gabon, che hanno mantenuto una certa prudenza e invitato ad aspettare prima di tirare conclusioni, e il Brasile che ha pure mantenuto una certa neutralità), anche l’intervento della Cina si è dimostrato molto preoccupato. “La protezione dei civili è un principio importante” ha detto l’ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, ed “esprimiamo la nostra grave preoccupazione” per quanto accaduto alla diga di Kakhovka, chiedendo alle parti in conflitto di “rispettare le leggi internazionali” e lanciando un appello alla “moderazione”. “La Cina continuerà a stare dalla parte della pace – ha ribadito il diplomatico cinese – promuovendo il dialogo per arrivare a una soluzione della crisi”.