Ormai i militari al potere in Birmania non solo bombardano i civili, ma persino possono vantarsi del loro crimine annunciandolo al mondo nella totale impunità. Sono almeno 168 le persone rimaste uccise nel bombardamento di martedì dalla giunta militare al potere in Myamnar sul villaggio di Pazi Gyi, nella regione centrale di Sagaing. Almeno 20 i bambini morti nell’attacco, mentre altre 50 persone sono rimaste ferite. Circa 300 persone si erano radunate per l’inaugurazione di un ufficio delle forze di difesa locali, sotto l’autorità del governo di unità nazionale. Le comunità di Sagaing sono quelle che hanno opposto maggiore resistenza alla giunta militare, che ha rivendicato l’attacco.
Il portavoce della giunta militare birmana, il generale Zaw Min Tun, ha dichiarato che le vittime civili sono avvenute perché i civili sono stati costretti ad aiutare i “terroristi”. La giunta ha infatti designato come terroristi il governo di unità nazionale e i gruppi di resistenza noti come Forza di difesa del popolo.
L’esercito del Myanmar ha preso il potere nel febbraio 2021 a seguito delle contestate elezioni del novembre precedente, arrestando la leader democraticamente eletta, Aung San Suu Kyi, e altri alti funzionari. Migliaia di persone sono state uccise dopo il colpo di stato e le Nazioni Unite continuano a denunciare la repressione, le violazioni dei diritti umani e gli abusi che ne sono seguiti.
Giovedì, a due giorni dall’attacco, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU presieduto dalla Russia, ha finalmente discusso dell’attacco e della strage di civili, ma senza poi rilasciare alcuna dichiarazione comune. Allo stake out fuori dalla riunione, si è presentata l’ambasciatrice del Regno Unito Barbara Woodward (video sopra) per ribadire la condanna del suo governo, ma senza poter annunciare che il Consiglio di Sicurezza fosse pronto a presentare una nuova risoluzione in grado di minacciare serie conseguenze per la giunta militare se non mettesse fine a questi bombardamenti indiscriminati. Dopo aver ricostruito che “a Pa Zi Gyi, nel villaggio della regione di Sagaing, i membri della comunità locale si sono riuniti in una sala del villaggio, dove gli scolari si esibivano e ballavano. Jet da combattimento hanno sganciato bombe su quella sala, seguiti da elicotteri che hanno aperto il fuoco sui sopravvissuti e su coloro che stavano cercando di fuggire”, l’ambasciatrice Woodward ha detto che, “finora sono morte 168 persone. E quel bilancio delle vittime è ancora in aumento”. L’ambasciatrice britannica ha sottolineato: “I militari non lo negano. Hanno ammesso di aver compiuto il massacro”. Nel ribadire che “UK condanna fermamente questo vile attacco a bambini e civili disarmati”, Woodward ha continuato dicendo: “È contro il diritto internazionale ed è del tutto indifendibile”.

All’ambasciatrice Woodward è stato chiesto come mai la risoluzione 2669 passata già dal Consiglio di Sicurezza, non fosse sufficiente a far rispettare ai militari i diritti umani in Myanmar. “La risoluzione 2669 approvata dal Consiglio di Sicurezza è stata storica perché era la prima volta che una risoluzione sul Myanmar venisse approvata”. Nel dichiarare di essere “molto dispiaciuta che finora non sia stata rispettata”, l’ambasciatrice ha ribadito che continuerà a lavorare affinché il Consiglio trovi l’unità per far rispettare la sua risoluzione in Myanmar.
Accanto a Woodward c’era anche Kyaw Moe Tun, rappresentante permanente del Myanmar all’ONU, (il diplomatico non rappresenta la giunta militare al potere nel Paese, ma è stato nominato nel 2020, prima che i militari rovesciassero il governo civile eletto nel febbraio 2021). Kyaw Moe Tun ha affermato: “Questo atroce crimine della giunta militare costituisce chiaramente crimini di guerra e crimini contro l’umanità. E non è il primo ed è uno dei tanti crimini internazionali commessi dai disumani militari”, per poi concludere: “A nome del popolo del Myanmar, chiedo nuovamente alla comunità internazionale, in particolare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di intraprendere azioni decisive per salvare vite del popolo del Myanmar, porre fine all’impunità militare e prevenire un’ulteriore destabilizzazione della regione”.

A view of council members voting in favour of the resolution. (UN Photo/Manuel Elías)
L’Ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che “gli Stati Uniti condannano quest’ultimo attacco del regime militare birmano, che è un altro esempio del suo disprezzo per la vita umana e il diritto internazionale”. Thomas-Greenfield ha ribadito che “il Consiglio di sicurezza deve sostenere la piena attuazione della risoluzione 2669 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e del consenso in cinque punti dell’ASEAN e promuovere la giustizia e la responsabilità per le atrocità e gli abusi commessi dal regime militare birmano”.
We condemn the Burma military’s April 11 airstrike that killed more than 130 people and injured dozens more, including children. The UNSC must support full implementation of Resolution 2669 and promote accountability for the regime’s atrocities and abuses.https://t.co/7t4yts5Ull
— Ambassador Linda Thomas-Greenfield (@USAmbUN) April 13, 2023
Gli USA dichiarano che “continueranno a sostenere la pace, i diritti umani e la creazione di un percorso verso una democrazia multipartitica autentica e inclusiva in Birmania attraverso il nostro lavoro con i membri del Consiglio di sicurezza, altri Stati membri delle Nazioni Unite e partner regionali, tra cui ASEAN”. Ma il Consiglio di Sicurezza, che resta fortemente spaccato dalla guerra in Ucraina, risucirà a trovare l’unità per poter fermare i criminali militari al potere in Myanmar?
Intanto l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) ha “condannato fermamente: gli attacchi aerei in Birmania”, ma le parole di condanna, anche se “fermamente” ripetute, non possono da sole fermare i bombardamenti delle ultime settimane.

Anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha “condannato fermamente” l’attacco e ha chiesto che i responsabili siano ritenuti responsabili. “Il Segretario generale condanna ogni forma di violenza e riafferma il primato della protezione dei civili, in conformità con il diritto internazionale umanitario”, affermava la sua dichiarazione letta dal portavoce Stephane Dujarric. Anche Guterres ha richiamato la risoluzione 2669 del Consiglio di Sicurezza che richiede la fine immediata di tutte le forme di violenza in Myanmar.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che da Ginevra era stato tra i primi a rilasciare una dichiarazione, ha affermato di essere “inorridito” dalle notizie sugli attacchi aerei. “Sembra che tra le vittime ci fossero scolari che si esibivano in danze, così come altri civili, che partecipavano a una cerimonia di apertura presso la sala nel villaggio di Pazi Gyi, distretto di Kanbalu. Secondo quanto riferito, un elicottero da combattimento ha poi sparato su coloro che fuggivano dalla sala “, ha detto Turk. Il capo dei diritti delle Nazioni Unite ha osservato che, nonostante i chiari obblighi legali per i militari di proteggere i civili nella condotta delle ostilità, “c’è stato un palese disprezzo per le relative norme del diritto internazionale”. Turk ha invitato tutte le parti a prendere “tutte le precauzioni possibili” per proteggere i civili dagli effetti degli attacchi, anche evitando di localizzare obiettivi militari all’interno o vicino ad aree densamente popolate.
#Myanmar: UN Human Rights Chief @Volker_Turk condemns airstrikes on a community hall in the Sagaing region, an opposition stronghold in the northwest of the country. See comment here : https://t.co/Zss83HCzNs
— UN Human Rights (@UNHumanRights) April 11, 2023
“Come ho notato in precedenza, ci sono motivi ragionevoli per ritenere che i militari e le sue milizie affiliate siano responsabili di una gamma estremamente ampia di violazioni e abusi dei diritti umani dal 1° febbraio 2021, alcuni dei quali possono costituire crimini contro l’umanità e crimini di guerra, ha dichiarato Turk. “Credo fermamente che i processi di giustizia internazionale ora in corso un giorno riterranno la leadership militare responsabile di tali crimini”, aveva aggiunto il capo dei diritti umani dell’ONU.