Il Consiglio di Sicurezza mercoledì ha ascoltato El-Ghassim Wane, rappresentante speciale del Segretario generale e capo della missione delle Nazioni Unite in Mali, MINUSMA, che ha ribadito quanto la situazione della sicurezza in Mali rimane instabile, segnata dalla violenza terroristica, con conseguenze devastanti per i civili.
Wane doveva informare il Consiglio di sicurezza sui principali sviluppi nel paese dell’Africa occidentale negli ultimi tre mesi, e alla fine del suo intervento la situazione non lascia ben sperare. Il Mali sta combattendo una crisi politica e di sicurezza da quando, nel 2012, sono scoppiate insurrezioni jihadiste e separatiste nel nord del Paese. La violenza si è estesa al centro – e ai vicini Burkina Faso e Niger – e continua a spostarsi verso sud. MINUSMA è stata istituita dieci anni fa a seguito dell’insicurezza nel nord del paese, che ha portato alla firma di un accordo di pace tra le autorità e due coalizioni di gruppi armati nel 2015.
Wane ha aggiornato gli ambasciatori sul processo di pace e sui progressi nella transizione al governo civile dopo che tre anni fa, a seguito di un colpo di stato, la collaborazione tra MINUSMA e il governo maliano è andata peggiorando mentre i bisogni umanitari nel paese continuavano a crescere.
Wane ha detto che la crisi della sicurezza nella regione nord-orientale di Ménaka è peggiorata, rispetto all’anno scorso, quando sempre al Consiglio di Sicurezza aveva lanciato l’allarme. Da gennaio, c’è stata una ripresa dei combattimenti tra lo “Stato islamico” nel Grande Sahara (ISGS) e il gruppo militante jihadista JNIM. I due gruppi ribelli islamisti estremisti competono per estendere le loro sfere di influenza e controllare le linee di rifornimento, ha affermato Wane, impegnandosi in continui attacchi contro i civili.
Nonostante le operazioni delle forze militari del Mali e anche del Niger, la situazione umanitaria e della sicurezza rimane disastrosa. Più di 30.000 sfollati sono confluiti vicino alla città principale, che si chiama anche Ménaka, e circa 2.400 si sono rifugiati vicino a un campo dei caschi blu di MINUSMA. Wane ha visitato l’ultima volta la regione tre settimane fa: ”Il flusso di sfollati interni ha aumentato la tensione sulla risposta umanitaria, con le popolazioni che hanno urgente bisogno di acqua potabile, cibo, medicine e riparo”, ha affermato l’inviato dell’ONU, che ha continuato, piuttosto scosso, dicendo che “ascoltare quegli sfollati che ci implorano, letteralmente, di bere acqua è stata un’esperienza scioccante”.
Le forze di pace della MINUSMA continuano i loro sforzi per proteggere i civili, anche attraverso pattugliamenti diurni e notturni, ma queste operazioni devono essere sempre in coordinamento con le forze maliane. La Missione promuove inoltre sforzi di riconciliazione volti a disinnescare le tensioni intracomunitarie.
Nel frattempo, anche Gao e la regione centrale del Mali hanno assistito a scontri tra ISGS e JNIM. Anche alcuni gruppi armati che hanno firmato l’accordo di pace sono stati coinvolti nella lotta contro la propaggine dell’ISIL nel Sahel. Wane ha affermato che le operazioni delle forze maliane hanno generalmente interrotto le attività estremiste nel centro, costringendole a disperdersi verso le vicine regioni di Timbuktu e Gao. “Sotto questa pressione, i gruppi estremisti hanno iniziato a utilizzare sempre più IED (ordigni esplosivi improvvisati) per ostacolare i movimenti di terra delle forze di difesa e sicurezza del Mali, oltre ad attacchi a sorpresa su varie stazioni di polizia lungo le principali linee di rifornimento”, ha affermato Wane.
SG Report on #Mali🇲🇱. Increase 📈 in attacks in the Central regions. We are intensifying our patrols to counter them and protect civilians. 206 people were killed and 80 injured between January and March 2023. #A4P pic.twitter.com/rlEXlY7UFq
— MINUSMA (@UN_MINUSMA) April 12, 2023
Data la situazione, l’adozione e il recente lancio della strategia di stabilizzazione triennale del governo per il centro del paese è stato un passo importante, ha affermato. MINUSMA ha sostenuto lo sviluppo della strategia e contribuirà alla sua attuazione.
Alla luce delle sfide alla sicurezza, Wane ha sottolineato la necessità di un più stretto coordinamento tra le forze maliane e la missione delle Nazioni Unite. Ha accolto con favore i recenti passi compiuti a livello regionale, che secondo lui devono essere rafforzati, aggiungendo che la libertà di movimento è altrettanto importante. “Continuiamo a incontrare sfide in questo senso, in particolare per quanto riguarda l’uso delle nostre risorse di intelligence, sorveglianza e ricognizione e alcuni dei nostri movimenti di terra”, ha affermato. “I miglioramenti in questo senso sono fondamentali per la capacità della Missione di soddisfare le legittime aspettative del popolo e delle autorità maliani per una maggiore efficacia”.
Passando agli sviluppi politici, Wane ha riferito che l’impegno per l’accordo di pace e sicurezza del 2015 continua, in particolare per garantire la ripresa di vari meccanismi di monitoraggio. I mediatori internazionali, guidati dall’Algeria, hanno presentato proposte in questo senso e per accelerare l’attuazione delle disposizioni in sospeso dell’accordo, che sperava che le parti prendessero in considerazione.
Poche ore prima della riunione del Consiglio di Sicurezza, sotta la firma del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres (che si trovava in Somalia) era stato rilasciato un rapporto in cui si esortava la giunta al potere in Mali ad “accelerare” il processo per il ritorno al potere dei civili eletti entro l’inizio del 2024. Guterres ha anche espresso preoccupazione per il persistere della violenza contro i civili e per lo “stallo” di un importante accordo di pace tra lo Stato maliano e i gruppi armati del nord. Per Guterres, “a meno di un anno dalla fine prevista della transizione, è opportuno che le autorità maliane facciano tutto ciò che è in loro potere per accelerare il processo, al fine di rispettare la scadenza concordata per il ritorno all’ordine costituzionale”.
Sul questo processo di transizione, Wane ha riferito che il referendum costituzionale, previsto per il mese scorso, è stato rinviato per garantire la piena operatività del nuovo organo di gestione elettorale indipendente (AIGE). Sebbene non sia ancora stata annunciata una nuova data, le autorità maliane hanno affermato che il ritardo non comprometterà il ripristino dell’ordine costituzionale entro la scadenza di marzo 2024. Le autorità hanno inoltre adottato misure per facilitare il completamento del processo di transizione, compresa la finalizzazione del progetto di costituzione e l’adozione di atti legislativi critici relativi alla legge elettorale e alla riorganizzazione territoriale. “Degno di nota è anche l’istituzione in corso di strutture locali AIGE e la stampa e la distribuzione di carte d’identità biometriche che serviranno come carte elettorali”, ha aggiunto.
Wane ha concluso il suo briefing ai Quindici affermando che mentre le sfide in Mali sono molte e difficili, i progressi compiuti in molte aree non dovrebbero essere trascurati “anche se ciò che è stato raggiunto dopo un decennio di intenso impegno internazionale è al di sotto delle aspettative”. Wane ha detto di restare convinto che le Nazioni Unite “offrano il miglior quadro per sostenere la stabilizzazione duratura del Mali e della più ampia regione del Sahel”, in collaborazione con l’Unione africana e il blocco regionale ECOWAS.
Il giorno prima della riunione del Consiglio di SIcurezza a New York, i jihadisti dello Stato islamico hanno annunciato di aver preso il controllo della cittadina maliana Tidermène, al confine con il Niger, isolando ulteriormente la capitale regionale Ménaka. La crescente avanzata dei jihadisti avviene dopo il ritiro dal paese del contingente francese, “cacciato” da una richiesta esplicita del governo militare di Banako – andato al potere con un colpo di Stato. Ciò ha subito provocato il deterioramento dei rapporti con la Francia, l’ex paese coloniale che aveva il numero maggiore di soldati nel paese inviati per combattere lo stato islamico. Anche “caschi blu” britannici hanno negli ultimi mesi lasciato il paese, e anche quelli tedeschi lo faranno entro maggio.
I francesi, che combattevano contro i jahidisti non sotto la bandiera dell’ONU ma per un accordo con il precedente governo maliano, sono stati sostituiti dal Gruppo Wagner – una rete che fornisce combattenti a pagamento fondata dal russo Yevgeny Prigozhin, in ottimi rapporti con il Cremlino – che il nuovo governo militare a Banako avrebbe ufficialmente assoldato per scopi di training per i suoi soldati, ma che invece – secondo le accuse occidentali – condurrebbe diretti assalti militari contro i ribelli ma anche commettendo crimini contro la popolazione civile.
L’ambasciatore degli Stati Unit Jeffrey DeLaurentis, intervenendo alla riunione del Consiglio di SIcurezza, ha protestato contro gli ostacoli che il governo maliano porrebbe alla missione MINUSMA. “E’ inaccettabile che le autorità maliane abbiano negato (all’ONU) quasi 300 richieste di volo durante il periodo di riferimento. Ciò minaccia la sicurezza e la protezione delle forze di pace in servizio in Mali e ostacola la loro capacità di attuare il loro mandato”. il rappresentante degli USA, citando il rapporto di Guterres, ha aggiunto: “Come ha scritto il Segretario Generale nella sua analisi della missione, il successo della MINUSMA dipende dalla piena collaborazione delle autorità maliane. Sarebbe irresponsabile da parte del Consiglio di sicurezza continuare a dispiegare forze di pace in condizioni in cui non possono avere successo. Esortiamo il governo di transizione maliano a porre fine alle sue restrizioni su MINUSMA e a dimostrare che manterrà i suoi impegni politici”.
Dello stesso tono l’ambasciatrice del Regno Unito Barbara Woodward, che ha avvertito i colleghi del Consiglio di Sicurezza che non può essere “business as usual” quando si tratta di Minusma: ”Dovremmo essere pronti ad adattare e riorientare la missione, rivedendo qualsiasi supporto che comporti rischi per la credibilità e la reputazione delle Nazioni Unite”, ha affermato Woodward.
L’ambasciatore della Francia alle Nazioni Unite, Nicolas de Riviere, sottolineando il ruolo della forza di pace, ha osservato che dovrebbero essere prese le “decisioni necessarie” affinché Minusma possa adempiere alla sua missione. “Come per tutte le operazioni di mantenimento della pace, Minusma ha un mandato per i diritti umani e deve essere in grado di svolgere i propri compiti senza ostacoli”, ha affermato de Riviere. “A questo proposito, non è normale che non siamo ancora informati sulla strage di Moura, commessa più di un anno fa con, come sappiamo, con il coinvolgimento del Gruppo Wagner. I responsabili devono essere perseguiti”.
Il Mali tra due “mali”, quello islamista e dei mercenari russi della Wagner, sembra preoccupare molto anche la Germania. Il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, con la ministra della Cooperazione economica e lo sviluppo, Svenja Schulze, mercoledì si trovavano nella regione del Sahel per ribadire l’impegno della Germania, nonostante il ritiro dei soldati tedeschi dal Mali. Pistorius ha spiegato che la fine del dispiegamento delle Forze Armate tedesche nella missione MINUSMA in Mali avverrà “gradualmente e in modo ordinato” entro il maggio 2024. “Il fulcro del nostro futuro impegno militare nel Sahel sarà il Niger. A tal fine, ci coordineremo strettamente e in uno spirito di fiducia con i nostri partner del Niger”, ha detto Pistorius.