Mentre le preoccupazioni del mondo restano concentrate sulla guerra tra Russia e Ucraina, martedì pomeriggio il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione d’emergenza, questa volta a porte chiuse, dedicata alla crisi israelo-palestinese, dopo l’ennesima escalation di violenze da ambo le parti.
Sono stati gli Emirati Arabi Uniti a richiederla per dibattere le ulteriori violenze nei territori palestinesi occupati avvenute a pochi giorni da una precedente riunione del Consiglio, sempre richiesta dall’ambasciatrice degli AEU Lana Nusseibeh. In quel caso la riunione a porte aperte si concluse con l’approvazione di un “Presidential Statement”, quindi con voto unanime.
Di quello che è successo all’incontro di martedì, in cui ha partecipato anche il diplomatico norvegese Tor Wennesland, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, si è potuto sapere qualcosa solo dalle dichiarazioni a fine incontro dell’ambasciatrice maltese Vanessa Frazier, al suo ultimo giorno di presidenza di turno, e da chi le stava accanto: l’ambasciatrice degli emirati Nuseeibeh e il rappresentante della Palestina all’ONU, Riyad H. Mansour,
In una dichiarazione già rilasciata lunedì riguardo alle violenze nei territori occupati, l’ambasciatrice Nusseibeh aveva detto che ”questi non sono incidenti isolati, fanno parte di un modello di violenza e azioni unilaterali che costano vite umane e ostacolano le prospettive di una soluzione a due Stati”.
Anche Wennesland, in una dichiarazione sempre di lunedì aveva chiesto che “tutti gli autori di violenze” siano ritenuti “responsabili”. “Non può esserci alcuna giustificazione per il terrorismo, né per gli incendi dolosi e le vendette contro i civili”, aveva detto l’inviato speciale dell’ONU. Lunedì Israele ha inviato truppe extra nella Cisgiordania occupata dopo che un uomo armato palestinese aveva ucciso due israeliani. Allo stesso tempo dozzine di coloni ebrei avevano incendiato case e auto palestinesi nel villaggio di Huwara.
Questo a poche ore da un incontro in Giordania tra le delegazioni israeliana e palestinese, in cui le due parti si erano impegnate a ridurre le tensioni durante un vertice nella località di Aqaba, sul Mar Rosso, incontro avvenuto domenica. Ma durante il vertice, un uomo armato palestinese ha aperto il fuoco a un incrocio a Huwara, uccidendo due coloni israeliani come rappresaglia per un raid israeliano nella città settentrionale di Nablus la settimana prima, che ha ucciso 11 palestinesi.

Wennesland si era detto seriamente preoccupato per il deterioramento della situazione della sicurezza nella Cisgiordania occupata, in particolare per la violenza a Huwara scoppiata nelle ultime 24 ore. “Le mie condoglianze alla famiglia dei due fratelli israeliani uccisi ieri in un attacco a colpi di arma da fuoco da parte di un aggressore palestinese e alla famiglia del palestinese ucciso durante una furia da parte di coloni vigilanti in attacchi di rappresaglia, che hanno provocato anche molti palestinesi feriti e case a Huwara dato alle fiamme”, ha dichiarato l’inviato ONU in una dichiarazione.
Wennesland ha anche sottolineato che le forze di sicurezza hanno la responsabilità di mantenere la sicurezza e impedire alle persone di farsi giustizia da sole. “Non può esserci alcuna giustificazione per il terrorismo, né per gli incendi dolosi e le vendette contro i civili”, ha aggiunto. Wennesland si era detto incoraggiato dagli impegni riaffermati dalle parti nel comunicato finale di Aqaba, anche verso la riduzione dell’escalation.
All’uscita della riunione del Consiglio di Sicurezza a porte chiuse di martedì, ad attendere c’eravamo solo noi. Così ai rappresentanti di Malta, degli Emirati e dell’Autorità palestinese che parlavano allo stake out soli davanti alla telecamera, abbiamo chiesto se l’escalation delle violenze tra israeliani e palestinesi fosse anche dovuta al fatto che l’attenzione del e nel Consiglio di Sicurezza sia concentrata sulla guerra tra Russia e Ucraina.
L’ambasciatore palestinese Ryad Mansour ha replicato: “No, la colpa di quello che accade è del nuovo governo israeliano, il più estremista mai avuto nella storia di Israele, che ha dentro anche dei fascisti”.
L’ambasciatrice Nusseibeh, alla nostra domanda ha risposto con più moderazione: “Le attenzioni del Consiglio di Sicurezza ci sono state. La scorsa settimana si è votata ad unanimità un presidential statement, cosa che non accadeva sul conflitto tra Israele e i palestinesi da dieci anni. Anche se il Consiglio si concentra molto sul conflitto tra Ucraina e Russia, allo stesso tempo dedica molto tempo della sua agenda ai conflitti e missioni di peacekeeping in Africa e anche alla situazione israelo-palestinese”.
Infine l’ambasciatrice degli Emirati ha tenuto a specificare: “Comunque vorrei aggiungere che la situazione è complessa, sono diverse decadi che il conflitto persiste e, come ha detto l’inviato Wennesland alla riunione di oggi, il fatto che all’orizzonte manchi una soluzione del conflitto, è quello che fa scatenare le violenze. Per questo il Consiglio di Sicurezza è unito nel sostenere il dialogo, la diplomazia, di continuare nei colloqui che sono appena avvenuti ad Aqaba, che sono i primi colloqui (tra palestinesi e israeliani) che avvengono da molto tempo, grazie anche agli sforzi della Giordania, dell’Egitto e degli USA di portare le due parti all’incontro. Noi vogliamo spingere l’ottimismo nel Medio Oriente, affinché si includa una soluzione a due stati per risolvere la situazione tra israeliani e palestinesi e continueremo a tenerlo bene in mente questo obiettivo”.