Venerdì pomeriggio c’è stata una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, per discutere dell’escalation di violenze tra israeliani e palestinesi. Alla fine nessun comunicato o dichiarazione da parte della presidenza giapponese.
I giornalisti rimasti in attesa fuori erano delusi e cominciavano già ad andar via quando arriva l’ambasciatrice degli Emirati Arabi, Lana Zaki Nusseibeh, che spiega le ragioni di questa riunione a porte chiuse: “L’UAE, insieme a Francia e Cina, ha richiesto questa riunione del Consiglio di Sicurezza dopo l’attacco israeliano al campo di Jenin che ha causato 9 vittime palestinesi. La nostra intenzione era quella di ascoltare l’inviato speciale dell’ONU Tor Wennesland e tenere il Consiglio di Sicurezza concentrato sulla spirale di violenza che era esplosa nel West Bank e negli altri territori palestinesi occupati. Ovviamente anche l’attacco di oggi a civili vicino una sinagoga è inaccettabile e lo condanniamo nei termini più forti. La spirale di violenza arriva quando si allontana l’orizzonte politico ad una soluzione del conflitto, e il Consiglio di sicurezza resta unito nel cercare di ristabilire la concentrazione nel processo di pace, in modo che entrambi i popoli abbiano la speranza nel futuro. Questa è la ragione per cui abbiamo richiesto la riunione, per tenere l’attenzione e concentrazione del Consiglio alta sulla situazione così critica del conflitto Israeli-palestinese”.
L’ambasciatrice si allontana per concedere un’ intervista ad una televisione araba. Attendiamo e poi riusciamo a fermarla: Ambasciatrice Zaki Nusseibeh, la situazione tra israeliani e palestinese peggiora, il riconoscimento diplomatico d’Israele da parte del suo paese non sembra aver aiutato la soluzione del conflitto?
“E’ chiaro che non potevamo continuare a fare le cose come abbiamo fatto per gli ultimi 75 anni, non ha portato a nessun risultato. L’UAE ha stabilito queste relazioni bilaterali (con Israele) per essere d’aiuto nell’abbassare la tensione e ristabilire la calma, cercando di aiutare le persone sul campo. Allo stesso tempo noi siamo impegnati sull’orizzonte politico che promette la soluzione a due stati e siamo impegnati nella posizione araba. Sono convinta che possiamo usare la nostra posizione, come altri paesi, per cercare di trovare una soluzione. Non possiamo vivere in una regione dove il conflitto è la norma. Non possiamo vivere in una regione dove il conflitto resta congelato ed è accettato così. Non è accettabile per la nostra regione. Dobbiamo trovare una strada per andare avanti. Israele deve essere una parte integrante della regione. L’unico modo per arrivarci è il dialogo e negoziato tra le due parti. Spetta a loro procedere, ad andare avanti verso la soluzione a due stati che è accettata dentro i perimetri della legge internazionale. Penso che tutti sappiamo quale è il punto di arrivo di questo processo, e lo scopo dell’UAE è quello di facilitarlo”.

Ha parlato oggi con l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan?
“Vedo spesso l’ambasciatore israeliano, oggi particolarmente l’ho visto per il memoriale dedicato all’Olocausto”.
Un altro giornalista chiede se abbia qualcosa da dire a coloro che stanno perdendo la speranza per la soluzione a due stati. L’ambasciatrice Lana Zaki Nusseibeh risponde: “Penso che perdere la speranza sulla soluzione a due stati sia un lusso per coloro che vivono lontani dal conflitto. Se invece sei della Palestina, se vivi nel territori occupati, o se vivi in Israele, perdere la speranza non è un’opzione. Credo che non sia una opzione nemmeno per il Consiglio di Sicurezza, dobbiamo rimanere concentrati su questo. Dobbiamo insistere e continueremo nei prossimi giorni a spingere la mediazione”.
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