“Benvenuto al lavoro più impossibile su questa terra”. Con queste parole il norvegese Trygve Lie, primo Segretario Generale delle Nazioni Unite, accolse il suo successore, lo svedese Dag Hammarskjöld, a New York il 9 aprile 1953 lasciando l’incarico che ricopriva dal 1946. Lie, al contrario del suo successore, non verrà ricordato come un grande leader – al di fuori del merito di aver assicurato all’ONU la prestigiosa sede sull’East River di Manhattan – eppure non esagerò affatto nel descrivere il lavoro di UN Secretary General come “the most impossible”.
Lo sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro accettando quel ruolo Antonio Guterres, il nono UNSG che oltre ad essere l’ex primo ministro del Portogallo, per 10 anni era stato l’Alto Commissario dell’UNHCR, l’agenzia dei rifugiati, “la madre” di tutte le UN agency.
Guterres è al suo secondo mandato, ognuno dura cinque anni, il suo incarico è iniziato sette anni fa e, almeno all’esordio, sembrava volesse interpretarlo in modo “assertive” (al massimo dei suoi poteri).
A chi chiedesse “ma quanto conta” il Segretario Generale delle Nazioni Unite nel cercare di risolvere le crisi del mondo, si potrebbe rispondere: “dipende da quanto teme di perdere il posto”.
Eppure ci sono momenti in cui più che un segretario, all’ONU serve un generale, che si trasformi anche in leader. Guterres ha già dimostrato di averne tutte le capacità fin dall’inizio del suo mandato.

L’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite afferma che il segretario generale “può portare all’attenzione del Consiglio di sicurezza qualsiasi questione che a suo avviso possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Questo consente al segretario generale di scegliere tra svolgere un ruolo “assertive”, nella tradizione di Dag Hammarskjöld morto in un “incidente aereo” del 1961 (le virgolette d’obbligo dato che è ormai accertato che si è trattato di un attentato anche se non si sa da parte di chi) mentre volava ai negoziati per il cessate il fuoco nella Rhodesia settentrionale (ora Zambia), o quello di un semplice amministratore.
Guterres nel 2017 aveva dato l’impressione di voler interpretare il suo ruolo non seguendo le orme del predecessore, il prudente amministratore coreano Ban Ki-moon, ma più su quelle del “guerriero della pace” Hammarskjöld.
Non commettendo l’errore di altri Segretari prima di lui nelle crisi in Bosnia e Rwanda, Guterres con una lettera inoltrata al Consiglio di Sicurezza, senza esitazioni, ha salvato 800 mila Rohingya in fuga dal genocidio in Birmania. Certo, allora le potenze del Consiglio di Sicurezza non avevano le spaccature attuali, ma ciò dimostra come Guterres sia quel Segretario Generale dell’ONU in grado di poter interpretare al massimo delle possibilità la sua “mission impossible”.

Come sta proseguendo ora il mandato all’ONU dell’esperto politico portoghese? Perché l’Onu non è riuscita ad evitare l’invasione russa in Ucraina? Non è il principale ruolo delle Nazioni Unite quello di prevenire la guerra?
Il Segretario Generale, sempre più preoccupato – e quindi distratto? – dall’allarme sul cambiamento climatico che fin dall’inizio del suo mandato ha messo al centro della sua agenda per lo sviluppo sostenibile, sul fronte “prevenzione dei conflitti” nel 2022 è sembrato restare passivo di fronte all’evolversi degli eventi.

Nei mesi prima del 24 febbraio 2022, alle ripetute domande dei giornalisti che chiedevano a Guterres cosa stesse facendo per prevenire un’invasione dell’Ucraina che l’intelligence americana dava per certa, i suoi portavoce replicavano: “l’UNSG non crede affatto alle possibilità di una guerra”. Guterres fino all’ultimo è sembrato ignorare tutti i segnali che la situazione stesse precipitando ed è andato all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali cinesi invece di tentare una shuttle diplomacy tra Kiev e Mosca. L’esperienza di Guterres in questo caso è sembrata controproducente: da socialista realista, fino all’ultimo non ha ritenuto possibile che Putin potesse non tener conto degli interessi economici, ancor prima che strategici, della Russia.
Quando invece “l’impossibile” è diventato realtà, Guterres di colpo è apparso come quel pugile che dopo un knock out torna all’angolo barcollante. Getterà la spugna? Si dimetterà? In quei giorni lo abbiamo pensato. Ma ha ritrovato subito la fiducia e le forze per recuperare il ruolo di Segretario Generale dell’ONU.
Non temendo le accuse di parzialità subito arrivate da Mosca, Guterres ha difeso la Carta ONU non concedendo nulla alle flagranti violazioni della legge internazionale del regime di Putin. E quando, per l’annunciata crisi dei cereali bloccati sul Mar Nero, serviva un abile mediatore tra ucraini e russi per sbloccare il flusso vitale ed evitare la fame in mezzo mondo, Guterres ha ritrovato la freschezza di grande atleta della diplomazia mondiale.

Si è scritto in questi giorni della proposta ucraina di tenere a febbraio una conferenza di pace guidata dall’ONU che indicherebbe il ruolo fondamentale di Guterres, perché il Segretario Generale, secondo Dmytro Kuleba, ha dimostrato di essere un mediatore efficiente e “un uomo di principi e integrità”.
Precedentemente, alla conferenza stampa di fine anno, i giornalisti avevano chiesto a Guterres se pensasse possibile l’inizio di trattative tra Russia e Ucraina nel nuovo anno: ”Non sono ottimista sulla possibilità di efficaci colloqui di pace nell’immediato futuro”, ha risposto aggiungendo: ”Credo che lo scontro militare continuerà… Penso che dovremo ancora aspettare per arrivare a seri negoziati di pace. Non li vedo nell’immediato orizzonte”.
Ma nella stessa conferenza stampa Guterres aveva anche detto di sperare “fortemente” che la pace potesse essere raggiunta nel 2023.
Il ministro degli Esteri ucraino, per iniziare i colloqui di pace, ha posto come condizione che la Russia rimuova completamente le sue forze da dentro i confini ucraini internazionalmente riconosciuti. Il Cremlino, attraverso il ministro degli Esteri Lavrov, nelle stesse ore ha sostenuto che per le trattative – a cui Putin ripete di essere disponibile – l’Ucraina debba prima liberarsi dei “nazisti” al governo, altrimenti il compito dovrà risolverlo l’esercito russo.
Essere il mediatore per siglare la pace tra Russia e Ucraina sarà l’ennesima prova che Guterres svolge il compito “più impossibile su questa terra”?
Vedremo. Il Segretario Generale dell’ONU ha rilasciato un messaggio per la fine dell’anno in cui augura un 2023 nel segno della pace, “tra gli esseri umani” attraverso il dialogo e la risoluzione dei conflitti, “con la natura e il clima per un mondo più sostenibile” e come fonte di “sicurezza e dignità per donne e ragazze”, facendo un chiaro riferimento alle vessazioni di cui sono vittime le donne in Afghanistan e alle proteste in Iran. Ha parlato poi di pace online, con un Internet libero “da incitamento all’odio e abusi”.
Chi ha la responsabilità del lavoro “più impossibile su questa terra” merita i più calorosi auguri. Farli a Guterres affinché riesca nel 2023, significa inviarli a 8 miliardi di noi.