C’è voluto l’enorme problema del grano per riuscire a mettere Russia e Ucraina allo stesso tavolo dopo mesi di silenzio e guerra.
I due Paesi si sono parlati per cercare di superare il blocco delle esportazioni dai porti del Mar Nero: una situazione che ha portato a un sostanziale aumento dei prezzi dei generi alimentari mettendo milioni di persone nella morsa della carestia.
La giornata di colloqui, alla presenza di funzionari delle Nazioni Unite e con la fondamentale mediazione turca, ha segnato “progressi significativi” su molti punti: uno su tutti quello della sicurezza delle rotte del grano.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha auspicato un accordo finale tra le parti la settimana prossima, quando è previsto un nuovo incontro. Kiev si è dimostrata più ottimista definendo l’intesa “a due passi”.
Anche gli Stati Uniti, per una volta, si sono dimostrati collaborativi. Il dipartimento del Tesoro americano ha annunciato oggi che non impedirà la vendita di attrezzature agricole alla Russia, smentendo le accuse di Mosca secondo cui sono le sanzioni occidentali (e non l’invasione dell’Ucraina) a causare la crisi alimentare globale.
“Le sanzioni Usa contro il governo di Putin in risposta alla sua guerra non provocata e ingiustificata contro l’Ucraina non ostacolano il commercio agricolo e di prodotti medici – si legge nella nota – i russi hanno strangolato la produzione alimentare e agricola, usando il cibo come arma di guerra distruggendo gli impianti di stoccaggio, lavorazione e collaudo, rubando grano e attrezzature agricole e bloccando efficacemente i porti del Mar Nero”.
Da Mosca, intanto, arriva la conferma che il documento finale per sbloccare l’esportazione di grano sarà pronto “a breve”. A dirlo è il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, che in un briefing ha sottolineato come “le proposte della Russia siano state generalmente sostenute dai partecipanti alle consultazioni. E molto presto il lavoro di stesura del documento finale, ‘The Black Sea Initiative’, sarà completato”.
Il vertice di Istanbul è stato convocato in seguito a un giro di telefonate che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avuto a inizio settimana, quando ha sentito prima Vladimir Putin e subito dopo Volodymyr Zelensky.
Erdogan, lo scorso 5 luglio, in occasione della visita in Turchia di Mario Draghi, aveva annunciato che avrebbe “intensificato i contatti” e auspicato che i primi carichi di grano avrebbero lasciato i porti ucraini “nel giro di 7-10 giorni”.
Ora l’attenzione passa sul bilaterale che Erdogan e Putin avranno a Teheran il prossimo 19 luglio: i due leader si incontreranno con l’omologo iraniano, Ebrahim Raisi. Ankara spinge per la creazione di un centro di controllo logistico a Istanbul che, con la partecipazione di rappresentanti di Russia, Turchia, Ucraina e Onu, monitori il passaggio delle navi attraverso un percorso libero da mine. La Marina turca ha dato la disponibilità a scortare le navi una volta entrate in acque internazionali e in acque turche, attraverso gli stretti di Bosforo e Dardanelli.
Secondo le Nazioni Unite, circa il 50% del grano bloccato nei porti ucraini è destinato a progetti del World Food Programme in Africa.