Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto in queste ore un incontro dedicato alla posizione delle donne nei conflitti, organizzato dalla Missione del Regno Unito e Irlanda del Nord presidente di turno di questo mese con l’ambasciatrice Barbara Woodward.
L’incontro ha visto la partecipazione di Pramila Patten, nativa delle Mauritius, in quanto Rappresentante Speciale per il Segretario Generale sulla violenza sessuale nei conflitti, Nadia Murad, vincitrice di un premio Nobel per la pace e Goodwill Ambassador alle Nazioni Unite per l’ufficio sulle droghe ed il crimine, e diversi rappresentanti della società civile. Nella descrizione dell’incontro si parla della presa di responsabilità come del miglior metodo di prevenzione.
The UK will host an open debate on accountability for victims of conflict-related sexual violence #CRSV@NadiaMuradBasee will brief #UNSC
We’ve seen this practice used repeatedly in recent conflicts, including #Myanmar #Syria #Ethiopia #Iraq and now #Ukraine by Russian forces pic.twitter.com/eRrtHvMAZ0
— UK at the UN 🇬🇧 (@UKUN_NewYork) April 4, 2022
Murad è una giovane donna di origine irachena che, nel 2014, è stata rapita dall’ISIS e tenuta prigioniera per 3 mesi. Tre anni dopo, ha pubblicato un’autobiografia che racconta il suo periodo prigionia, intitolato The Last Girl. Proprio per questo, l’attivista viene considerata un’esperta ed un simbolo della lotta contro la violenza nei confronti delle donne nei luoghi di guerra.
“Stiamo oltrepassando un momento di grande instabilità a livello globale, per via della pandemia, della guerra e della crisi climatica. Questo è il tipo di momento durante il quale i problemi delle donne, come la violenza sessuale durante i conflitti, vengono messi da parte. Ma è proprio la situazione nella quale proteggere, supportare ed investire nelle donne e nelle ragazze diventa un’importante priorità,” ha spiegato Murad di fronte al Consiglio. “La violenza sessuale non è un effetto collaterale dei conflitti, ma una delle più antiche tattiche di guerra.”
Il dibattito odierno, che si ripete anno dopo anno, vuole creare nuovi strumenti di protezione per le donne nel mondo, in particolare quelle che vivono in condizioni di crisi. Nonostante, infatti, già esistano risoluzioni, convenzioni ed accordi con questo obiettivo, la violenza sessuale continua ad accadere e rimanere impunita.
Il governo britannico, Murad e l’Istituto per le Investigazioni Criminali Internazionali hanno presentato durante la conferenza il “codice di Murad”, un codice di condotta che insegna a raccogliere in maniera più efficiente ed etica le informazioni relative alla violenza sulle donne durante i conflitti dalle vittime stesse. L’obiettivo non è più solo quello di raccogliere informazioni, ma di farlo rispettando i desideri ed i diritti umani delle donne in questione, aumentando così la probabilità che ricevano giustizia, e riducendo per loro i traumi.
“Sono disgustata dal numero in continua crescita di segnalazioni di violenza sessuale da parte delle truppe russe, che sta emergendo dal conflitto ucraino,” ha dichiarato Liz Truss, Segretaria di Stato britannica. “Il lancio del codice di Murad è uno step vitale per continuare ad aiutare e supportare le sopravvissute e consegnare alla giustizia i colpevoli di questi crimini.”
Non vi è dubbio, infatti, che uno dei temi fondamentali dell’incontro odierno sia stato proprio ciò che sta succedendo in Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelenskyy ha raccontato al Consiglio di Sicurezza che le armate russe nella città di Bucha avrebbero stuprato in gruppo alcune donne locali, anche di fronte ai loro stessi figli.
L’ambasciatrice americana all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha citato Madeleine Albright, politica e diplomatica proveniente dall’Europa dell’Est morta poche settimane fa.
“Come diceva l’ex Segretaria di Stato Albright ‘la democrazia è genitrice della pace ed il buon senso ci dice che la vera democrazia non è possibile senza la partecipazione completa delle donne’,” ha detto Thomas-Greenfield. “Quindi, facciamo in modo di rendere possibile la democrazia. Facciamo in modo di costruire società giuste ed inclusive. E nel frattempo, facciamo in modo che gli aggressori vengano ritenuti responsabili dei loro crimini, usando un approccio che metta le vittime al centro ed integrando l’uguaglianza di genere in tutto quel che facciamo”.
Poi c’è stato anche l’intervento italiano al dibattito in Consiglio di Sicurezza sulla violenza sessuale nei conflitti. “Siamo profondamente preoccupati per i ripetuti attacchi ai civili, compresi donne e bambini, e per le testimonianze e i racconti di atti violenza sessuale legati al conflitto, compresi stupri, perpetrati dall’esercito russo a danno di donne e bambine”. Così l’Ambasciatore Maurizio Massari durante il dibattito sulla “accountability” come strumento di prevenzione.

Ribadendo la ferma condanna dell’Italia all’aggressione ingiustificata della Russia contro l’Ucraina, e la forte solidarietà italiana con il popolo ucraino, il Rappresentante Permanente d’Italia all’ONU ha evidenziato come attori statali e non statali ricorrano ancora oggi alla violenza sessuale come tattica di guerra, tortura e terrorismo, come evidenziato anche nell’ultimo rapporto del Segretario Generale ONU.
“La violenza sessuale e di genere legata ai conflitti, compresi gli stupri, sono aberranti violazioni dei diritti umani e crimini di guerra”, ha continuato l’Ambasciatore, delineando cinque priorità dell’Italia: la prevenzione della violenza sessuale a partire dai tempi di pace, adottando norme a livello nazionale che siano abbastanza forti da prevenire abusi e violazioni in tempi di guerra; avviare un forte cambio di paradigma a difesa della cultura dell’uguaglianza di genere, per promuovere l’emancipazione delle donne e la loro piena, equa e fattiva partecipazione ai processi decisionali; in linea con la risoluzione 2467 del Consiglio di Sicurezza, sviluppare approcci che si concentrino sui sopravvissuti così da dare priorità ai diritti e bisogni delle vittime; fare leva sul ruolo di protezione dei civili svolto dal peacekeeping ONU i (in cui l’Italia ha promosso una più forte presenza delle donne); combattere l’impunità e assicurarsi che i colpevoli di violenze sessuali legate ai conflitti rispondano dei loro crimini. A tale fine, è necessario dare assistenza ai paesi dilaniati dai conflitti e guidarli nell’opera di riforma dei loro sistemi giuridici rafforzando lo stato di diritto e i meccanismi di individuazione delle responsabilità.
La tutela e promozione dei diritti delle donne e delle bambine e la lotta contro tutte le forme di violenza sessuale e di genere, sia in tempi di pace che di guerra, è un impegno dell’Italia radicato nel tempo e fra i pilastri dell’azione italiana alle Nazioni Unite.