Ancora troppi intrighi politici condannano la turbolenta Libia all’instabilità. La roadmap guidata con grande sforzo delle Nazioni Unite è affondata dopo il rinvio delle elezioni del 24 dicembre. Jan Kubiš aveva abbandonato l’incarico di inviato Onu ancor prima che il tentativo fallisse, lasciando la Missione UNSMIL sempre più traballante, senza guida e in scadenza di mandato il prossimo 31 gennaio. Dal Palazzo di Vetro di New York, il Segretario generale Antonio Guterres ha richiamato la diplomatica americana Stephanie Williams, nominandola Consigliere speciale per la Libia e affidandole il compito di salvare il salvabile.

Nel frattempo, le incertezze sulla data delle elezioni aumentano. Per essere ottimisti, potrebbero tenersi alla fine di giugno. Ma i rivali del Primo ministro ad interim Abdul Hamid Dbeibah che vogliono sbarazzarsi di lui, stanno già tentando di allungare i tempi. Lunedì, infatti, la commissione del parlamento libico incaricata delle regole elettorali ha chiesto le sue dimissioni e la formazione di un nuovo governo di transizione, spiegando che sarebbero necessari almeno altri nove mesi per preparare le nuove votazioni. Ma Dbeibah, che si è anche candidato come presidente, non ha alcuna intenzione di rinunciare all’incarico ad interim e ha chiesto l’adozione di una costituzione prima di andare alle urne.
Secondo Emanuela Del Re, Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, nei prossimi quindici giorni potrebbero formarsi due scenari. “O si andrà verso un nuovo governo con un primo ministro che non sia Dbeibeh – ha detto rispondendo alle domande di Il Fatto Quotidiano – Oppure che Dbeibeh riesca a rimanere primo ministro”. Ma per l’esperta di Africa, le priorità della Libia sarebbero la riforma della Costituzione e una legge elettorale più equa.

UN Photo/Eskinder Debebe)
La svolta del Paese è un miraggio. Non ci sono ancora le condizioni politiche per votazioni libere e trasparenti: la polarizzazione del Paese è troppo forte, non c’è un accordo sulla legge elettorale e i mercenari stranieri portati da Turchia, Russia ed Emirati Arabi Uniti si trovano ancora nel Paese pronti a determinare nuovi equilibri, eppure, al Consiglio di Sicurezza Onu, Rosemary A. DiCarlo, sottosegretaria generale Onu per gli affari politici e costruzione della pace in Africa, parla ancora di elezioni, ma con prospettive sempre più illusorie.