Secondo una nuova analisi dei livelli di povertà condotta studiando 109 paesi e 5.9 miliardi di persone, esistono profonde disparità etniche nella distribuzione di ricchezza e benessere a livello globale. Le Nazioni Unite, insieme all’Oxford Poverty and Human Development Initiative, hanno misurato l’Indice di Povertà Multidimensionale considerando diversi tipi di deprivazioni che la popolazione globale può esperire: cattive condizioni sanitarie, standard di vita molto bassi, educazione insufficiente.
Emerge che 1.3 miliardi di persone possono essere considerate in stato di povertà, di cui la metà sono minorenni. L’85% vivono nell’Africa subsahariana o in Asia meridionale. Il risultato impressionante del report è che le disparità sono più grandi tra gruppi etnici che tra paesi; vale a dire che la distanza tra etnie (bianchi, asiatici, neri, latini…) è maggiore di quella tra nazioni. All’interno di ogni paese, quindi, la povertà è similmente distribuita e la ricchezza aggregata nelle mani degli stessi gruppi etnici.

Il report permette altresì di delineare il tipo di deprivazione a cui ogni diverso gruppo etnico è sottoposto: per esempio in Gambia i due gruppi etnici più poveri, Wollof e Sarahule, hanno lo stesso indice di povertà multidimensionale, ma esperiscono diversi tipi di deprivazione. Perciò, per salvare dalla povertà entrambi i gruppi, occorrono diverse politiche che rispondano ai bisogni di tutti e due, che sembrano essere diversi.
Emerge anche evidentemente il ruolo dell’istruzione femminile: in due terzi delle case che si trovano in condizione di povertà multidimensionale, nessuna donna ha mai concluso sei anni di scolarizzazione. Cresce, per le donne in condizione di povertà, anche il rischio di subire violenza sessuale dal partner.

“L’Indice di Povertà Multidimensionale ci ricorda la necessità di avere un quadro completo di come le persone sono colpite dalla povertà, chi sono e dove vivono, se vogliamo ricostruire meglio dopo questa crisi e creare risposte efficienti che non lascino indietro nessuno”, ha commentato Achim Steiner, amministratore del Programma di Sviluppo della Nazioni Unite.
Non sono ancora disponibili dati complessivi sull’effetto della pandemia sull’indice di povertà globale, tuttavia il report descrive già delle falle nei sistemi di protezione sociale ed educativi che si sono aperte in tutto il mondo, ma specialmente in quei paesi in cui a maggiore incidenza di povertà multidimensionale. Per esempio, se le scuole sono state chiuse praticamente ovunque, nei paesi con indici di povertà più alti non c’è stata possibilità di insegnamento a distanza per i bambini.