Al Palazzo di Vetro continuano le scintille tra Cina e Stati Uniti, questa volta per la riunione virtuale di alto livello organizzata da Usa, Germania, Regno Unito e co-sponsorizzato da Canada, Australia, Nuova Zelanda e molte altre nazioni europee per difendere i diritti umani dei musulmani uiguri nello Xinjiang. Una provocazione per Pechino che aveva fatto pressioni sugli Stati membri dell’Onu affinché non partecipassero, definendo l’iniziativa “anticinese”.
Qui il video della conferenza.
Alla riunione hanno partecipato circa 50 Stati su 193, un numero che lascia intendere la grande influenza di Pechino sullo scacchiere mondiale. L’Italia era presente ed è anche intervenuta con l’ambasciatore Stefano Stefanile. In una nota diffusa la scorsa settimana, la missione cinese aveva respinto le accuse e aveva rimproverato gli organizzatori di utilizzare “le questioni relative ai diritti umani come strumento politico per interferire negli affari interni” del paese e “causare divisioni e disordini”.

Gli stati occidentali e i gruppi per i diritti umani ritengono che nello Xinjiang le comunità etniche turche vengano torturate in veri e propri campi di concentramento. Secondo Agnes Callamard, segretario generale di Amnesty International, si tratta di almeno 1 milione di persone detenute arbitrariamente. Ma dal canto suo, la Cina descrive i campi come strutture di formazione professionale per combattere l’estremismo religioso.
“Continueremo ad alzarci e parlare fino a quando il governo cinese non fermerà i suoi crimini contro l’umanità e il genocidio degli uiguri e delle altre minoranze“, ha affermato all’evento l’ambasciatrice americana, Linda Thomas-Greenfield.
“La Cina non ha nulla da nascondere“, ha ribadito ancora il diplomatico cinese Guo Jiakun. “Diamo il benvenuto a tutti per visitare lo Xinjiang, ma ci opponiamo a qualsiasi tipo di indagine basata su menzogne“.

All’incontro non è passata inosservata l’assenza di Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, così come è impossibile non notare l’equilibrismo del Segretario Generale Antonio Guterres, che non si è espresso con una dichiarazione ufficiale. La sua rielezione è alle porte e Cina e Stati Uniti, membri permanenti al Consiglio di Sicurezza, potrebbero porre il veto. L’Onu appare dunque tentennante, tanto che anche sulla questione israelo-palestinese che in questi giorni occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, l’atteggiamento di Guterres è stato ritenuto troppo prudente dai giornalisti dell’ordinario briefing.
Il duello tra i P3, cioè le principali potenze permanenti del Consiglio di Sicurezza, continua a pochi giorni dall’incontro del CdS ONU sul multilateralismo, convocato dalla Cina e presieduto dal suo Ministro degli Esteri, Wang Yi, e in cui aveva preso parte anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.
Lanciando una velata occhiata a Russia e Cina, e riferendosi ai diritti umani e al principio di uguaglianza sovrana, Blinken aveva affermato che “quando gli Stati membri delle Nazioni Unite si fanno beffe di questi principi e bloccano i tentativi di ritenere responsabili coloro che violano il diritto internazionale, mandano il messaggio che anche altri paesi possono infrangere quelle regole rimanendo impuniti“.