Durante gli ultimi giorni, diversi paesi europei hanno vissuto un aumento di sbarchi di migranti provenienti dalle coste nordafricane, spinto dal miglioramento delle condizioni meteo. Solo nelle ultime 24 ore, un totale di venti barconi e oltre 2000 persone hanno attraccato all’isola di Lampedusa, in una nuova emergenza che ha messo a dura prova la Guardia Costiera locale. Questi si sono aggiunti ai 10000 migranti già sbarcati sulle coste italiane nel 2021, un aumento significativo rispetto ai 4184 arrivati nello stesso periodo dell’anno passato. Il Sindaco di Lampedusa Totò Martello, ha espresso il bisogno di regole chiare, per poter tutelare i diritti umani dei migranti e, allo stesso tempo, controllare i flussi del Mediterraneo. Il sindaco ha anche risposto agli attacchi contro del leader della Lega Matteo Salvini, che si è detto pronto a tornare al governo e a chiudere i porti per porre fine all’emergenza migranti. Martello ha sottolineato il bisogno di non alimentare ulteriore odio nei confronti dei migranti, ma di iniziare ad impegnarsi seriamente per risolvere il problema.
Sebbene provenienti da diversi stati Africani, la maggior parte delle imbarcazioni è salpata dalle coste tunisine e libiche. L’aumento delle partenze, unita alla mancanza di misure di sicurezza, ha causato diversi incidenti e la morte di almeno 100 migranti negli ultimi cinque mesi, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Agenzia collegata delle Nazioni Unite, l’OIM ha segnalato il ribaltamento di una barca che trasportava circa 60 migranti vicino alla costa della Repubblica di Gibuti nella giornata di ieri. Nonostante l’operazione di salvataggio dell’OIM, 44 rifugiati sono morti, inclusi 16 bambini. La madre di tre di questi bambini, una donna etiope di nome Misrah, è stata intervistata dall’organizzazione con l’aiuto di un interprete. La donna ventisettenne ha espresso il suo lutto nel perdere i suoi figli, è ha raccontato le ragioni che l’hanno spinta ad abbandonare il suo paese nella speranza di un futuro migliore per la sua famiglia in Yemen. Il viaggio di ieri, era un’opportunità per la famiglia di tornare in Etiopia, paese d’origine di Misrah, per curare la madre malata.

Il barcone si è capovolto nel mezzo della notte per via del mare grosso e del sovraffollamento. Solo 14 delle persone che viaggiavano sul barcone sono sopravvissute, inclusi Misrah e suo marito, poiché la maggior parte di essi non è stata in grado di nuotare fino a riva e ricevere assistenza da parte dell’OIM. La rotta dal Gibuti allo Yemen è molto comune, in quanto permette ai migranti Africani di viaggiare fino all’Arabia Saudita o restare in Yemen, e guadagnare abbastanza per sostenere se stessi e le proprie famiglie nei paesi d’origine. Misrah, trasferitasi in Yemen quasi 10 anni fa, veniva ancora considerata un’immigrata irregolare, motivo per cui la sua famiglia è stata costretta a pagare un’organizzazione di trafficanti 400 dollari americani per tornare nel proprio paese d’origine.
“Voglio che i migranti in Yemen capiscano che il viaggio per tornare in Gibuti è troppo pericoloso. Sono viva, ma mi sento morta”, ha detto Misrah all’OIM.
Una volta ritornati in Etiopia, Misrah e suo marito continueranno ad essere seguiti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per gestire il trauma che hanno subito e per riuscire a reintegrarsi nella loro comunità d’origine.