Come molti altri danni prodotti dalla pandemia, anche le restrizioni agli spostamenti e all’attraversamento dei confini non hanno colpito tutti allo stesso modo. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), agenzia dell’ONU che si occupa in particolare di flussi migratori, il 2020 ha imposto oltre 111mila restrizioni e chiusure di confini in tutto il mondo, raggiungendo il picco lo scorso dicembre.
Mentre Europa e America parlano di istituire passaporti vaccinali per potersi concedere il lusso di viaggiare durante l’estate, l’IOM avverte che lo shutdown dei confini “hanno colpito la possibilità per molte persone di tentare di migrare come strumento per sfuggire dal conflitto, da collassi economici, disastri ambientali ed altre crisi”.

Secondo l’Agenzia nel Luglio del 2020 si è raggiunto il record di tre milioni di persone bloccate, senza accesso all’assistenza dei consolati preposti e spesso private anche delle necessità basilari come cibo, acqua e alloggio. Per esempio, a Panama migliaia di persone sono rimaste bloccate nella giungla nel tentativo di raggiungere gli USA. Molti venezuelani si sono trovati senza sussistenza in Colombia, Perù, Cile e Brasile, e molti hanno cercato di tornare in patria, spesso ricorrendo anche all’aiuto di contrabbandieri e trafficanti.
L’agenzia delle Nazioni Unite sostiene che le chiusure dei confini abbiano avuto un effetto principalmente sui migranti ed in particolare sui rifugiati, lasciando invece la possibilità di viaggiare per lavoro, addirittura istituendo dei veri e propri “corridoi” di passaggio, come quello tra Malesia e Singapore. Tutto ciò costituirebbe un paradosso: coloro che si sarebbero spostati per necessità sono invece stati costretti a rimandare ogni spostamento, determinando un crollo delle richieste di asilo di un terzo nel 2020 rispetto all’anno precedente.
COVID-19 knows no border, and neither should our solidarity: https://t.co/ACTrYLO6US#VaccinEquity pic.twitter.com/yOeudsg91w
— IOM – UN Migration ?? (@UNmigration) April 8, 2021
L’IOM avverte che questa disuguaglianza non sembra che destinata ad inasprirsi, soprattutto se sarà permesso di spostarsi liberamente solo ai vaccinati o a chi è in grado di fornire l’esito digitale di un tampone negativo. Una crisi nella crisi, destinata ad avere anche importanti risvolti sanitari: la chiusura delle frontiere sta determinando un effetto tappo nei campi profughi, gravemente sovraffollati e colpiti dal Covid, come sta accadendo in Grecia o in Bangladesh.