“Le relazioni tra Russia ed Unione europea sono arrivate ad un punto critico”. Lo ha dichiarato venerdì l’Alto rappresentante della politica estera dell’UE, Josep Borrell, dopo l’incontro a Mosca con il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, sul caso di Alexei Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin, arrestato nella capitale russa al suo rientro dalla Germania il 17 gennaio scorso.
L’Unione europea chiede la sua liberazione e un’indagine approfondita sull’avvelenamento da Novichok di cui il dissidente è stato vittima ad agosto. L’aspetto più grave riguarda però l’espulsione dei diplomatici di Germania, Svezia e Polonia perché accusati di aver partecipato ad una manifestazione pro-Navalny. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha condannato il comportamento del Cremlino durante una conferenza stampa congiunta con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Anche il presidente USA, Joe Biden, tramite la voce del Segretario di Stato, Tony Blinken, ha chiesto di liberare Navalny “immediatamente e senza condizioni“. Inoltre, in una telefonata al leader russo, Biden ha fatto sapere che non tollererà più i suoi abusi dei diritti umani. Gli Stati Uniti sono stati chiari: “non saremo più complici con la Russia nelle sue azioni aggressive”; il nuovo Presidente dunque, ha espresso le sue ferme intenzioni di rovesciare la politica estera di Trump.
Secondo il capo della diplomazia russa, la relazione che si è sviluppata fra Mosca e Bruxelles è “malsana”. L’atmosfera tra Russia e Occidente si rivela sempre più tesa e potrebbero decidersi nuove sanzioni contro il Cremlino.
Tutto questo accade a 24 ore dalla morte del 55enne Sergej Maksimishin, il medico che la scorsa estate curò Navalny all’ospedale di Omsk dopo l’avvelenamento. Vittima di un infarto, la scomparsa improvvisa del vice primario del reparto di terapia intensiva, fa sorgere interrogativi, in quanto secondo la portavoce del ministero della Sanità di Omsk, non soffriva di particolari patologie.
Nel frattempo, l’attivista è stato sottoposto all’ennesimo processo, questa volta, con l’accusa di diffamazione nei confronti di Ignat Artemenko, un veterano della Seconda guerra mondiale vicino al presidente russo. “Non so niente” ha dichiarato a sua discolpa l’oppositore di Putin.
E sempre più dura è la repressione della polizia russa, che con i manganelli ha ripetutamente colpito le migliaia di manifestanti che, in tutta la Russia, protestavano contro la condanna a due anni e mezzo di carcere di Navalny. “Esortiamo le autorità in Russia a rilasciare immediatamente tutti i detenuti per aver esercitato il loro diritto alla libertà di riunione pacifica e di espressione“, ha detto Ravina Shamdasani dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Ci sono rapporti secondo cui il numero di persone arrestate ieri è stato di 1.400. Il governo deve garantire che le manifestazioni siano gestite in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani“.