Dopo nove mesi di pandemia globale, le Nazioni Unite sono finalmente riuscite ad organizzare un meeting relativo all’emergenza sanitaria che il mondo sta affrontando.
Il summit si è tenuto in via virtuale, ed aveva l’obiettivo di spingere i paesi membri verso una risposta coordinata all’emergenza, e sensibilizzare del pericolo di un approccio “nazionalista” alle vaccinazioni.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha aperto il vertice con parole molto severe: “sin dall’inizio della pandemia l’OMS ha fornito informazioni concrete e orientamenti scientifici che avrebbero dovuto essere la base per una risposta globale coordinata (…). Queste raccomandazioni non sono state seguite, alcuni Paesi continuano a rifiutare i fatti e a ignorare la guida. E quando gli Stati vanno nella loro direzione, il virus va in ogni direzione”.
Sicuramente, tra i principali ascoltatori cui era rivolto il messaggio c’era proprio Donald Trump, porta bandiera del nazionalismo, che al G20 questo novembre aveva chiarito che il suo motto “America First” si estende anche alle vaccinazioni. Recentemente, anche la Gran Bretagna è stata aspramente criticata a livello internazionale, soprattutto dall’UE, per la sua decisione di iniziare le vaccinazioni prima di tutti gli altri.
Successivamente, spostandosi su toni più concilianti, il Segretario Generale dell’ONU Guterres ha rimarcato l’importanza di organizzare una risposta coordinata ed efficace, sottolineando che gli effetti della pandemia si riversano con conseguenze tragiche soprattutto sulle fasce già meno privilegiate della popolazione. Nell’organizzare la ripartenza, ha ricordato, un occhio di riguardo deve essere prestato alla sostenibilità: “è ora di un reset. Mentre costruiamo un solido recupero, dobbiamo cogliere questa occasione per cambiare”.
Gli fa eco il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che nel suo videomessaggio dichiara che “la crisi sanitaria (…) ha messo a nudo le vulnerabilità del nostro mondo interconnesso. Ha messo in discussione la sostenibilità della globalizzazione, messo in luce le disuguaglianze economiche e sociali, dato spazio alla polarizzazione della politica e alla narrativa dell’autoritarismo”.
Un secondo obiettivo era quello di sottolineare l’importanza dell’ACT-Accelerator dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La sigla sta per Access to COVID-19 Tools Accelerator, ed è uno strumento voluto da OMS, Commissione Europea, Francia e dalla Fondazione Gates per raccogliere e aggiornare costantemente (ogni 2 settimane) tutti i dati disponibili a livello mondiale sulla pandemia. Riunirebbe, in un’unica piattaforma, governi, organizzazioni, scienziati ed aziende, per accelerare lo sviluppo, la produzione e l’accesso a test e trattamenti contro il COVID-19.

Per ammirevole che sia, per ora le donazioni coprono un totale di solo 10 miliardi, ben lontani dai 38 necessari per mettere in piedi l’impresa. Tuttavia, nessuna diretta richiesta di finanziare il progetto è stata avanzata, se non da Angela Merkel che ha chiamato i colleghi ad aumentare i fondi all’ACT Accelerator, sostenendo che sia una “istituzione che deve essere rafforzata” poiché è “evidente che questa crisi globale e multi-sfaccettata può essere superata solo con un’azione globale”.

Addirittura, in barba allo spirito unificatore che animava l’incontro, nel discorso tenutosi venerdì sera Alex Azar, Segretario della salute e dei servizi umani degli USA, ha direttamente attaccato la Cina. Sebbene non la abbia mai nominata, i punti che ha sollevato hanno lasciato poco spazio all’immaginazione: “il punto chiave (…) è se le informazioni sul virus siano state condivise in modo rapido e trasparente. (…) Purtroppo, la condivisione di informazioni necessarie non è avvenuta, e questa inosservanza dei propri doveri è stata assolutamente devastante per l’intero pianeta”.