Nel 25 ° anniversario della storica Dichiarazione di Pechino sui diritti delle donne, UN Women chiede di mantenere gli impegni assunti, rimasti ancora incompiuti.
Oggi, venticinque anni fa, la quarta Conferenza mondiale sulle donne a Pechino ha stabilito un programma rivoluzionario per i diritti delle donne. Parteciparono oltre 30.000 attivisti, rappresentanti di 189 nazioni e adottarono all’unanimità la Dichiarazione e la Beijing Platform for Action. Questo progetto articolava una visione di pari diritti, libertà e opportunità per le donne, ovunque si trovassero e indipendentemente dalle loro circostanze. Aveva immaginato un mondo in cui ogni donna avrebbe potuto esercitare le proprie libertà e realizzare i propri diritti. Vivere libere dalla violenza, andare a scuola, partecipare alle decisioni e ottenere la stessa retribuzione degli uomini per lo stesso incarico lavorativo.

Purtroppo, in 25 anni, nessun paese ha mantenuto pienamente gli impegni e tanto meno nessun paese si avvicina ad un risultato. I progressi verso l’uguaglianza di genere stanno vacillando. Le donne attualmente occupano solo un quarto dei seggi ai tavoli del potere. Gli uomini sono il 75% dei parlamentari, mentre il 73% ricoprono posizioni manageriali. Insomma, ancora un grande sbilanciamento a sfavore del gentil sesso. Si dice che il mondo si sia evoluto, che viviamo nel mondo delle pari opportunità per uomini e donne, ma stando a queste percentuali non sembra.
Le donne incontrano un muro quando si sale in ambito di leadership e gestione del potere, a parte qualche eccezione, come nel recentissimo caso di Kamala Harris, donna e per di più di colore, che sarà la vice alla Casa Bianca, se Biden vincerà le prossime elezioni di novembre. Le donne hanno da sempre dovuto lottare. Per il diritto di voto, negli USA hanno aspettato il 1920, mentre in Italia il 1945. Sono vittime anche del pregiudizio e della denigrazione da parte degli uomini e sono trattate troppo spesso con arroganza e sufficienza, come in un altro recente caso, quello di Alexandria Ocasio-Cortez, che ha però saputo rispondere con fermezza a Yoho, dando una lezione di vita a tutti gli altri uomini del mondo, che come lui mancano di rispetto.
Al di là di qualche piccolo progresso realizzato in questi anni in ambito di partecipazione e responsabilità, al momento non esiste un quadro giuridico in vigore per promuovere e monitorare l’uguaglianza e la non discriminazione di genere, il che suggerisce la necessità di un impegno politico più forte e misure più ambiziose.

(Foto di Luan Oosthuizen da Pexels)
L’anniversario è un campanello d’allarme. Il divario sulla parità di genere è innegabile. Ora più che mai. La pandemia di covid-19 sta alimentando le disuguaglianze preesistenti e minacciando di arrestare o invertire i guadagni di decenni di sforzi collettivi. Nuovi dati, appena pubblicati, rivelano che la pandemia spingerà 47 milioni di donne e ragazze in più al di sotto della soglia di povertà. Assistiamo anche ad un aumento della violenza sulle donne in tutto il mondo a causa dei vari lockdown. Inoltre le donne perdono i mezzi di sussistenza più velocemente perché sono più esposte a settori economici più colpiti.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto un’azione urgente per “accelerare l’attuazione dei diritti delle donne”. La visione della Beijing Platform for Action “è stata realizzata solo in parte. Viviamo ancora in un mondo dominato dagli uomini, con una cultura dominata dagli uomini, e questo deve cambiare”.
Alla quarta conferenza mondiale sulle donne, al Women & Health Security Colloquium, Hillary Clinton ha affermato: “I diritti delle donne sono diritti umani e i diritti umani sono diritti delle donne”. Sul significato della Dichiarazione di Pechino, la ex candidata alla Casa Bianca ha detto: “un documento di 270 pagine che ha posto le basi per cambiamenti radicali e necessari”. E ha poi aggiunto: “I diritti sono importanti, ma non sono nulla senza il potere di rivendicarli”.
L’imminente Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla fine di questo mese sarà un’opportunità chiave per portare in primo piano la rilevanza della Dichiarazione di Pechino e spostare l’ago sulla sua attuazione.
Il 1° ottobre alla riunione di alto livello “Accelerare la realizzazione dell’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze”, parteciperanno leader globali.
Phumzile Mlambo-Ngcuka, Direttore esecutivo di UN Women, ha dichiarato: “Questo è un momento di ripristino. In questo importante anniversario, riaffermiamo le promesse fatte dal mondo alle donne nel 1995. Attingiamo allo spirito attivista della Conferenza di Pechino e impegniamoci a forgiare nuove alleanze tra generazioni e settori per assicurarci di cogliere questa opportunità per un cambiamento profondo e sistemico per le donne e per il mondo”.

Nonostante il grande lavoro ancora da fare per mantenere le promesse fatte venticinque anni fa, la Dichiarazione di Pechino continua ad essere una potente fonte di mobilitazione, che guida, ispira ed aiuta a comprendere il potere delle donne. Una fonte di speranza che continua a plasmare l’uguaglianza di genere e i movimenti delle donne in tutto il mondo.
Il genere rimane una delle basi più antiche della discriminazione, ma le politiche possono prendere di mira direttamente le norme sociali, modificando i rapporti di potere ineguali tra gli individui all’interno di una comunità, attraverso l’educazione, la sensibilizzazione o gli incentivi che possono promuovere valori e comportamenti diversi.