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Hiroshima e Nagasaki: a 75 anni dall’atomica “il rischio è ancora troppo alto”

In Giappone cerimonie per il 75° anniversario di Hiroshima e Nagasaki con un messaggio allarmante da parte del Segretario Generale ONU Antonio Guterres

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Hiroshima e Nagasaki: a 75 anni dall’atomica “il rischio è ancora troppo alto”

Hiroshima, shortly after a nuclear bomb was dropped on this city in August 1945. (UN Photo/Mitsugu Kishida)

Time: 8 mins read

Il 5 agosto di 75 anni fa, il giorno prima dell’attentato atomico, il mondo, ma soprattutto il popolo di Hiroshima era ignaro della sorte che gli sarebbe toccata l’indomani mattina.

giappone nucleare
Agosto 1945: gli effetti della bomba atomica su Hiroshima (foto Ap)

Il 6 agosto 1945 alle ore 8:15, un aereo americano sganciò la bomba all’uranio, Little Boy, sulla città giapponese di Hiroshima, che generò in pochi secondi un’onda d’urto che rase al suolo la città. Furono oltre 100 mila le vittime che persero la vita a Hiroshima e molti di più i feriti e gli esposti alle radiazioni.

Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945 gli americani attaccarono un’altra città giapponese, quella di Nagasaki: sganciarono una bomba al plutonio, Fat man. Qui le vittime furono circa 80 mila e altri migliaia gli ustionati e i feriti.

Crimini contro l’umanità del tutto inutili, considerato che Hitler era morto e la Germania si era arresa, l’Italia era già passata al fianco statunitense, e il Giappone era sul punto di arrendersi.

Ma gli Stati Uniti ritenevano che il Giappone costituisse una minaccia anche da solo, perciò volevano porre fine al conflitto mondiale, avvalendosi di questa potente arma e usando il pretesto per utilizzare i risultati del progetto Manhattan, portato avanti a lungo con l’impegno dei più grandi fisici del mondo.

Nube atomica su Hiroshima (da “Enola Gay” che sorvola Matsuyama, Shikoku)

La nuova corsa agli armamenti

A 75 anni dai bombardamenti atomici sul Giappone, assistiamo oggi a un allarmante ritorno di interesse per le armi nucleari. Il mondo è a un bivio silenzioso: i paesi hanno deciso di muoversi rapidamente nella direzione di aumentare, piuttosto che abbassare, la minaccia nucleare. Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele, Corea sono oggi possessori ufficiali di armamenti nucleari.

Quest’anno, il 5 marzo, il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (NPT) ha compiuto 50 anni dalla sua entrata in vigore nel 1970, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1968, e da allora è stato firmato da 188 stati membri delle Nazioni Unite, eccetto Israele, India e Pakistan. L’accordo prevede che i paesi “che hanno sviluppato e fatto esplodere armi nucleari prima del 1 gennaio 1967” non incrementino il proprio arsenale e che gli altri paesi non si dotino di armi nucleari; l’accordo prevede anche la riesamina del trattato ogni 5 anni: l’ultima verifica è avvenuta nel 2015.

Foto delle Nazioni Unite / Eluchi Matsumoto Ci fu una diffusa distruzione a Hiroshima a seguito della bomba nucleare che fu lanciata sulla città giapponese nell’agosto 1945.

A rafforzare il NPT è stato il Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) promosso dall’Ican (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), votato a New York il 7 luglio 2017, che prevede il divieto di possesso e gestione delle armi nucleari.

In un momento in cui la salute delle persone dovrebbe essere al primo posto, miliardi di dollari vengono invece investiti nella modernizzazione delle armi nucleari e nella digitalizzazione del campo di battaglia, con conseguenze sconosciute, mentre gli accordi che stabilizzano i pericoli nucleari vengono violati. Le grandi potenze si dirigono verso una nuova corsa agli armamenti, facendo figurare che la tragedia del 1945 sia caduta nell’oblio.

Un segnale inequivocabile è stato mandato dagli Stati Uniti che si sono ritirati dall’Intermediate Nuclear Forces Treaty (INF) sui missili nucleari a corto e medio raggio, che aveva assicurato 30 anni di stabilità all’Europa. L’accordo era stato siglato l’8 dicembre 1987 dal presidente americano Ronald Reagan e il presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbačëv.

Il presidente Reagan incontra il segretario generale sovietico Gorbachev a Hofdi House durante il vertice di Reykjavik. Islanda. 10/11/86 (di Fed Govt)

Nel 1991, lo stesso Gorbačëv e l’allora presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, firmarono il cosiddetto START, che venne poi ribattezzato START I (scaduto nel dicembre 2009), START II e SORT, prima di diventare “New” nel 2010, quando a stipularlo furono  Barack Obama e Dmitrij Medvedev. Questo trattato è stato il primo a fornire riduzioni enormi delle armi nucleari strategiche americane e sovietiche. L’accordo bilaterale New START (New STrategic Arms Reduction Treaty) pone un limite al numero di missili nucleari strategici a 1.550 per entrambi i paesi.

Il 22 giugno 2020 a Vienna si è concluso l’ultimo incontro bilaterale USA-Russia per il rinnovo del trattato, in scadenza il prossimo febbraio 2021. Gli Stati Uniti vorrebbero ampliare l’accordo sul controllo degli armamenti nucleari con la Russia, ma allo stesso tempo vorrebbero che la Cina si unisse ai colloqui. La Casa Bianca sostiene che Pechino stia lavorando segretamente per aumentare le dimensioni e la portata del suo arsenale nucleare, e per questo insiste sul coinvolgimento cinese nel trattato. Mosca, invece, è a favore della sottoscrizione di un accordo multilaterale che includa anche Francia e Gran Bretagna.

Il direttore del Dipartimento per il Controllo delle Armi del Ministero degli Esteri cinese, Fu Cong, parlando dell’ipotetica adesione cinese al trattato New START, lo scorso 8 luglio, ha dichiarato che se gli USA saranno disposti a ridurre il proprio arsenale nucleare ad un livello equiparabile a quello della Repubblica Popolare Cinese, Pechino considererà la partecipazione ai negoziati trilaterali con le altre due potenze; ma poiché probabilmente ciò non avverrà, Fu ha ribadito il rifiuto cinese di aderire al trattato.

I civili feriti, sfuggiti all’inferno infuriato, si sono radunati su un marciapiede a ovest di Miyuki-bashi a Hiroshima, in Giappone, verso le 11:00 del 6 agosto 1945. (Foto ONU/Yoshito Matsushige)

Inoltre le recenti evoluzioni tra Russia e Stati Uniti mettono in bilico la questione.

La Russia considera dichiaratamente le sue armi nucleari una difesa contro il dominio detenuto dagli USA e dalla NATO. La Cina ha invece assunto l’impegno di “No First Use”.

Alla luce degli sviluppi e in memoria alla catastrofe di Hiroshima e Nagasaki, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica al fatto che l’esistenza delle armi nucleari costituisce una terribile minaccia per la sopravvivenza stessa del genere umano.

Il Corriere Eritreo di Asmara del 9 agosto 1945.

Il messaggio delle Nazioni Unite

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, durante una cerimonia per la commemorazione della pace in Giappone, ha reso omaggio ai sopravvissuti dell’attentato e ha affermato che “gli effetti persistono fino ai giorni nostri”. Nonostante ciò ha osservato che Hiroshima e la sua gente hanno scelto la “resilienza, riconciliazione e speranza” e in quanto “sostenitori senza pari del disarmo nucleare”, i sopravvissuti, noti come hibakusha, hanno trasformato la loro tragedia in “una voce per la sicurezza e il benessere di tutta l’umanità”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres (Foto ONU)

Il capo delle Nazioni Unite Guterres ha ribadito il suo appello per un mondo senza armi nucleari, invitando gli Stati a tornare ad una visione e un percorso comuni che portino alla totale eliminazione di queste armi.

L’ONU, fondata quello stesso anno, “sin dai suoi primi giorni e risoluzioni, ha riconosciuto la necessità di eliminare totalmente le armi nucleari”. Ma questo obiettivo sembra essere ancora lontano: tra gli Stati manca il dialogo, e la crescente sfiducia li porta a modernizzare i loro arsenali nucleari e sviluppare nuove armi.

“Il rischio che le armi nucleari vengano utilizzate, intenzionalmente, per caso o per errore di calcolo, è troppo elevato”, ha avvertito.

I paesi che possiedono armi nucleari “si sono ripetutamente impegnati nell’eliminazione totale delle armi nucleari”, ha ricordato Antonio Guterres, “ora è tempo di dialogo, misure di rafforzamento della fiducia, riduzione delle dimensioni degli arsenali nucleari e massima moderazione”. Per il Segretario Generale delle Nazioni Unite la Conferenza di revisione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari del prossimo anno è un’opportunità per gli Stati di “tornare a questa visione condivisa”.

Il trattato globale sul divieto dei test nucleari ha affermato che “rimane una priorità assoluta al fine di consolidare e istituzionalizzare la norma globale contro i test nucleari.

“Io e le Nazioni Unite continueremo a lavorare con tutti coloro che cercano di raggiungere il nostro obiettivo comune: un mondo privo di armi nucleari”, ha concluso il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.

Mentre il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Tijjani Muhammad-Bande ha affermato che non c’è alcun vincitore in una guerra nucleare: “Dobbiamo raccomandare al disarmo nucleare perché non ci sarà mai una giustificazione per la decimazione causata dalle armi nucleari”.

Per Tijjani Muhammad-Bande il trattato sul divieto delle armi nucleari è “un accordo cardine”, “in memoria delle vittime di Hiroshima e Nagasaki… Lavoriamo insieme per creare il futuro che vogliamo: un futuro libero dalla minaccia esistenziale delle armi nucleari”, ha concluso il presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU Tijjani Muhammad-Bande.

Il capo della Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization (CTBTO), Lassina Zerbo, ha definendo l’ibakusha una “potente bussola morale per l’umanità” e ha sostenuto che il dolore e le storie delle vittime hanno reso il rischio nucleare più “percettibile e concreto… Dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato perché ciò che è accaduto in Giappone non deve mai più ripetersi”, ha aggiunto, “dobbiamo ascoltarli per poter agire”.

AGGIORMAMENTO – Il 9 agosto in occasione dell’anniversario del bombardamento nucleare di Nagasaki, il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha voluto sottolineare nuovamente il coraggio degli hibakusha, “i sopravvissuti che hanno sopportato decenni di tribolazioni sanitarie, economiche e sociali”, ma hanno fatto trionfare “lo spirito umano”.

Purtroppo 75 anni non sono serviti per imparare la lezione dell’orrore nucleare e la minaccia è di nuovo in aumento.

Rovine di Nagasaki a circa 800 metri dall’ipocentro a metà ottobre 1945 (Foto ONU / Shigeo Hayashi)

Addirittura il capo dell’ONU Guterres ha paragonato la retorica odierna alla retorica bellicosa dei tempi della Guerra Fredda. Oggi “le armi nucleari vengono modernizzate per diventare più furtive, più precise, più veloci e più pericolose. I rapporti tra gli Stati dotati di armi nucleari sono precari, definiti dalla sfiducia, dalla mancanza di trasparenza e di dialogo”.

Le Nazioni Unite avvertono: “il progresso storico nel disarmo nucleare è in pericolo”, e i progetti e gli accordi per ridurle e portare alla loro eliminazione “si stanno sgretolando”.

António Guterres ha affermato di attendere con impazienza l’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, poiché “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”.

L’obiettivo delle Nazioni Unite è anche quello di aiutare “i giovani di oggi”, che sono i costruttori di pace di domani, “a uscire dall’ombra dell’apocalisse nucleare” attraverso l’esempio della tragedia di Hiroshima e Nagasaki.

L’iniziativa delle Organizzazioni Internazionali

Per il 75 ° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, quattro delle più importanti organizzazioni internazionali interreligiose e interculturali del mondo si sono unite per la prima volta in un evento globale per una dichiarazione comune sull’abolizione del nucleare.

I leader sono William Swing, fondatore della United Religions Initiative (URI), Victor Kazanjian suo direttore esecutivo; della Charter of Compassion, Marilyn Turkovich, direttore esecutivo; Parliament of the World’s Religious, Audrey Kitagawa, presidente; e Religions for Peace, Azza Karam, direttore esecutivo.

“La nostra speranza è che questa iniziativa contribuisca a risvegliare il mondo alle minacce pronte all’uso innescate da queste armi e a stimolare un movimento globale per un mondo libero dal nucleare” ha dichiarato William Swing vescovo in pensione della diocesi episcopale della California. “Oggi ci concentriamo su Hiroshima e Nagasaki, per ricordare, nel dolore, quello che è successo il 6 e il 9 agosto 1945, e per presentare una sfida ai giovani e portare speranza e buon senso… I cittadini devono alzarsi in piedi”, ha dichiarato Swing.

Mikhail Gorbachev, ex presidente dell’Unione Sovietica

L’evento globale commemorativo si terrà online tra il 6 e 9 agosto. Sia l’ex presidente dell’Unione Sovietica Gorbachev, che l’ex segretario di Stato americano George Shultz saranno onorati per i loro sforzi al vertice del 1986 a Reykjavik, in Islanda, quando avvicinarono il mondo ad una totale eliminazione delle armi nucleari.

Mikhail Gorbachev, ex presidente dell’Unione Sovietica, nel suo discorso ai membri delle organizzazioni interconfessionali internazionali ha affermato: “Lottare per l’abolizione delle armi nucleari è il dovere civico di ognuno di noi. Sono sicuro che, grazie a iniziative come la vostra, ci saranno sempre più persone in tutto il mondo che lo capiranno”.

Il 6 agosto 1945 il mondo visse la tragedia della bomba atomica su una popolazione, oggi il 6 agosto 2020, viviamo in un mondo in cui nove paesi hanno oltre 14.000 di queste bombe e molte di queste armi sono rivolte a persone specifiche in tutto il mondo.

Ciò che era in gioco con le bombe nel 1945, fu il destino di due città, Hiroshima e Nagasaki, e il risultato di una guerra mondiale. Ciò che è in gioco con l’arsenale nucleare di oggi, 75 anni dopo, è il destino di tutti: piante, animali ed esseri umani sul pianeta Terra. Il mondo intero è diventato l’obiettivo in una guerra silenziosa di proliferazione nucleare da parte di 9 paesi.

Nel 1945, quelle due bombe furono giudicate ufficialmente, da una nazione, come moralmente legittime al servizio di uno scopo superiore, cioè la fine di una guerra. Una volta superata quella soglia morale, altre otto nazioni hanno creato la propria logica per tale possesso di armi e ha iniziato a costruire le proprie armi nucleari. Ora, tra le nazioni più potenti, la morale prevalente è dominata dai produttori di armi nucleari e dai politici con arsenali nucleari. La loro presa sul pensiero moderno è così forte che nei paesi possessori di armi nucleari esistono generazioni di giovani che credono di essere al sicuro e non credono che questa costituisca una minaccia.

Nel 1945, i problemi furono visti in termini di guerra e pace. Oggi esiste un solo problema di armi nucleari: la vita dell’ambiente terrestre. Possiamo tenerlo in vita o possiamo distruggerlo con le armi di 9 nazioni.

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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