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La crisi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU tra tradimenti e inefficienza

Alle recenti accuse dell'ex inviato per la Libia Ghassan Salamé, replica il presidente di turno del UNSC, l'ambasciatore tedesco Christoph Heusgen

Alessandra LoierobyAlessandra Loiero
Time: 5 mins read

La conferenza stampa per l’inaugurazione della nuova presidenza del Consiglio di Sicurezza di mercoldì 1° luglio, si apre con una buona notizia: la risoluzione 2532 del Consiglio di Sicurezza a sostegno della richiesta di cessate il fuoco per combattere la pandemia di Covid-19, è stata accolta dal capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

La pandemia “rischia di mettere a repentaglio il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale” e potrebbe anche rallentare i progressi della costruzione della pace e dello sviluppo nei paesi emergenti dal conflitto, ha sottolineato il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

“È un segnale molto forte di unità all’interno del Consiglio e un segno di speranza che inviamo dal Consiglio di Sicurezza nel mondo”, ha affermato Christoph Heusgen, rappresentante permanente della Germania presso le Nazioni Unite.

Ma la risoluzione sembra passare in secondo piano durante la conferenza. Quello che più incuriosisce, proprio a proposito di “unità all’interno del Consiglio di Sicurezza”, per riprendere le parole dell’ambasciatore tedesco, sono le accuse mosse recentemente da Ghassan Salamé sulla questione della Libia.

Una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla Libia con l’allora inviato speciale dell’ONU Ghassam Salamé. (UN Photo/Rick Bajornas)

Ghassan Salamé, ex inviato speciale ONU in Libia e capo della missione Unsmil, nella sua analisi, aveva sostenuto che le Nazioni Unite “sono in pessima forma”, in quanto il ruolo di assicurare “pace e sicurezza” non sembra sia perseguito. “L’ONU è nato per quello” aveva sottolineato Salamé. Aveva anche parlato più volte di interferenze durante i suoi due anni e mezzo di mandato e aveva accusato l’Europa di “non essere abbastanza seria” nel promuovere la pace, mentre gli Stati Uniti, secondo Salamé, avrebbero abdicato al “ruolo di sceriffi”. Ha poi accusato il Consiglio di Sicurezza ONU di aver supportato l’attacco a Tripoli del generale Haftar nell’aprile 2019.

Per questo, lo scorso 2 marzo 2020, Ghassan Salamé, aveva chiesto al Segretario Generale Antonio Guterres di assolverlo dall’incarico di inviato ONU per la Libia. “Il mio fisico non regge a questo stress” aveva affermato con un tweet, rendendo pubblica la sua decisione. La verità è che da troppo tempo era vittima di doppi giochi e manovre a tradimento che i principali paesi (Usa, Russia, Egitto, Emirati, Turchia, Arabia saudita, Sudan, ma anche Francia e non pochi altri europei… ) conducevano in Libia.

Il precedente accordo raggiunto a Berlino lo scorso 19 gennaio 2020, che aveva chiesto un cessate al fuoco permanente è stato continuamente violato dalle continue consegne di armi. La conferenza di Berlino aveva concordato tre strade da seguire per riportare la stabilità. L’11 febbraio, il Consiglio di Sicurezza aveva adottato, con una maggioranza di voti 14 su 15 (astensione della Russia), una risoluzione congiunta tedesco-britannica, che estendeva l’embargo sulle armi fino al 30 aprile 2021, altre misure relative al petrolio e divieti di trasferimento di merci e persone. Ma la milizia del generale Haftar ha continuato ad attaccare Tripoli. Salamé si è sentito pugnalato alle spalle.

Ghassan Salamé, quando era l’inviato del Segretario Generale dell’ONU per la Libia (UN Photo/Violaine Martin)

“L’iniziativa di Salamé e Guterres era quella di promuovere la pace, cercando di arrivare a una soluzione politica” ha commentato l’ambasciatore tedesco Christoph Heusgen, “le sentenze non sono state seguite… Sono ancora rammaricato dal fatto che non sia stato possibile adattare in quel momento il prodotto del Consiglio di Sicurezza” poiché in quell’accordo la Germania aveva avuto un ruolo centrale. Dunque l’ambasciatore tedesco Christoph Heusgen sembra dare ragione a Salamé.

Dalle sue dimissioni il conflitto è in stallo. La mossa dell’ex capo della missione UNSMIL è stata un’implicita ammissione di sconfitta, da parte della comunità internazionale, per non essere stata in grado di convincere gli attori esterni presenti in Libia a porre fine alla guerra civile tra Khalifa Haftar, il capo dell’Esercito nazionale libico (Enl), e il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite di Fayez al-Serraj, con sede a Tripoli.

A Tripoli non c’è mai stato un vero governo; come affermato dall’analista e ricercatore Jalel Harchaoui, tra i massimi esperti della questione libica, il governo Serraj ha controllato a mala pena la capitale. Ecco perché Salamé ha smesso di credere all’illusione di una pace.

Durante la conferenza stampa, l’ambasciatore tedesco ha affermato che la situazione in Libia è problematica, ci sono conflitti senza fine e sofferenza civile, per questo assicura che la questione è nell’agenda del Consiglio di Sicurezza.

Nella foto d’archivio. migranti al confine tra Libia e Tunisia (UN Photo/UNHCR/A Duclos)

“E’ urgente che le Nazioni Unite inviino un delegato, ma l’intero Consiglio dipende da tutte le parti, soprattutto dipende dal fatto che i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza siano d’accordo” ha affermato l’ambasciatore tedesco Heusgen. Quello che ci si chiede è però se anche al futuro successore di Salamé possa accadere la stessa cosa. Il quesito sorge spontaneo, considerato che Salamé è il sesto inviato ONU che lascia il campo in nove anni di guerra nella Libia post-Gheddafi, che dal 2011 vive una costante fase di instabilità a causa della rivoluzione e guerra civile.

Dal punto di vista tedesco, secondo l’ambasciatore, un buon candidato è stato considerato, ma finora il Segretario Generale non è stato in grado di nominarlo, per questo, presto, la Germania solleciterà; “abbiamo bisogno di una figura politica che possa guidare il processo in Libia… Dobbiamo avere un successore di Ghassan Salamé”.

Stefano Vaccara, direttore della Voce di New York,  durante la conferenza stampa, ha chiesto direttamente l’opinione dell’ambasciatore tedesco riguardo le affermazioni della settimana scorsa di Ghassan Salamé, il quale ha mostrato una visione molto pessimista sul futuro e in particolare su quello delle Nazioni Unite, che non starebbero svolgendo il lavoro per cui sono state create.

Ecco la domanda che La Voce di New York ha chiesto al presidente del Consiglio di Sicurezza ONU per il mese di luglio:

“Secondo la critica di Salamé, le questioni come il cambiamento climatico sono importanti, ma la principale funzione resta quella di garantire pace e sicurezza per prevenire i conflitti. Sostanzialmente Salamé ha accusato le Nazioni Unite di non fare abbastanza, e ha dato una cattiva nota anche agli europei, dicendo che l’UE ha perso una grande opportunità in Libia. Cosa pensa della visione data da Salamé?”

L’ambasciatore tedesco ha risposto: “Non c’è nessun dubbio che il multilateralismo stia passando un brutto periodo al momento. Ma sono d’accordo con Salamé quando ho visto i continui conflitti in Libia, la sofferenza delle persone in Yemen e i conflitti in Siria che non sono ancora finiti e vanno sempre peggio. Sono d’accordo con questa analisi. Ma l’alternativa non è dire: è tutto, arrendiamoci, ma dobbiamo fare ogni giorno il nostro duro lavoro.”

Il direttore della Voce di New York ha poi posto un’altra domanda: “Salamé ha anche detto che le Nazioni Unite sono un cancro in questo momento, e questo cancro è la deregulation della forza, come commenta questa frase?”

L’Ambasciatore della Germania all’ONU Christoph Heusgen, risponde alle domande dei giornalisti dopo una riunione sulla Libia del Consiglio di Sicurezza lo scorso aprile 2019  (UN Photo/Eskinder Debebe)

L’ambasciatore tedesco ha risposto di non sapere esattamente a cosa Ghassan Salamé si riferisse con questa affermazione, ma avrebbe provato comunque ad interpretare le sue parole. Christoph Heusgen ha affermato “il fatto che ci sia sempre più la presenza di attori non statali, toglie grande importanza al monopolio dell’uso della forza, che solo gli attori statali hanno… Il numero di attori non statali è aumentato molto e questo è terribile quando si parla di diritto umanitario internazionale”; i bambini per esempio sono quelli che ne pagano le conseguenze più gravi.

Dunque non resta che aspettare per osservare le evoluzioni in Libia. Ma al momento l’ambasciatore tedesco sembra condividere l’analisi di Salamé.

A proposito della risoluzione 2532 approvata il 1° luglio 2020 sul cessate il fuoco per combattere la pandemia, non si fa menzione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la quale sarebbe stato oggetto di discussione durante i lunghi negoziati sul testo, in particolare tra Cina e Stati Uniti.

Con la risoluzione del 1° luglio 2020, il Consiglio ha invitato tutte le parti in conflitto armato a impegnarsi  in una “pausa umanitaria” di almeno 90 giorni, per consentire la consegna senza ostacoli e prolungata di aiuti salvavita.

Tuttavia, nessun cessate il fuoco si applicherà alle operazioni militari in corso contro il gruppo estremista ISIL, noto come Da’esh, Al Qaeda, il Fronte di Al Nusra e altri gruppi terroristici designati dal Consiglio.

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Alessandra Loiero

Alessandra Loiero

Laureata all’Università Cattolica di Milano interfacoltà di Scienze Politiche e Sociali e Scienze Linguistiche e Letterature Straniere. Per la Voce di New York si occupa di Nazioni Unite e Politica Estera. Attualmente frequenta il corso di specializzazione in Geopolitica presso la Scuola di Limes. Alessandra earned an interdisciplinary degree from the Catholic University in Milan, in the faculties of Political and Social Sciences and Linguistic Sciences. Her work for La Voce di New York deals with the United Nations and Foreign Policy. She is currently attending a postgraduate course in Geopolitics at the Limes School.

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