Oggi, 26 giugno si festeggia il 75° anniversario dell’adozione della Carta delle Nazioni Unite, adottata nel 1945, a conclusione della Conferenza delle Nazioni Unite a San Francisco.
La Carta delle Nazioni Unite era nata dalla volontà dei popoli a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte, nello scorso secolo, ha portato indicibili afflizioni all’umanità; riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nell’eguaglianza; creare le condizioni in cui la giustizia e gli obblighi derivanti dalle fonti di diritto internazionale potessero essere mantenuti; infine promuovere il progresso sociale.
Quest’anno celebreremo l’anniversario “in un momento di colossale sconvolgimento e rischio globale” ha detto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
C’è una preoccupazione combinata: la fragilità della comunità internazionale unita alla fragilità del pianeta. Il mondo è sconvolto.
“Un virus microscopico ha messo a nudo disuguaglianze gravi e sistemiche, sottolineando le fragilità del mondo” ha affermato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.
In un quadro già minato dalla pandemia di Covid-19, che oltre a creare una crisi sanitaria, ha generato anche una crisi economica senza precedenti, stiamo assistendo a molteplici tensioni geopolitiche.
Pochi giorni fa, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è espresso denunciando la decisione di Israele di annettere alcuni territori della Cisgiordania. La Turchia (sostenuta dall’Iran) ha avviato un’operazione militare nell’Iraq settentrionale contro i ribelli curdi e anche in alcune parti della Siria. Mentre un clima di guerra civile incombe in Libano. Nella questione Serbia-Kosovo, il presidente Hashim Thaci del Kosovo, è stato accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Preoccupante è anche la violazione da parte della Repubblica Popolare Cinese della linea di demarcazione tra i sistemi legali/giuridici tra Hong Kong e la Cina. Rimangono tese anche le relazioni tra le due potenze economiche, Cina e Stati Uniti, tanto che il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha recentemente affermato che gli Stati Uniti e l’Unione Europea avvieranno un dialogo bilaterale per resistere alla minaccia cinese.
L’ordine mondiale è in crisi.
Ma i problemi riguardano anche i cambiamenti climatiche. E l’ingiustizia razziale, dall’America prende voce e dilaga in tutto il mondo con “Black Lives Matter”.
Recentemente si è discusso anche della crescente disuguaglianza, dovuta all’inarrestabile polarizzazione della ricchezza, che già era iniziata con la grave crisi finanziaria del 2008-2009.
Il grande progetto mondiale sorto dopo la Seconda Guerra Mondiale e delineato da Roosevelt e Churchill, doveva rispondere a due preoccupazioni: ricostruire la struttura istituzionale universale in sostituzione alla Società delle Nazioni (che aveva fallito precedentemente) ed evitare che si ripetesse lo schema degli anni ’30: blocchi economici chiusi e protezionismo commerciale. Ma il nuovo ordine mondiale che avrebbe garantito sviluppo economico, sicurezza politica e soluzione pacifica delle controversie internazionali, affronta 75 anni dopo una grave condizione di spaesamento. Fattori essenziali che contribuiscono al tramonto dell’ordine mondiale sono sicuramente il declino della leadership americana e l’emergere di nuovi attori internazionali (Russia e Cina), che stanno apportando squilibri al vecchio ordine, finora giocato dal ruolo centrale di Washington. A questo importante elemento, bisogna aggiungere la minaccia legata al terrorismo jihadista che dallo scorso 11/09 ha tolto la concezione di sicurezza e invincibilità all’occidente. La politica revisionista di Trump e l’affaticamento delle democrazie strette tra populismo e tecnocrazia contribuiscono al disordine degli anni ’20 nel nuovo millennio.
“Il mondo è in subbuglio” ha affermato il Segretario dell’ONU Antonio Guterres, ma la “nostra visione è duratura, perché incarnata nella Carta che ci guida verso un futuro migliore”.
La pandemia ha alimentato anche l’illegalità nel cyberspazio e i rischi di proliferazione nucleare.

Il nuovo trattato START (STrategic Arms Reduction Treaty – unico patto sulla riduzione delle armi nucleari ancora in vigore, siglato nel 1987 dal presidente americano Reagan e dall’URSS di Gorbačëv) sta per scadere e i negoziati tra Stati Uniti e Russia, per un’estensione del trattato sono già iniziati. Inoltre gli Stati Uniti insistono sul fatto che anche la Cina dovrebbe farne parte, ma Pechino afferma che si unirà ai negoziati soltanto quando gli Stati Uniti e la Russia ridurranno i loro armamenti nucleari.
“Le persone stanno perdendo sempre più fiducia nelle istituzioni politiche. Di fronte a queste fragilità, i leader mondiali devono essere umili e riconoscere ciò che è di vitale importanza: l’unità e la solidarietà. Nessuno può prevedere ciò che verrà dopo. Siamo nel mezzo della nebbia. Le Nazioni Unite, come hanno potuto, hanno cercato di tagliare la nebbia e hanno agito,” salvando vite umane, controllando la trasmissione del virus e facilitando la ricaduta economica.
“L’istruzione è stata garantita per 155 milioni di bambini e ha fornito supporto per la salute mentale a 45 milioni di bisognosi… Ha fornito quasi 2 milioni di operatori sanitari e di comunità… Le Nazioni Unite stanno assistendo 80 milioni di rifugiati e sfollati”.
Sin dall’inizio, le Nazioni Unite hanno richiesto un pacchetto di salvataggio di sostegno globale per le persone e i paesi più vulnerabili, garantendo anche ai paesi in via di sviluppo di poterne beneficiare.
“Stiamo anche combattendo la piaga della disinformazione. Martedì prossimo, 30 giugno, la nostra nuova iniziativa “Verified” chiederà alle persone che utilizzano piattaforme di social media di partecipare a una speciale “pausa” globale prima di condividere informazioni discutibili”.
In 75 anni sono successe molte cose negative, ma almeno la terza guerra mondiale, predetta da tante persone, è stata evitata. Il mondo ha vissuto in questi anni nella cosiddetta “lunga pace” con molti piccoli conflitti, ma conflitti in cui i grandi poteri non sono stati coinvolti l’uno contro l’altro. È molto importante che questa “lunga pace” rimanga.
La pandemia dev’essere un’occasione per migliorare il mondo, ricostruendo società ed economie più sostenibili, inclusive e di genere. È il momento di investire in fonti energetiche che non inquinano, non provocano emissioni, risparmiano denaro e generano posti di lavoro dignitosi.
Non si può tornare indietro.
I lavori per la “UN-75 Declaration” sono già iniziati e i sondaggi circa i temi prioritari da affrontare hanno visto all’opera più di 230.000 persone in tutti i 193 stati membri e stati osservatori. La sua firma è prevista per il 21 settembre 2020.
Le priorità emerse descrivono:
- accesso universale all’assistenza sanitaria
- rafforzare la solidarietà tra persone e nazioni
- ripensare l’economia globale
Mentre si guarda al futuro, “dobbiamo reinventare il modo in cui le nazioni cooperano” ha detto Antonio Guterres. C’è bisogno di un multilateralismo in rete, che riunisca le organizzazioni regionali del sistema delle Nazioni Unite, le istituzioni finanziarie internazionali e tutti gli altri attori, e di un multilateralismo inclusivo, ovvero includendo la società civile, le imprese, le città, le regioni e i giovani.
Nel 21 ° secolo, i governi non sono più l’unica realtà politica e di potere. Per questo è necessario un multilateralismo efficace che possa funzionare come uno strumento di governance globale. Ma il vero problema è che il multilateralismo di oggi manca di scala e ambizione.
“E quei pochi detentori di potere mostrano uno scarso appetito, come recentemente è stato il caso delle difficoltà incontrate dal Consiglio di sicurezza” ha denunciato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.
Bisogna dare al multilateralismo le capacità di affrontare le sfide globali, poiché in un mondo sempre più interdipendente, gli interessi nazionali sono strettamente collegati al bene globale. Valori, responsabilità e sovranità condivisa devono essere gli obiettivi da perseguire. Ma questa è una sfida difficile, perché bisognerebbe avere una trasformazione significativa dei meccanismi di governance globale senza la partecipazione attiva delle potenze mondiali, e il SG Antonio Guterres afferma senza mezzi termini: “le relazioni oggi non sono mai state più disfunzionali”. Il riferimento è in particolare alle due principali potenze nucleari: USA e Federazione Russa, e tra le due maggiori economie del mondo: USA e Cina. Tra queste le relazioni oggi sono decisamente disfunzionali.

Secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, la via per uscire dalla nebbia è solo una: capire che la divisione è un pericolo per tutti, a cominciare da se stessi. “Ci sarà un risveglio quando riconosceremo le nostre fragilità condivise, quando i fattori che oggi dividono inizieranno invece a costringere le persone a collaborare. La nostra Carta indica ancora la strada”.
In effetti i fini principali delle Nazioni Unite sono quelle di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, sviluppare relazioni amichevoli fondate sul principio di eguaglianza tra le nazioni, conseguire la cooperazione internazionale e costruire un centro per il coordinamento delle attività volte al conseguimento di questi scopi comuni.
Per questo, il Segretario Generale, Antonio Guterres, si dice impaziente di discutere queste questioni con i leader mondiali il prossimo 21 settembre. “Dobbiamo assolutamente riunirci per reinventare il mondo che condividiamo”.