Il 23 aprile, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha pubblicato un video messaggio su COVID-19 e diritti umani. Il leader delle Nazioni Unite ha sottolineato che la pandemia ora rappresenta non solo un’emergenza globale per la salute pubblica, ma anche una crisi economica, una crisi sociale, e si sta rapidamente trasformando in una crisi dei diritti umani. Durante quella che aveva precedentemente descritto come la più grande crisi internazionale in generazioni, “i diritti umani non possono essere messi in secondo piano”, afferma Guterres. “Le persone – e i loro diritti – devono essere messi davanti e al centro.”
Il primissimo diritto umano che deve essere garantito per affrontare la crisi, come afferma Guterres, è “l’imperativo dell’assistenza sanitaria per tutti”. Infatti, la maggior parte dei governi ha ratificato trattati che impongono la garanzia del diritto alla salute a tutti. Questo diritto include, tra l’altro, l’obbligo per il governo di adottare tutte le misure necessarie per la prevenzione, il trattamento e il controllo delle malattie, il che significa che i governi devono, nel contesto di una pandemia, garantire la disponibilità di cure preventive, beni e servizi per tutti.
Secondo Amnesty International, circa il 70% delle famiglie a basso reddito di Hong Kong non poteva permettersi di acquistare dispositivi di protezione raccomandati dal governo come mascherine e disinfettanti. Negli Stati Uniti, come riporta Human Rights Watch, milioni di persone non sono in possesso di assicurazione sanitaria e non sono in grado di ottenere assistenza sanitaria finanziata dallo stato. Inoltre, le cure mediche per il coronavirus costano più di quanto molte persone, anche con l’assicurazione sanitaria, possano permettersi; questo costringe molti a scegliere tra il curarsi o rischiare la bancarotta.
Allo stesso tempo, il mondo non è privo di buoni esempi. Il governo portoghese, ad esempio, ha deciso di trattare le persone in attesa di residenza o asilo come se fossero residenti permanenti, dando loro pari accesso alle cure sanitarie nazionali. Allo stesso modo, l’Italia ha prorogato tutti i permessi di soggiorno in scadenza fino a metà giugno.
Ciò che questa pandemia globale ha dimostrato, afferma Guterres, è che “il virus non discrimina, ma i suoi impatti sì”. In effetti, il coronavirus ha messo in luce disuguaglianze strutturali profonde che impediscono l’accesso ai servizi pubblici a determinati gruppi della popolazione rendendoli dunque più vulnerabili. Le persone che vivono in condizioni di povertà, i senzatetto, le persone con disabilità e residenti nelle istituzioni, i detenuti, le comunità indigene, i migranti e i richiedenti asilo devono affrontare ulteriori sfide nella protezione della salute e nell’accesso alle cure. In Libano, ad esempio, il governo ha introdotto coprifuoco e restrizioni ai movimenti per i rifugiati siriani. In Nigeria, le persone con condizioni di salute mentale che risiedono in apposite strutture continuano a venir incatenate.
Il coronavirus non solo espone disuguaglianze, ma pure le perpetua. Alcune ricerche suggeriscono che coloro parte di classi economiche più basse non solo hanno maggiori probabilità di contrarre il virus e di decedere in conseguenza, ma anche, pur rimanendo in salute, sono più propensi a subire perdita di reddito o assistenza sanitaria a causa di quarantene e altre misure di emergenza.
Un’altra tendenza emersa durante la pandemia e sottolineata da Guterres è la diffusione del discorso di odio indirizzato contro gruppi sociali vulnerabili, che mina in tal modo i diritti di questi gruppi di accedere all’informazione e all’assistenza sanitaria alla pari di tutti gli altri. La popolazione di Wuhan ha subito diffuse discriminazioni e molestie in Cina, nel proprio paese. Molti paesi hanno riportato un aumento della xenofobia anti-cinese o anti-asiatica sia nelle strade che online. Discorsi di odio e aggressioni anti-asiatiche sono diventati così diffusi da avviare un movimento per combattere il razzismo e la xenfobia, #hateisavirus, che ha raggiunto oltre 4 milioni di persone sui social media e ispirato molti influencer a unirsi alla causa.
Un altro problema risiede nel fatto che, come affermato da Guterres, “la crisi può fornire un pretesto per adottare misure repressive per scopi estranei alla pandemia”. Secondo i dati del Centre for Civil and Political Rights, almeno 84 paesi hanno imposto uno stato di emergenza e attuato politiche e misure straordinarie a causa della crisi di COVID-19. Meno del 20% di questi paesi, tuttavia, ha formalmente informato le Nazioni Unite delle deroghe ai loro obblighi in materia di diritti umani.
Misure come la chiusura delle frontiere, l’aumento delle forze di polizia e l’utilizzo della sorveglianza digitale di massa, una volta classificate come pericolose espansioni del potere statale, vengono ora applaudite come necessarie per frenare la pandemia. Con l’approvazione di una legge all’inizio di aprile che rimuove efficacemente ogni controllo e mette a tacere qualsiasi critica del governo ungherese, il Primo Ministro Viktor Orbán divenne autorizzato a governare per decreto per un periodo di tempo indefinito. Altri paesi che sfruttano la crisi di COVID-19 per rafforzare il loro governo autoritario includono Cina, Russia, Turchia e Israele.
In una situazione del genere, afferma Guterres, “i governi devono essere trasparenti, reattivi e responsabili”. La libertà di stampa e il diritto all’informazione sono fondamentali per ottenere l’accesso a informazioni accurate, tempestive e senza censure. Molti paesi, tra cui Cina, Russia e Ungheria, ma anche Stati Uniti, Brasile, Egitto, Myanmar e molti altri, sono stati colpevoli di censura, negazionismo o persecuzione di giornalisti e informatori.
In uno stato di emergenza, afferma Guterres, “Dobbiamo garantire che qualsiasi misura di emergenza … sia legale, proporzionata, necessaria e non discriminatoria.” Il virus è minaccioso, ma i diritti umani sono edificanti. Per questo, “Rispettando i diritti umani in questo momento di crisi, costruiremo soluzioni più efficaci e inclusive per l’emergenza di oggi e la ripresa di domani”, conclude il leader delle Nazioni Unite.